Euro torna sotto quota 1,21, ma tra 3 mesi arriverà a 1,17

09/01/2009

MILANO – L’euro perde quota nei confronti del dollaro, tornando sotto 1,21 dollari a 1,2092 dollari, ma gli analisti sono convinti che il biglietto verde è destinato a un ulteriore apprezzamento.

A supportare questa convinzione sono le buone indicazioni emerse dall’economia americana. Nonostante la delusione dell’indice Fed di Philadelphia, che fa il punto sull’ andamento del comparto manifatturiero, (sceso inaspettatamente a giugno a -2,2 dal precedente 7,3) i dati macroeconomici in arrivo da Oltreocenao hanno mostrato che l’economia Usa è in ottima forma. Ieri infatti sono stati diffusi una serie di dati economici uno migliore dell’altro, dati che hanno poi trovato conferma nelle parole del Beige Book che ha indicato come “solida e ben impostata” la crescita americana in tutti e 12 i distretti. E anche il segretario al Tesoro americano, John Snow, ha detto che le prospettive dell’economia Usa sono di “continua e solida espansione”.

Tutto depone dunque a favore di un possibile aumento dei tassi nella prossima riunione della Fed del 29-30 giungo.

Con un rialzo di 25 basis points, il costo del denaro negli usa andrebbe al 3,25%, aumentando ulterioremente il divario con il costo ufficiale del denaro in Europa, fermo da un paio d’anni al 2%.
L’attenzione del mercato si sta insomma spostando (e concentrando) sulla solida crescita economica americana e sul crescente differenziale di tassi, sempre più favorevole agli Usa e quindi al dollaro, specie in vista di ulteriori aumenti del costo del denaro da parte della Fed, proprio mentre la Bce appare divisa su una possibile riduzione dei tassi europei. Non a caso ieri a Wall Street hanno perso quota i titoli delle utilities, che fino a oggi hanno garantito buoni dividendi e che ora rischiano di non essere più concorrenziali con i titoli del Tesoro statunitense, i cui rendimenti sono ulteriormente saliti.

Non sorprende vedere gli analisti di Ubm indicare come target del cambio euro/dollaro quota 1,17 nei prossimi tre mesi. E la sua non è nemmeno una previsione isolata: “Ci sono pressioni per vedere un dollaro più alto”, commenta su Bloomberg Marcus Hetteinger, strategist valutario per Csfb, che vede il cross euro/dollaro a 1,18 nei prossimi tre mesi. Livelli che richiedono però la rottura dell’importante supporto di 1,20, che finora è apparso uno scalino molto duro da abbattere (ha sostenuto il cambio per tutta la seconda metà del 2004), anche se ieri l’euro/dollaro ci è andato molto vicino fermandosi a 1,2018.

Sul mercato dei bond, intanto, il differenziale dei rendimenti dei titoli a anni americani e europei è salito al massimo degli ultimi cinque anni di 154 basis points. Solo quest’anno il differenziale è cresciuto di 96 basis points.

Oggi c’è inoltre attesa per il summit europeo di Bruxelles, il primo dopo il doppio no alla Costituzione europea arrivato dal referendum di Francia e Olanda. Oggi la riunione dovrebbe quindi congelerà le sorti della Costituzione a tempo indeterminato, e cercare di trovare ancora una soluzione, molto difficile, per il budget. “Un’ulteriore incertezza politica in Europa potrebbe portare a un ulteriore indebolimento dell’euro”, afferma un cambista da Londra: “se non vediamo alcun accordo politico sul bilancio Ue – dice – l’euro potrebbe ‘bucare’ il pavimento di 1,20 e scendere fino a 1,1760”.

La Repubblica
17/6/2006