Ecco il governo Prodi: 9 Ds, 7 Dl, Amato all’Interno, Difesa a Parisi

09/01/2009

ROMA – Sei ministri donna – ma solo una, Livia Turco, in un dicastero che conta, le altre tutte senza portafoglio. Due vicepremier, come ampiamente annunciato: Massimo D’Alema, che ha anche la delega agli Esteri, e Francesco Rutelli (Beni Culturali), che assicureranno il sostegno forte dei due partiti maggiori della coalizione, Ds e Margherita.

E, per il resto, tutto – o quasi – come previsto: nove incarichi alla Quercia, sette alla Margherita (due a prodiani), uno rispettivamente a Udeur, Rosa nel pugno, Prc, Verdi, Italia dei valori e Pdci. E infine, tre personalità di alto profilo, che possono essere considerate in “quota Prodi”: Tommaso Padoa Schioppa all’Economia, Giuliano Amato agli Interni, Paolo De Castro alle Politiche agricole.

Sono queste, le linee fondamentali della lista dei venticinque ministri – uno in più rispetto all’ultimo governo Berlusconi – letta questa mattina da Romano Prodi, dopo aver sciolto la sua riserva all’incarico da premier. Un elenco con pochissime sorprese, rispetto alle indiscrezioni circolate fino alla tarda serata di ieri. In cui tutti i partiti dell’Unione hanno almeno un rappresentante – a scongiurare il rischio di un “appoggio esterno”, annunciato nei giorni scorsi da Clemente Mastella e Oliviero Diliberto – e con il rientro in corsa di Rosy Bindi, data invece come possibile uscente nel totoministri della ultime ore.

E allora scorriamo la lista dell’esecutivo. Guidato da Romano Prodi, affiancato, come già detto, da Massimo D’Alema e Francesco Rutelli. Per il resto, la Quercia ottiene – come da copione – Livia Turco alla Sanità, Fabio Mussi all’Università e Ricerca, Cesare Damiano al Lavoro, Pierluigi Bersani alle ex Attività produttive (che diventano il ministero dello Sviluppo economico). Ci sono poi incarichi senza portafoglio – per i quali Prodi finora ha indicato solo i nomi, non le deleghe – per Giovanna Melandri (probabilmente Politiche giovanili e sport), Luigi Nicolais (Funzione pubblica), Barbara Pollastrini (Pari opportunità), Vannino Chiti (rapporti col Parlamento e Riforme).

Quanto alla Margherita, oltre a Rutelli ottiene Giuseppe Fioroni all’Istruzione, il prodiano di ferro Arturo Parisi alla Difesa, Paolo Gentiloni alle Comunicazioni. E in più, senza portafoglio, Linda Lanzillotta (probabilmente agli Affari regionali), Rosy Bindi (Famiglia), il prodiano Giulio Santagata (Attuazione del programma).

Infine, gli altri. Con Clemente Mastella che la spunta su Emma Bonino: volevano entrambi la Difesa, non la ottengono. Ma mentre il leader Udeur si consola con una poltrona pesante come quella alla Giustizia, l’esponente della Rosa del pugno deve accontentarsi di un ministero senza portafoglio (quasi certamente Politiche comunitarie). Il numero uno dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, ottiene come previsto l’Ambiente; il Prc garantisce la sua partecipazione all’esecutivo con le Politiche sociali a Paolo Ferrero; il Pdci porta a casa i Trasporti (Alessandro Bianchi); Antonio di Pietro va alle Infrastrutture.

Ultima annotazione, la presenza femminile. Sei ministri, ed è un bel numero; ma tra quelli che contano di più, solo Livia Turco. Della serie: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a secondo dei punti di vista.

Fonte:
La Repubblica