Europa chiama Brasile: “Strategica la collaborazione sull’Ict”

10/05/2011

Rollout delle Nga, allargamento di Internet alle aree rurali e cross-ownership sull'innovazione i fronti privilegiati per la cooperazione bilaterale. A patto che il Paese sudamericano, spiega uno studio di EuBrasil in vista del Bits di Porto Alegre, riveda le leggi sulla concorrenza.
L’Europa guarda con grande interesse al mercato Ict brasiliano, al suo modello di sviluppo e alle sue eccezionali potenzialità: con una popolazione di oltre 193 milioni di persone, il Brasile è un’economia che cresce a un ritmo del 7,5% annuo e che a fine 2010 ha superato una penetrazione mobile del 100%, mentre la banda larga, con 13,8 milioni di abbonati a fine 2010, è tra i servizi a più rapida crescita del mercato telecom locale (+21,5% rispetto al 2009, penetrazione del 7,1%).

Da parte sua l’industria europea dell'Ict, pur mostrando uno stato di salute migliore dell’economia generale, è alle prese con un mercato maturo nei servizi voce sia fissi che mobili, mentre le entrate dai nuovi servizi, come la banda larga e le offerte triple play, non riescono a compensare le perdite sui business tradizionali.

I modelli adottati dalle due regioni per rispondere alle sfide dei propri mercati telecom sono diversi. Pur avendo sia Brasile che Ue fissato degli obiettivi ambiziosi per portare la banda larga alla popolazione, in Brasile l'intervento del governo nella fornitura dei servizi broadband e nel controllo dei prezzi è più massiccio, mentre in Europa è più forte il ruolo dei privati e prioritaria l'esigenza di garantire la concorrenza e la flessibilità dei prezzi per remunerare gli investimenti. La questione viene diffusamente affrontata in uno studio di EUBrasil-Cullen International che verrà presentato il 10 maggio a Porto Alegre in occasione del Bits, la maggiore fiera Ict dell'America Latina organizzata dal Cebit. Il confronto e la cooperazione Brasile-Europa sono occasione anche per l'industria di settore, sia brasiliana che europea, per esprimere il proprio punto di vista e chiedere un sempre maggiore coinvolgimento nella redazione di una Digital Agenda di Brasile e Europa.

Una fonte di preoccupazione per i player delle Ict sono le recenti politiche economiche brasiliane volte a promuovere l’industria e la tecnologia nazionale. Una maggiore apertura agli attori di provenienza internazionale permetterebbe di cogliere le nuove opportunità che si aprono nei settori del cloud computing e nelle tecnologie a servizio del risparmio energetico. Il mercato brasiliano reagisce rapidamente all’innovazione, ammette l'industria, ma può fare di più per facilitare la concorrenza e l’ingresso di nuovi concorrenti, per esempio eliminando le restrizioni alle offerte triple play. Occorrerebbe anche intervenire per ridurre la complessità fiscale e il ruolo del pubblico nella fornitura dei servizi su banda larga.

Un settore in cui esistono grandi potenzialità, sia in Brasile che in Ue, è quello dei servizi su mobile broadband e il cui successo, dicono i rappresentanti delle aziende Ict, dipende in gran parte dalle economie di scala, da standard globali e dalla disponibilità di spettro. La recente decisione del Brasile di assegnare la banda dei 2.6 GHz è un primo passo verso un aumento della capacità per la banda larga mobile, ma per beneficiare al massimo della digital economy, sarà essenziale occuparsi della copertura del mobile broadband e dell’assegnazione dello spettro del dividendo digitale.

L’industria vede possibili sinergie tra Brasile e Europa in numerosi settori. Uno di questi sono le regole di internet e la difesa del copyright, l'offerta di contenuti online legali e la protezione dei dati personali, ma la normativa dovrebbe sempre tenere conto delle esigenze dell’innovazione e della libertà di definire i modelli di business. Altri settori dove, dicono i player Ict, la cooperazione bilaterale potrebbe essere esplorata sono l'implementazione delle Nga, la diffusione dei servizi digitali nelle aree rurali, la cross-ownership di aziende in Brasile e Ue, le esportazioni e gli investimenti congiunti in altre aree geografiche, lo sviluppo congiunto di applicazioni e contenuti e i programmi di formazione.

9 maggio 2011

di Patrizia Licata


Fonte:
Corriere delle Comunicazioni