EXPO: seminario Cooperazione su agrobiodiversita’ in mondo che cambia

08/05/2015

EXPO MILANO – I fattori che influenzano il mutamento dell’agrobiodiversità e la loro interazione e la complessità delle relazioni esistenti tra le varie discipline attinenti al suo studio sono stati al centro di un seminario a Milano. “Un mondo (bio)-diverso: l’agrobiodiversità in un mondo che cambia” e’ stato il primo di una serie di 30 eventi organizzati dalla Cooperazione italiana in occasione di Expo 2015.

Il seminario, ospitato presso l’Auditorium di Cascina Triulza, è stato promosso in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), la FAO, Bioversity International e l’Istituto agronomico per l’Oltremare (Ciheam-Iamb). Hanno partecipato rappresentanti del Cnr, di organismi internazionali, del mondo accademico e della società civile.

“Il rapporto tra le piante e l’uomo e’ una relazione affascinante, in cui entrambi gli elementi sono cresciuti ed evoluti insieme”, ha detto Domenico Pignone, Direttore dell’Istituto di Genetica Vegetale del Cnr di Bari presentando la lunga storia parallela delle piante e dell’uomo dal paleolitico ai giorni nostri e mostrando come gli uomini, prima cacciatori e raccoglitori di erbe, siano poi divenuti agricoltori, passando da una vita nomade ad una stanziale e iniziando così l’edificazione di villaggi e città e lasciando i primi consistenti reperti archeologici che ci permettono di conoscerne la storia. Come sottolineato dalla rappresentante del Ministero per l’Ambiente brasiliano Camila Neves Soares Oliveira, troppo spesso la ricerca scientifica ha finito per trascurare le colture tradizionali, malgrado la loro importanza a livello locale il fatto che rappresentano la soluzione a molti problemi legati alla malnutrizione ed alla salute.

“In Brasile la malnutrizione è uno dei problemi più seri. I bambini sono obesi e gli adulti hanno livelli altissimi di colesterolo e bassissimi indici di ferro, il paradosso è che tutte queste  problematiche potrebbero essere risolte grazia alla biodiversità”. La Neves Soares Oliveira ha quindi illustrato il progetto quinquennale (2012-2017) di cooperazione tra Brasile, Kenya, Sri Lanka e Turchia che si svolge nell’ambito delle decisioni della “Cross-cutting initiative on biodiversity for food and nutrition” dell’Onu. L’importanza per il Brasile di tale iniziativa, ha spiegato, sta da un lato nell’enorme biodiversità presente nel Paese, dall’altro nel forte squilibrio alimentare. Il progetto  prevede tre filoni principali: aumento delle conoscenze, con la creazione di un data base condiviso sul territorio nazionale fra agenzie ed enti statali ed università; misure per limitare la perdita di biodiversità; campagne di sensibilizzazione sulla biodiversità e su come questa possa aiutare la salute e l’alimentazione corretta.

“I cibi locali spesso vengono considerati poveri, non nutrienti. Secondo gli esperti nelle nostre enormi foreste sono presenti circa il 20 per cento delle diverse specie di piante presenti nel mondo, ma il nostro cibo, paradossalmente, viene importato dall’Oriente”, ha proseguito. Roberto Capone, amministratore della sede italiana del Ciheam, ha posto l’attenzione sugli effetti della dieta mediterranea, “il principale esempio della biodiversità e della cultura mediterranea”, ma “all’aumentare del reddito, i consumi dei beni cambiano”. Infatti, i prodotti ritenuti poveri, come il riso e la farina, vengono sostituiti con prodotti ritenuti ricchi, ad esempio la carne. Inoltre un terzo di quello che produciamo viene sprecato, allora diventa necessario valorizzare l’agrobiodiversità anche a tavola e creare delle diete sostenibili e a basso impatto ambientale, che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale. “La dieta mediterranea deve essere reinventata attraverso la biodiversità e agrobiodiversità”, ha concluso Capone. A concludere l’evento è stato Danny Hunter, di Bioversity International.

Fonte:OnuItalia