Dall’Antitrust una maxi-multa all’Eni da 290 milioni

09/01/2009

di Chiara Bussi

Mentre il governo corre ai ripari per fronteggiare la crisi del gas, un macigno si abbatte sull’Eni: la società guidata da Paolo Scaroni dovrà pagare una maxi-multa da 290 milioni di euro, la più salata in Italia per una singola azienda e la seconda in Europa dopo quella da 497 milioni inflitta a Microsoft dall’Autorità per la Concorrenza Ue nel 2004, e sarà obbligata a potenziare il gasdotto dall’Algeria di 6,5 miliardi di metri cubi all’anno da cedere, entro il primo ottobre 2008, ad altri operatori.

Si chiude così, con una condanna per abuso di posizione dominante, l’indagine dell’Antitrust sul gruppo del cane a sei zampe e sulla sua gestione del gasdotto dall’Algeria. L’epilogo dell’istruttoria, aperta il 27 gennaio 2005 dall’allora garante della Concorrenza Giuseppe Tesauro, arriva dopo oltre un anno e dopo aver portato nei mesi scorsi anche al fallimento del primo accordo tra Eni e la russa Gazprom. Per l’Autorità il comportamento del «cane a sei zampe» costituisce una violazione grave dell’articolo 82 del Trattato di Roma. La società prende atto delle motivazioni e valuterà la possibilità di impugnare il provvedimento.

Il potenziamento del gasdotto dall’Algeria. L’Antitrust ha dunque imposto all’Eni di porre fine ai comportamenti distorsivi della concorrenza cedendo ad operatori terzi, tramite la propria controllata Trans Tunisian Pipeline Company, capacità di trasporto addizionale sul gasdotto TTPC per 6,5 miliardi di metri cubi annui di gas entro il primo ottobre 2008. La società dovrà garantire l’entrata in servizio di una prima tranche della capacità addizionale, pari a 3,2 miliardi di metri cubi di gas, non oltre il primo aprile 2008, e di una seconda tranche, di 3,3 miliardi di metri cubi di gas, non oltre il primo ottobre 2008. Ciò corrisponde a precisi impegni già assunti, «valutati positivamente» dall’Autorità. L’abuso accertato, per il periodo marzo 2007 (data entro la quale originariamente avrebbe dovuto essere completato il potenziamento del gasdotto TTCP) e aprile 2008, determinerà il mancato ingresso sul mercato rilevante di 6,5 miliardi di metri cubi di gas. Per il restante periodo aprile 2008-ottobre 2008 l’effetto è quantificato come mancato ingresso di 3,3 miliardi di metri cubi di gas. L’effetto cumulativo della pratica abusiva riscontrata, tenendo conto delle misure proposte da Eni sul gasdotto TTPC, è dunque pari a 9,8 miliardi di metri cubi di gas su di un periodo di 19 mesi. Si tratta di un volume di gas notevole, sia se rapportato al fabbisogno annuo di gas (pari ad 80 miliardi di metri cubi di gas nel 2004 ed a circa 86 miliardi di metri cubi nel 2005), sia se confrontato alla quota approvvigionata da Eni (pari a circa 53 miliardi di metri cubi nel 2004).

Il piano del Viminale. Il Viminale, intanto, ha messo a punto un piano di sorveglianza per garantire la piena operatività dei gasdotti. Il vertice di ieri, mercoledì 15 febbraio, con i responsabili delle società che gestiscono le reti e le infrastrutture energetiche, ha deciso di chiamare a raccolta i Prefetti invitandoli ad intensificare i controlli delle forze dell’ordine sulle linee, gosdotti e stoccaggi in prima battuta. Mentre una riunione del comitato di emergenza al ministero delle Attività produttive ha riscontrato che la situazione è «sotto controllo» e il piano per fronteggiare la crisi sta producedno un risparmio «considerevole»: circa 20 milioni di metri cubi al giorno che hanno permesso di posticipare di 15 giorni l’avvio dei prelievi delle scorte strategiche, cominciato solo martedì 14 febbraio. Il nodo della crisi è stato anche al centro di una telefonata tra il premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Secondo quanto riferito da Berlusconi, il capo del governo russo ha fornito una spiegazione «precisa e documentata» al taglio delle forniture di gas all’Italia che ieri ha visto arrivare 8 milioni di metri cubi in meno del previsto, pari a un calo del 10,8%.

Fonte:
Il Sole 24 Ore