Dal Brasile al Giappone al Marocco: un padiglione per ogni desiderio

04/05/2015

La torre multimediale del Qatar, gli ibridi cinesi, la preghiera del Vaticano, i campi di idee della Germania: ecco cosa vedere all'Expo di Andrea Di Stefano

MILANO. Se è la voglia di meraviglie a portare un visitatore a Expo la prima meta deve sicuramente essere quella del Brasile. Camminare su una rete sospesa sopra una foresta amazzonica è un esperienza a metà tra un percorso avventura e un videogioco. La rete, lunga 100 metri e larga 13, è anche interattiva grazie a speciali sensori e ci si può fermare per provare l’esperienza sonora che si potrebbe vivere passeggiando nella vegetazione. Il pregio del Brasile è che l’accesso è libero e aperto mentre per altre attrazioni più o meno ricche di contenuti, suoni e colori bisogna mettersi diligentemente in fila e attendere il proprio turno.

Tra chi ha privilegiato l’accesso senza barriere si segnalano sicuramente Marocco, Cina e Quatar. Il paese nord africano ha ricostruito le sue quattro principali aree climatiche partendo dalla fertile costa mediterranea passando per i monti dell’Atlante e finendo con il deserto. La Cina, per la prima volta presente con un padiglione ufficiale a una esposizione universale, offre il processo del raccolto secondo il calendario cinese lunisolare, come si producono cibi tipici come il tofu e quali sono i progressi scientifici che possono migliorare nel futuro la produzione di cibo, come il riso ibrido del professor Yuan Longping. Il Qatar conduce i visitatori in una torre di babele multimediale che esemplifica la voglia di potenza regionale dell’emirato che ha rivoluzionato parte dell’informazione globale con l’emittente Al Jazira. Un discorso a sé merita il Giappone, indubbiamente quello che si è affidato maggiormente al binomio di cultura tradizionale con le nuove tecnologie interattive. Sul fronte dei contenuti del Tema, cioè Nutrire il Pianeta, energia per la vita, ci sono due vincitori assoluti: la Santa Sede e la Germania. Il padiglione del Vaticano, molto semplice e ricoperto da lettere stilizzate che riproducono in tutte le lingue “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” è completamente aperto, dietro una semplice pannello di stoffa giallo. Nella parete opposta alla mostra fotografica di volti, tre film cortometraggi presentano il valore della carità cristiana, che non è assistenzialismo, ma aiuto materiale e spirituale a chi soffre e vive nelle “periferie dell’esistenza”. La Germania, invece, ha puntato sui campi delle idee, un percorso interattivo che ciascun visitatore può attivare con il supporto di una “SeedBoard” personale: un blocknotes bianco su cartoncino che attiva la proiezione personalizzata (in quattro lingue) di testi, immagini, filmati e giochi e dove è possibile raccogliere e conservare una serie scelta di contenuti. In questo modo la visita al padiglione si trasforma in un’avventura individuale, che permette al contempo di esplorare diverse soluzioni per una relazione sostenibile con il suolo, l’agricoltura e l’acqua. Meno effetto wow, ma interessante, il Padiglione dell’Austria che riproduce il microclima di un bosco.

Fonte: Il Piccolo