Cuba e Ue firmano accordo per normalizzazione rapporti in crisi dal 2003

14/03/2016

Pubblicato Lunedì, 14 Mar 2016 10:09
L'Unione europea e Cuba hanno firmato un accordo per normalizzare le proprie relazioni, 13 anni dopo la sospensione dei rapporti tra l'Europa e l'isola caraibica. L'intesa, firmata a L'Avana durante la visita dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Federica Mogherini, è frutto di negoziati intavolati due anni fa e si concretizza sulla scia del disgelo con gli Stati Uniti, alla vigilia della storica visita del presidente Barack Obama a Cuba.
"E' una storica tappa per le nostre relazioni", ha dichiarato la Mogherini durante la cerimonia della firma accanto al ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez (i due nella foto). Per sugellare il loro riavvicinamento, Bruxelles e L'Avana negoziano dall'aprile del 2014 un Accordo di dialogo politico e di cooperazione. E se la "cooperazione" è già oggetto di un accordo, il "dialogo politico", che comprende la delicata questione dei diritti umani, è ancora in attesa di trovare un consenso. 
Nel quadro di questo dialogo, Cuba auspica che l'Ue abbandoni la "posizione comune" che dal 1996 condiziona la cooperazione europea con l'isola caraibica a dei progressi sul fronte democratico. Da parte sua, Bruxelles ha affermato di voler essere in grado di dialogare in maniera più fluida con L'Avana e chiede che Cuba firmi o ratifichi diversi trattati internazionali sui diritti umani.
Le relazioni e la conseguente condanna dell'Ue si sono verificate, appunto, nel 2003 a causa di alcune condanne a morte con processi sommari a presunti dissidenti cubani che avevano dirottato delle barche per scappare negli Stati Uniti. Cuba, che non applicava la pena di morte da anni pur essendo prevista nel suo codice penale, subì la condanna anche di molti intellettuali comunisti internazionali, che furono unanimi nel dire che l'allora presidente cubano Fidel Castro (oggi sostituito dal fratello Raul, insieme nella foto a destra) sbagliò anche nell'esagerata reazione contro l'Ue colpevole di intromissioni in questioni nazionali che non la riguardavano e fortemente condizionate dall'allora nemico "yankee" americano Usa, governato dal repubblicano George W. Bush.