Fuori il Paraguay, dentro il Venezuela: così cambia il MERCOSUR
18/07/2012
La recente destituzione del presidente paraguayano Fernando Lugo, oltre ad aver avuto ripercussioni sulla vita politica del paese, si è riverberata anche sull’Unione Commerciale degli Stati del Sud (MERCOSUR), di cui il Paraguay è membro fondatore insieme ad Argentina, Brasile e Uruguay.
Durante un incontro a Mendoza in Argentina, tre capi di Stato su quattro hanno votato la sospensione del Paraguay dai lavori delle commissioni del MERCOSUR, in attesa che venga ristabilita la legalità democratica.
In sostanza, la sospensione del paese non esclude Asunción dal rispetto degli accordi economici già presi all’interno dell’unione commerciale, permettendogli così si rimanere un membro a tutti gli effetti dell’organizzazione. Tuttavia in questo periodo il Paraguay non godrà degli stessi diritti politici degli altri membri effettivi: non potrà partecipare alle riunioni e agli incontri dei membri del MERCOSUR fino a che non avrà termine il periodo di sospensione.
La decisione presa dai tre membri del MERCOSUR rischia di avere diverse conseguenze, nonostante i portavoce dei governi dei paesi membri si siano affrettati a sminuirne la portata. Oltre al fattore economico, la sospensione del Paraguay tocca un importante questione politica.
Ad oltre vent’anni dalla sua fondazione, il MERCOSUR ha notevolmente rallentato il processo di integrazione che l’aveva inizialmente animato: la convergenza di interessi politici ed economici dei paesi membri non si è verificata e negli ultimi anni non sono mancati contrasti di diverso tipo in sede diplomatica e commerciale.
La sospensione di un paese fondatore come il Paraguay, importante anche dal punto di vista economico, pone seri dubbi sulla stessa tenuta politica del MERCOSUR e sulla reale capacità di convergenza del blocco su tematiche geopolitiche sia a livello regionale che globale.
L’assenza del Paraguay da future riunioni o commissioni del MERCOSUR solleva anche un problema di legittimità interno allo stesso blocco. L’atto di fondazione del MERCOSUR – ironia della sorte siglato proprio ad Asunción, capitale paraguayana – prevede che le decisioni vengano prese all’unanimità da tutti i membri permanenti. Inoltre la ratifica da parte del parlamento nazionale, prevista come clausola definitiva per l’approvazione di accordi e trattati, nel caso di prolungata assenza del Paraguay rischierebbe di far slittare l’approvazione di eventuali accordi redatti durante il periodo di sospensione.
Anche se i paesi membri del MERCOSUR si sono affrettati a mostrare un fronte comune e compatto, non sono mancati contrasti e divergenze interne proprio in relazione alle modalità con cui è stata presa la decisione di sospendere il Paraguay.
A dimostrazione del fatto che il blocco regionale attraversa ora una delle fasi più complesse dalla sua fondazione, pochi giorni dopo l’esclusione del Paraguay l’Alto Rappresentante per il MERCOSUR con funzioni di articolazione politica e diretto rappresentante delle posizioni comuni dell’Unione – Samuel Pinheiro Guimares – ha rassegnato le dimissioni.
La sospensione del Paraguay ha avuto un effetto collaterale, sbloccando di fatto la situazione di stallo che vedeva coinvolto il Venezuela, la cui ammissione al MERCOSUR è stata votata e approvata nel 2005 (la mancata ratifica del senato del Paraguay ha tenuto bloccato l’ingresso del Venezuela per diversi anni). Ora che il Paraguay si trova escluso della decisioni del MERCOSUR, i membri restanti hanno dato seguito al processo di ammissione del Venezuela, il cui ingresso sarà ufficializzato il 31 luglio.
Con un PIL pro capite di 12,400 dollari, Caracas permetterebbe al MERCOSUR di ampliare il proprio peso a livello economico, incorporando un paese che ricava dall’esportazione di commodities energetiche il 12% del proprio PIL e i cui rapporti commerciali con i membri del blocco regionale si sono notevolmente intensificati negli ultimi anni.
Sono dirette verso il MERCOSUR circa il 48% delle esportazioni del Venezuela, per la maggior parte gas e petrolio di cui l’Uruguay è il maggior beneficiario. Proprio dai paesi del MERCOSUR il Venezuela importa più di quanto esporti. La bilancia commerciale venezuelana è largamente deficitaria verso tutti e quattro i paesi membri.
Da un lato il MERCOSUR guadagnerebbe un certo peso a livello regionale grazie all’integrazione di uno dei maggiori produttori di petrolio a livello mondiale: economie in crescita come Brasile e Argentina trarrebbero sicuro giovamento la possibilità di approvvigionamenti energetici a minor costi.
Tuttavia l’ingresso del Venezuela rischia di accentuare una delle dinamiche meno positive dell’area: l’eccessiva frammentazione economica. La tendenza è già in atto nel MERCOSUR con alcuni paesi marginalizzati dal processo di convergenza, come Uruguay e Paraguay, a favore di economie più forti, come Argentina e Brasile. Il Venezuela non può contare su un tessuto industriale sviluppato e rischia di diventare un semplice attrattore per le esportazioni degli altri paesi dell’area con il potenziale pericolo di innescare contrasti commerciali.
Ulteriore fattore a complicare la situazione è la politica economica protezionista intrapresa da Chavez. La linea seguita da Caracas è in netto contrasto con i principi base del MERCOSUR, che vietano tra l’altro il controllo sui tassi di cambio come strumento di politica commerciale.
Proprio l’adozione di una politica protezionistica in materia commerciale da parte di Argentina e Brasile ha portato al rallentamento del processo di integrazione regionale, il cui apice è stato toccato nel 1997, anno in cui l’interscambio all’interno del blocco ha raggiunto il suo picco per poi discendere a quote meno significative a partire dal 2000.
Anche a livello politico non mancano le perplessità: Chavez non ha esitato a definire l’ingresso del Venezuela nel MERCOSUR come “la sconfitta dell’impero”. Appare probabile che proprio l’ingresso del paese caraibico comporti il rischio di un eccessivo scivolamento verso posizioni politiche più dure verso gli USA.
Ora che Chavez è ufficialmente candidato alla presidenza, il rischio diventa decisamente concreto. Il pericolo è che l’introduzione di un ‘corpo estraneo’ come Caracas possa scardinare ancora di più il fragile processo di integrazione economica del MERCOSUR, ampliando sia le divergenze politiche sia quelle economiche al suo interno.
Sebbene la decisione di sospendere il Paraguay non abbia un impatto diretto dal punto di vista economico, il rischio è di marginalizzare una delle economie più attive e importanti dell’area, approvando in sua assenza accordi e norme che potrebbero risultare decisive per il futuro dello stesso MERCOSUR.
Fonte:
Meridiani Relazioni Internazionali