Deforestazione Amazzonia, il Brasile cancella la grande riserva: spazio alle miniere
25/08/2017
Corriere della Sera, Esteri – 25 Agosto 2017
Deforestazione Amazzonia, il Brasile cancella la grande riserva: spazio alle miniere
Il polmone verde della Renca è ricco di minerali. Gli ambientalisti: peggior disastro in 50 anni
di Rocco Cotroneo
Ora tocca anche alle riserve ambientali dell’Amazzonia, cancellate con un colpo di penna. L’ultimo preoccupante segnale dal Brasile — dove due decenni di progressi si stanno disfacendo nel giro di pochi anni — arriva da un tavolo del governo di Michel Temer e porta a un angolo della foresta difficile da localizzare persino con le mappe interattive dei nostri tempi. Quasi all’estremo nord del Paese, non lontano dalla foce del Rio delle Amazzoni, un’enorme area di 46.000 chilometri quadrati smette dopo oltre trent’anni di essere protetta e viene aperta allo sfruttamento minerario. La riserva è chiamata Renca ed è l’equivalente di Piemonte e Lombardia messi insieme (o un sesto dell’Italia) e come è noto da tempo è ricca di oro, ferro, nichel e altri minerali.
Nel 1984, l’allora regime militare al potere a Brasilia decise di preservarla, più per ragioni strategiche che ambientali: voleva che restasse nell’orbita dello Stato. Da allora le pressioni delle società minerarie, da ogni parte del mondo, non sono mai venute meno. Potrebbe trattarsi, secondo gli esperti di settore, di una delle aree più ricche di minerali del continente ancora non esplorate, se non da sporadici avventurieri. Con il governo Temer, finalmente, il colpo è stato inflitto. D’altronde l’attuale presidente non è stato eletto da nessuno, né dovrà renderne conto nelle urne, e un certo Brasile che rappresenta ne sta approfittando per prendersi tutte le rivincite in campo economico, sociale e ambientale.
La Renca, nel corso degli anni, è finita incastonata tra altri territori protetti: ci sono parchi nazionali, territori indigeni, riserve biologiche. Il governo assicura che tutto avverrà secondo il rispetto dell’ambiente e degli indios, i cui diritti non verranno toccati. Non c’è nemmeno bisogno di cambiare la legislazione nella regione, dicono. Ma come vanno queste cose in Amazzonia si sa: l’apertura di strade nella foresta, l’arrivo di manodopera e macchinari, i forti interessi economici hanno sempre come risultato un rapido degrado dell’esistente. «Questo decreto è il più forte attacco all’Amazzonia degli ultimi 50 anni — dice il senatore Randolfe Rodrigues, eletto nella regione —. Nemmeno la Transamazzonica (strada costruita negli anni 70, ndr) è stata così offensiva, nessuno immaginava che il governo Temer potesse osare tanto». Rodrigues e altri gruppi ambientalisti sono già sul piede di guerra, nella speranza che i Tribunali possano bloccare tutte le autorizzazioni allo sfruttamento delle risorse che potrebbero arrivare. Il governo, tra l’altro, ha scelto l’arma del decreto proprio per evitare un disegno di legge che avrebbe comportato un iter di discussioni con la società, certamente non amichevole.
Da quando Michel Temer, al potere dopo l’impeachment di Dilma Rousseff nell’agosto 2016 , ha superato l’ostacolo di un voto di autorizzazione a procedere del Parlamento per accuse di corruzione, il governo ha premuto l’acceleratore in una serie di misure sociali ed economiche. Quasi tutte gradite agli imprenditori e ai mercati finanziari, come le riforme del lavoro e della previdenza, e una nuova ondata di privatizzazioni. Insieme all’apertura della riserva amazzonica, Temer ha annunciato difatti la vendita di azioni della Eletrobras, l’Enel brasiliana, e la cessione ai privati di strade e aeroporti. Dal suo lato, il lento ma costante recupero dell’economia, che sta uscendo finalmente da tre anni di recessione.
24 agosto 2017 (modifica il 25 agosto 2017 | 11:09)
Fonte: http://www.corriere.it/esteri/17_agosto_25/brasile-cancella-grande-riserva-amazzonia-aperta-cercatori-d-oro-6d149862-8902-11e7-9e21-3852ec61e221.shtml