Fiat-Gm, divorzio da 1,55 miliardi

09/01/2009

Montezemolo: «Intesa positiva, che ci permette di guardare avanti». In settimana il pagamento della prima tranche.

Il “divorzio di San valentino” è fatto. La Fiat incassa due miliardi di dollari che le consentono di «guardare avanti» e torna tutta italiana. Sergio Marchionne chiude la dura partita con General Motors sull’opzione put e porta a casa un accordo che Torino e il Paese giudicano positivo. Un’intesa che non
risolve i problemi, ma – sottolinea il presidente, Luca Cordero di Montezemolo – permette di tornare a concentrarsi sulla questione del rilancio di Fiat Auto.

La sospirata firma è arrivata alle 6,30 ora italiana di ieri, dopo l’ultima estenuante trattativa con Richard Wagoner e John Devine, nella sede di New York della General Motors. Poi, subito l’aereo per Torino, dove alle 15 è iniziato il consiglio di amministrazione straordinario che ha dato il via libera all’intesa.

Il Lingotto ottiene due miliardi di dollari per risolvere il Master Agreement, l’accordo del 2000, inclusa la cancellazione della put option, il diritto di vendere tutta la Fiat Auto agli americani che la Casa torinese dal 2 febbraio avrebbe potuto esercitare: un miliardo sarà pagato subito, entro 90 giorni arriveranno gli altri 550 milioni.

L’intesa scioglie tutte le joint venture e prevede la restituzione del 10% detenuto dagli americani nella Fiat Auto Holding. Gm potrà continuare a usare alcune tecnologie diesel Fiat e acquisirà una quota del 50% dello stabilimento polacco di Bielsko Biala, dove si producono motori diesel 1di piccola cilindrata. Condividerà la proprietà della tecnologia del motore Jtd, e continuerà ad avvalersi in Europa dei motori prodotti nello stabilimento Fiat di Pratola Serra. Non potrà però produrre al di fuori dell’Europa il propulsore multijet per destinarlo ai mercati europei.

«Una separazione consensuale», ha sottolineato Marchionne nella conferenza stampa al termine del consiglio di amministrazione, che lascia «buoni rapporti di collaborazione tra le due società»: Fiat e Gm continueranno a sostenere lo sviluppo congiunto delle attuali piattaforme e la società torinese continuerà a vendere supporto ingegneristico a Detroit per lo sviluppo di tecnologie diesel. «Poco prima della conferenza stampa – ha detto Montezemolo – ho avuto un lungo colloquio telefonico con Wagoner, sereno e costruttivo. È importante che si sia concluso tutto in modo positivo».

L’accordo evita l’apertura della dura battaglia legale: «Se non si fosse raggiunto avremmo avuto una lunga litigation – ha spiegato Montezemolo – perchè questa settimana avremmo iniziato le pratiche per l’ esercizio del put». Ora invece bisogna puntare al rilancio che passa anche attraverso nuovi partner, ma «con alleanze mirate»: «Le alleanze onnicomprensive non funzionano perchè sono l’ equivalente di una vendita», ha detto Marchionne.

In cantiere ci sono i nuovi modelli Fiat e Alfa, in arrivo sui mercati, che affiancheranno quelli già usciti nel 2004: «Adesso Marchionne potrà districare i diversi marchi – afferma Montezemolo – e riposizionarli sul mercato. Ci interessa per Maserati, ma è tutto allo studio. C’è la possibilità che Alfa e Maserati possano lavorare insieme in modo più concreto».

Dal mondo politico i vertici Fiat, che la settimana scorsa avevano incontrato numerosi esponenti di governo, incassano un plauso. Montezemolo ha ricevuto la telefonata del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: «È molto soddisfatto. Mi ha ripetuto che ha il massimo rispetto per la Fiat e lo stesso mi
hanno detto i ministri Maroni, Siniscalco e Marzano. Con il Governo c’è un’assoluta chiarezza di rapporti, di dialogo e di rispetto tra le parti».

Rimane aperto il nodo convertendo, sul quale Marchionne, sgombrato il campo dalla put option, è pronto a confrontarsi con le banche che hanno concesso il prestito da tre miliardi.

Il pagamento della prima tranche

General Motors verserà nelle casse della Fiat la prima tranche da 1 miliardo di euro entro la settimana. È quanto ha confermato il direttore finanziario della Casa di Detroit, John Devine, nel corso della conference call sull’intesa raggiunta con il Lingotto per l’annullamento dell’opzione put sull’auto e del Master Agreement. «Il pagamento sarà fatto entro la settimana», ha detto
Devine ricordando che la seconda tranche da 550 milioni di euro sarà fatto entro i 90 giorni dallo scioglimento ufficiale del Master Agreement.

La posizione di Gm

Quello con Fiat «è un buon accordo», che soddisfa «entrambi», ma ora «le nostre strategie hanno bisogno di una maggiore flessibilità». Richard
Wagoner, numero uno di Gm, è soddisfatto per il risultato del lungo e complicato a faccia con Marchionne, ma pensa già al futuro.

Wagoner e John Devine, vice presidente e direttore finanziario della Gm, hanno parlato alla stampa internazionale in una conference call, quasi in contemporanea alla conferenza stampa del Lingotto. «La trattativa con Fiat – ha raccontato Wagoner – è terminata a notte inoltrata. È stata una negoziazione complessa che ha richiesto sforzi importanti. Abbiamo lavorato a lungo su diversi temi. Si è trattato per oltre un mese per
trovare un accordo che soddisfacesse entrambe le parti».

Wagoner non si è sbilanciato nel dire se per un attimo ha pensato a una rottura insanabile con la Casa italiana, ma ha precisato che «un mese fa Fiat aveva chiesto una cifra più elevata e per questo non si era riusciti a trovare una soluzione». «La negoziazione – ha detto Wagoner – è entrata nel vivo soprattutto negli ultimi 10 giorni».
Devine ha parlato invece dei cinque anni dell’alleanza industriale, sottolineando che «la relazione con Fiat, nonostante i cambiamenti del Master agreement, che abbiamo contestato, ha prodotto risultati positivi». «Le joint venture – ha aggiunto – hanno prodotto un risparmio non indifferente a livello di costi».
Ora l’ accordo Fiat-Gm passerà da domani al vaglio delle
agenzie di rating e per Gm ci potrebbe essere qualche spina nel fianco, visto che nelle scorse settimane la Casa americana ha rischiato che il giudizio sulle obbligazioni fosse definito «junk», cioè spazzatura. «Le agenzie di rating sono state informate questa mattina non appena siglato il contratto definitivo» si è limitato a dire Devine. Da oggi, per lui, arriva il compito più arduo, cioè quello di dimostrare che la più importante Casa automobilistica mondiale è uscita a testa alta dalla guerra sull’ asse Torino-Detroit.

Il Sole 24Ore
14 febbraio 2005