Energia, patto Italia-Brasile
09/01/2009
Parte dall’energia la nuova partnership strategica dell’Italia con il Brasile. Oggi l’Eni firmerà un accordo con la Petrobras sui biocarburanti, primo tassello di un’alleanza a lungo termine tra i due Paesi. Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha iniziato ieri a San Paolo la sua missione in America del Sud che lo porterà oggi a Brasilia per l’incontro con il presidente Ignacio Lula da Silva, e domani a Santiago del Cile, dove vedrà Michelle Bachelet.
La sigla dell’accordo energetico è prevista per oggi ( si è trattato fino all’ultimo a Rio de Janeiro tra i due gruppi ma non dovrebbero esserci intoppi) alla presenza dell’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, arrivato direttamente da Mosca. L’intesa punterà a sviluppare in Angola una produzione in joint venture di biocarburanti, l’energia pulita che in Brasile è da tempo una realtà, ma che in Europa è appena agli inizi. E sull’importanza di questa intesa (si dovrebbe firmare anche un memorandum of understanding per la vendita di tecnologie per l’estrazione di petrolio ad alto contenuto di zolfo) Prodi è stato chiaro: «L’accordo è stato raggiunto con la benedizione dei due Governi »ha detto agli imprenditori italiani alla Camera di commercio italobrasiliana. La sigla dell’intesa rappresenta il primo passo concreto dell’Italia per attuare il programma delineato all’ultimo Consiglio Europeo, dove è stato deciso che entro il 2020 si dovrà arrivare ad un consumo energetico del 20% da fonti rinnovabili.
Prodi, negli incontri di San Paolo dedicati quasi interamente alla comunità economica, ha insistito sulla linea di politica estera del suo Governo che, in dieci mesi, ha puntato soprattutto sul rilancio dei rapporti con Cina e India (e ora Brasile),i Paesi della nuova globalizzazione che, insieme a Russia e Sudafrica sono i cosiddetti ” Brics”.«Tra Italia e Brasile c’è stato un lungo isolamento, ma ora le cose sono destinate a cambiare» ha detto il premier, ricordando che uno dei segni negativi del passato è stata l’uscita delle banche italiane dal Brasile, in particolare la vendita di Sudameris da parte di Banca Intesa. Ora è il momento di recuperare terreno anche perché le banche, ha ricordato, non devono arrivare dopo le imprese, ma le devono precedere e favorire gli scambi nei due sensi.
L’accenno di Prodi alle banche è una costante delle missioni all’estero e segnala come la diplomazia abbia nel credito un’arma formidabile: «Intanto abbiano recuperato in Europa con la fusione di due grandi strutture nazionali (Intesa e San Paolo, ndr) che possono correre nel mondo. Io credo che con il tempo le nostre banche possano avere una strategia mondiale, non solo continentale».
Si lavora anche sulle linee di credito,come dimostra l’accordo tra Sace e Banco do Brasil in base al quale l’Italia garantirà i finanziamenti, previsti per un massimo di 100 milioni di euro, che l’istituto brasiliano concederà a favore di imprese che acquisiranno beni e servizi italiani. L’interscambio tra Italia e Brasile è di rilievo,ma il Governo lo ritiene modesto rispetto alle potenzialità: basta ricordare che l’export italiano verso il Brasilequinto Paese al mondo per popolazione e undicesimo in termini di Pil è inferiore a quello della Tunisia.
Fonte:
Il Sole 24 Ore