Fiat torna in utile ma crolla in Borsa

09/01/2009

Il titolo perde il 5,3%: pesano l’Auto e l’indebitamento industriale

Marchionne conferma: nel 2005 registreremo un profitto netto consolidato
di SALVATORE TROPEA

La Fiat migliora i suoi conti confermando di poter rispettare gli obiettivi col ritorno all’utile netto di gruppo nel 2005 ma non convince la Borsa che, nonostante le caute attese della vigilia, la punisce con oltre 5 punti di flessione riportandola dopo giorni di crescita a quota 5,35 euro. Eppure i risultati del primo trimestre, presentati ieri al cda da Sergio Marchionne, tutto sommato, mostrano un’azienda in marcia verso il risanamento. Evidentemente ci si aspettava di meglio sui numeri, fa ancora paura il livello di indebitamento, c’è un non detto in tema di alleanze. E, naturalmente, sul banco degli imputati resta il settore auto benché si possano cogliere anche in questo aggiustamenti che non è ancora possibile leggere come una svolta decisiva.

Nei primi tre mesi di quest’anno dunque, a fronte di un fatturato di 10.755 milioni di euro contro gli 11.024 del corrispondente periodo del 2004, il risultato consolidato netto è positivo per 293 milioni laddove un anno fa c’era una perdita di 392 milioni: un miglioramento che si spiega con le poste straordinarie e in particolare con i miliardi del divorzio Gm. Alla luce dei nuovi principi contabili internazionali, il risultato della gestione ordinaria che equivale alla normale performance dell’azienda ovvero i ricavi meno il costo del venduto, le spese di ricerca e sviluppo, quelle generali e amministrative più altri oneri e proventi, quel risultato sale da 24 a 47 milioni: non è molto ma è qualcosa che lascia ben sperare.

Sempre nel trimestre l’utile operativo è stato di 729 milioni rispetto ai 71 del 2004, ma è evidente che su questo c’è l’effetto Gm per 715 milioni. E anche il risultato ante imposte è passato da una perdita di 267 a più 561. L’indebitamento netto industriale, pari a 25,9 miliardi di euro è di circa 600 milioni in più rispetto al 31 dicembre 2004 a causa del fabbisogno di liquidità generato dalla gestione che ha risentito dell’incremento del capitale funzionante solo in parte compensato da Gm. E’ questo il punto debole, tant’è che nella conference call Marchionne ha fatto notare che la Fiat stima di ottenere un cash flow positivo per 500 milioni e perciò tale da portare il debito lordo sotto i 25 miliardi, livello inferiore ai 32 dello scorso anno.

In netto miglioramento il rapporto debito industriale-capitale a livello di gruppo sceso da 1,92 a 1,86 e si prevede possa ancora essere asciugato fino a 0,53 per fine 2005. C’è poi un rafforzamento della struttura patrimoniale soprattutto per effetto della conversione del prestito da 3 miliardi da parte delle banche previsto per settembre e dell’operazione Italenergia

Ed è ancora l’Auto a rallentare la marcia di uscita dalla crisi. Il suo fatturato nel trimestre è stato di 4,6 miliardi con una flessione del 9,3 per cento e con un risultato delle gestione ordinaria negativo per 129 milioni di euro: inferiore ai 146 di un anno fa ma non ancora abbastanza. Un andamento, questo, che denota ancora parecchia sofferenza anche se la leadership in Brasile, i dati dei veicoli commerciali e la sensibile riduzione dei costi fissi hanno contribuito ad attenuare l’impatto a 129 miliardi. Ma il problema auto resta aperto per quanto riguarda le misure anticrisi e le possibili alleanze.

A bilanciare i conti dell’Auto hanno contribuito anche i buoni risultati di CNH e Iveco e altri settori. CNH ha incrementato dell’1,6 per cento il fatturato portando il risultato della gestione ordinaria da 118 a 124 milioni. Per Iveco l’incremento dei ricavi è stato del 4,8 con un Rgo salito da 60 a 65 milioni di euro.

La Repubblica
(11 maggio 2005)