Dopo la bocciatura, l’eterna tentazione delle polemiche retrospettive

09/01/2009

Come sovente capita, piove sul bagnato.

E’ un momento delicato per il governo Prodi. La legge finanziaria è complessa e scontenta un po’ tutti, soprattutto molti elettori del centrosinistra; i sondaggi indicano la rovina del consenso; il governatore della Banca d’Italia avanza le sue riserve; la maggioranza dà l’idea di essere frammentata;Napolitano suggerisce di evitare l’arroccamento… Come se non bastasse, a Verona Prodi riceve qualche fischio di troppo e non è una scena elegante.
Nel mezzo di tutto questo, l’Italia subisce il «declassamento» da parte di due importanti agenzie di «rating»:Fitch e S&P.Accade nello stesso giorno in cui Palazzo Chigi trova,con sindacati e Confindustria,un primo accordo sulle liquidazioni. Luci e ombre di una partita difficile.
Può darsi che abbia ragione Prodi, a proposito del declassamento ( «Era tutto previsto »). Ma non c’è dubbio che il governo subisce un colpo d’immagine. Forse molti italiani non sanno bene cosa siano, queste agenzie di «rating», né come operano. Ma si rendono conto che hanno dato un giudizio negativo sul Paese. E che tale giudizio influenza in modo diretto i mercati. Anche quando i mercati in apparenza non sembrano impressionati.
Di nuovo, è possibile che abbia ragione il presidente del Consiglio quando afferma fiducioso: «dateci tempo». Convinto che fra un anno o due le valutazioni delle agenzie, e quindi dei mercati, saranno diverse e più positive.
Nei fatti, però, non si sfugge al solito gioco un po’ stucchevole della polemica retrospettiva e mai autocritica: la colpa è tutta del precedente governo,cioè di Berlusconi. Se Fitch e S&P criticano la finanziaria del centrosinistra, ne mettono in luce i limiti, la mancanza di riforme e l’assenza di una «disciplina della spesa», gli esponenti dell’Unione scaricano ogni responsabilità sulle spalle di Berlusconi.
Non si sa quanto sia fruttuosa questa tecnica ( a cui indulgeva anche il centrodestra). Di certo tradisce un imbarazzo, un fastidio. Senza dubbio, come si diceva, per il governo piove sul bagnato e queste sono le giornate più difficili. Ma la strada migliore consiste nel ricostruire il consenso. Se è vero che il centrosinistra ha perso importanti pezzi di società per suoi errori,che hanno incrinato il rapporto fra il governo e l’opinione pubblica, soprattutto nel Nord, non c’è che ricomporre il mosaico, tassello dopo tassello. L’intesa sul Tfr sotto questo profilo è importante. Così come sarebbe importante andare in Parlamento con la volontà di dialogare e fare concessioni, pur evitando che il quadro della finanziaria sia stravolto.
Ne deriva che adombrare il voto di fiducia può essere in questo momento un altro errore. Giusto tenersi la carta nella manica, ma sarebbe meglio che l’immagine del governo fosse legata a un’effettiva volontà di confronto.Allo stesso modo annunciare,come fa il ministro Chiti, che «se cade Prodi si torna a votare» rischia di rivelarsi un altro sintomo di debolezza.
In fondo quello di cui ha bisogno il Paese è una forte leadership. Le settimane calde della finanziaria sono un’opportunità per Romano Prodi.Da come gestirà la sorte della legge di bilancio, tra fermezza e flessibilità, e da come saprà riparare i suoi stessi errori, si potrà capire quale sarà il futuro del governo e soprattutto quale sarà il destino del premier, inteso come guida del centrosinistra.

Fonte:
Il Sole 24 Ore
Stefano Folli