Fmi: la crescita italiana rallenta all’1,3%

09/01/2009

Il direttore generale uscente del Fondo monetario internazionale, Rodrigo de Rato, non aveva nascosto la sua preoccupazione e aveva appena ribadito in un’intervista al «Financial times» che la crisi dei mutui subprime Usa è seria e non mancherà di contaminare la crescita dell’economia mondiale.Ieri sono usciti anche i primi numeri che quantificano l’effetto di questa contaminazione, sgonfiando la crescita mondiale dell’anno prossimo dello 0,4 per cento.
Un effetto dal quale, ovviamente, neanche l’Italia va esente.

Secondo l’ultima bozza del «World economic outlook» che verrà presentato a Washington la prossima settimana, anche il tasso di sviluppo dell’economia italiana è destinato a subire una contrazione di quattro decimi di punto di Pil nel 2008: il nostro Pil crescerà quest’anno non oltre l’ 1,7%e l’anno prossimo si attesterà all’1,3 per cento.

Si tratta di un ridimensionamento rispetto a quanto gli stessi uomini dell’organismo di Washington prevedevano ancora nello scorso mese di luglio: c’è un ritocco al ribasso dello 0,1% rispetto all’anno in corso e un ritocco più consistente per il 2008, per il quale tre mesi fa si prevedeva una dinamica della crescita pari all’1,7.Unica,magra consolazione: la minor crescita comporterà un miglior contenimento della corsa dei prezzi e l’inflazione, invece che al 2% sarà all’1,9 l’anno prossimo.

Le stime del Fondo monetario sono più in grigio rispetto a quelle formulate dal Governo nella Relazione previsionale e programmatica, che vede una crescita dell’attività produttiva per quest’anno pari all’1,9 per cento mentre colloca l’incremento del Pil a +1,5 per cento l’anno prossimo.

Ma non basta: oltre ad essere più pessimista sulla crescita, l’outlook del Fmi non manca di annoverare l’Italia nel gruppo dei paesi “pigri” rispetto agli interventi di risanamento delle finanze pubbliche e osserva che, nonostante il buon andamento delle entrate, l’Italia sta rallentando la marcia. Nella bozza dell’Economic outlook del Fondo si ricorda infatti che, in base al Patto di stabilità, i paesi dell’area euro «che non hanno ancora raggiunto i propri obiettivi di medio termine, sono tenuti a fare aggiustamenti di almeno mezzo punto percentuale di Pil all’anno».

Tuttavia, si aggiunge, «tale obiettivo sembra improbabile da raggiungere in alcuni paesi dell’area euro tra i quali la Francia (che ha recentemente approvato un pacchetto di tagli di tasse) e l’Italia (dove il Governo ha ridotto l’aggiustamento dibilancio per il 2007 nonostante il significativo aumento delle entrate)». Va precisato che in ogni caso anche adesso le stime del Fondo monetario internazionale non sono particolarmente pessimiste. Per l’intera crescita mondiale si prevede pur sempre un incremento del 4,8% nel 2008: una crescita «sostenuta da fondamentali generalmente solidi e dal forte slancio dei mercati emergenti».

Anche la Cina, con tutto il suo mezzo punto percentuale di frenata, crescerà pur sempre del 10 per cento. Quanto ad Eurolandia, dovrà accontentarsi di un + 2,1% invece del +2,5 previsto in precedenza. E, come è ovvio, la frenata più vistosa, pari quasi a un punto percentuale di prodotto, è attribuita agli Stati Uniti: il Pil americano, infatti, aumenterà soltanto dello 1,9% contro il 2,8 previsto dallo stesso Fmi l’estate scorsa.

I previsori di Washington avvertono in ogni caso che per tutti «i rischi sono fermamente verso il basso, basati sul timore che le tensioni sui mercati finanziari potrebbero aumentare e provocare un rallentamento globale ancora più pronunciato». Per questo motivo, nella bozza è contenuto anche qualche consiglio alla Banca centrale europea: la politica monetaria in Eurolandia, si osserva, oggi «può restare ferma nel breve periodo, come riflesso dei rischi al ribasso per la crescita e l’inflazione derivanti dalle turbolenze dei mercati».

In futuro, ammettono gli economisti, «quando tali rischi verranno meno, un’ulteriore stretta potrebbe essere necessaria». Ma «nel caso in cui il rallentamento si protragga più a lungo, un allentamento della politica monetaria dovrà essere preso in considerazione ». Secondo il Fmi, infatti, l’Europa occidentale è stata colpita direttamente dal terremoto del settore dei mutui subprime Usa e «l’impatto sulla domanda interna potrebbe rivelarsi più ampio» del previsto.

Fonte:
Il Sole 24 Ore
Rossella Bocciarelli