E’ vicino il declino per l’olio italiano?
09/01/2009
Una recente indagine condotta da ISMEA evidenzia le paure dei produttori italiani. Al primo posto, la crescente concorrenza estera
Roma – La crescita della concorrenza estera. E’ questo, per il 68,3% delle aziende italiane, il maggior pericolo per il prossimo futuro per l’olio tricolore secondo un’indagine panel – dal titolo ‘Il sistema competitivo del settore oleario in Italia’ – condotta dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo (ISMEA) tra le imprese nazionali delle regioni maggiormente vocate alla produzione oleicola – situate per il 20% al centro e la restante parte nel Meridione.
Tra le principali preoccupazioni espresse dagli intervistati sulla situazione di mercato per il futuro, è emerso con forza il timore della concorrenza internazionale, seguito dal perdurare della crisi economica – per il 32% degli interpellati – e dalla riforma della Politica Agricola Comune (Pac) della Comunità Europea, per il 21,7%.
“Si tratta di timori fondatissimi”, conferma Luigi Caricato, autore di 12 volumi sull’olio tra cui ‘L’incanto dell’olio italiano’ e ‘Star bene con l’olio di oliva. Viaggio alla scoperta delle virtù nutrizionali e salutistiche dell’extra vergine’. “E’ solo questione di tempo: manca la programmazione di tutto il comparto, dell’intera filiera. Manca una struttura portante, e se dall’esterno il comparto olio può sembrare solido, chi ci lavora sente questa precarietà”.
Un problema recente è la qualità degli oli prodotti all’estero. “Spagna, ma anche Grecia, sono rivali temibili anche da questo punto di vista – dice ancora Caricato – e da non sottovalutare. Il rapporto qualità/prezzo ci vede sconfitti, anche nei confronti di nuove realtà come il Cile “. Il caso cileno è forse simbolico di quanto sta avvenendo. “La produzione del Paese sudamericano è sempre stata considerata nettamente inferiore per qualità alla nostra, ma oggi, anche grazie al fatto che quando qui è inverno là è estate, i loro oli novelli sono più buoni e più appetibili anche per il nostro mercato “.
Riguardo agli aspetti positivi, segnalano da ISMEA, oltre la metà degli operatori ha indicato una crescente richiesta di qualità. Inoltre, nell’ambito di coloro che si sono espressi positivamente sulle prospettive del mercato, sono stati evidenziati, tra gli elementi positivi, la tutela del ‘made in Italy’ e lo sviluppo di nuove abitudini e stili di consumo.
Anche le produzioni di nicchia risentono di questa tendenza. “Pur se rappresentiamo una produzione particolare, di nicchia, anche noi abbiamo queste problematiche – sostiene Giorgio Castiglione, Direttore del Consorzio dell’Olio Toscano –. Ad esempio, il nostro nome è protetto ma solo a livello comunitario: spesso viene usato in maniera sconsiderata e non possiamo fare nulla “. Il prodotto toscano rappresenta circa il 4,5% del totale.
La politica, sia quella comunitaria sia quella nazionale, non ha mai aiutato molto il settore. “A livello italiano – spiega l’oleologo – le istituzioni e le organizzazioni agricole non si sono mai mosse. Si produce senza un riferimento, con costi di produzione altissimi e senza obiettivi di qualità. Le singole aziende da sole non possono fare nulla, sono spesso troppo piccole”. Cause aggiuntive del malessere del settore sono anche “la dispersione dei fondi dell’Unione Europea, distribuite troppo spesso a realtà fantasma e quindi resi inutili, e il fatto che nelle posizioni politiche di riferimento non ci sono quasi mai esperti ma solo politici. Alcuni sono anche bravi, ma di certo non si tratta di conoscitori della materia “.
Anche a livello europeo la situazione non è confortante. “In Europa il problema è simile, non abbiamo una voce importante perché non ci sono referenti italiani che si preoccupano dell’olio : la Spagna, con una politica mirata, è invece riuscita ad avere benefici non indifferenti “, commenta ancora Luigi Caricato.
Il settore olio “non è mai stato tenuto troppo in considerazione”, conferma il Direttore del Consorzio. “Ma tutto il rumore fatto ultimamente potrà forse servire”.
Quali soluzioni per invertire tale tendenza? “Il prodotto italiano presenta caratteristiche molto diversificate – dice ancora Giorgio Castiglione –. La qualità altrui cresce, è sicuramente vero, ma noi dobbiamo puntare sulle garanzie che storicamente ci vengono attribuito : prodotti tradizionali, con proprietà varie e intrinseche alle territorialità delle diverse zone “.
Le possibilità di rimediare a questa situazione sono sempre numerose, ma bisogna agire quanto prima per non vedere perduto il lavoro svolto fino ad ora. “Siamo ancora percepiti come la nazione di riferimento del settore – conclude Luigi Caricato – ma lo siamo sempre meno: la tendenza di molti produttori di vendere come italiano olio realizzato in Spagna è ormai nota all’estero e intacca il nostro prestigio . C’è bisogno di personale competente e di un maggiore impegno degli organi di controllo. Il mondo dell’olio è oggi purtroppo un mondo che non ha voce “.
Notiziario Italic Business News – News ITALIA PRESS agenzia stampa – N° 192 – Anno XII, 4 ottobre 2005