Eni punta a impianto russo Gnl

09/01/2009

Dopo l’acquisizione di Yukos continua la collaborazione tra Eni e Gazprom: il settimanale russo Expert analizza possibili “scambi”

L’acquisizione degli asset Yukos ha tutta l’aria del primo passo di una lunga marcia di collaborazione tra Eni e Gazprom, che prossimamente potrebbe portare il gruppo del Cane a sei zampe a costruire per il colosso russo un impianto per la produzione di Gnl sul Baltico, e che soprattutto potrebbe consegnare ai russi una serie di «doni libici» ora in dote agli italiani. A tracciare uno scenario di ampio respiro è il sttimanale russo Expert, oggi in edicola con un dettagliato articolo sulle possibili partite Eni-Gazprom ancora da giocare.

Sul piatto c’è quel 40% di Eni Power che fa gola al gigante russo del metano, in attesa di concretizzare il proprio ingresso diretto in Italia, ricorda l’autorevole testata economica moscovita. «La misura delle concessioni dipenderà da quali saranno le proposte alla società italiana in Russia», si argomenta. E tra gli obiettivi Eni in terra russa spunta una novità, annunciata dal dirigente della divisione Eni Gas&Power Marco Alvera, passata inosservata nella grande mobilitazione per gli asset Yukos: Eni, dice Alvera, conta sulla vittoria all’asta per la costruzione per Gazprom di un impianto di produzione di gas naturale liquefatto (Gnl) sulla riva baltica russa. Quanto ai russi, avverte Expert, «difficilmente l’interesse di Gazprom si limiterà a Eni Power».

La vittoria nell’asta della scorsa settimana «è evidentemente un patto, parte di un più grande quadro concertato per il consolidamento russo-italiano di asset nel settore energetico», è la lettura di Expert, supportata dall’opinione di analisti e consulenti moscoviti. Il primo tassello di interesse reale per Gazprom è senza dubbio la vendita diretta di gas sul mercato italiano (il terzo per importanza per i russi). Ma il grosso della partita il gruppo russo vorrà giocarla sulla sponda nordafricana del Mediterraneo, si ipotizza. Dall’impianto egiziano di Eni per il Gnl, alla partecipazione della società italiana nel giacimento libico Elephant, alle licenze di sfruttamento nel Paese di Gheddafi, o ancora al gasdotto Green Stream. L’obiettivo sarebbe quello di «ottenere l’accesso a tutta la catena produttiva in Libia». Come conveniente «compensazione» per avere rinunciato all’asta per gli asset Yukos.

Fonte:
La Stampa