Cresce l’export italiano di macchine utensili

09/01/2009

Il settore italiano delle macchine utensili cresce oltre le previsioni. Secondo i dati ufficiali di consuntivo elaborati dal Centro studi di Ucimu-Sistemi, la produzione italiana di macchine utensili, robot e automazione si è attestata nel 2006 a 4992 milioni di euro, in crescita del 15,9% rispetto al 2005, ovvero 4 punti in più di quanto ipotizzato dal preconsuntivo presentato lo scorso dicembre.

In particolare, le esportazioni hanno continuato a crescere su ottimi livelli (+17,7%, per un totale di 2.787 milioni di euro), ma sono state soprattutto le consegne sul mercato domestico, dopo alcuni anni negativi, a registrare un incremento (+13,6%) nettamente superiore alle previsioni. La forte ripresa interna è testimoniata dal dato di consumo che, salito a 3.537 milioni di euro, ha segnato un aumento del 13,7% rispetto all’anno precedente, oltre 6 punti sopra quanto stimato negli scorsi mesi.

Per quanto riguarda le esportazioni, la Germania ha assorbito l’11,6% dell’offerta italiana di settore e si è confermata il principale mercato di sbocco, seguita a ruota dalla Cina (9,6%) che ha conosciuto una crescita delle vendite dirette del 43,1%, balzando dal quinto al secondo posto in questa speciale graduatoria.

Marco Cimini, direttore dell’Ufficio ICE di Berlino, conferma il dato: “L’Italia è ai primi posti al mondo come produttore di meccanica strumentale, che comprende anche la produzione di macchine utensili per la lavorazione dei metalli, del legno, della plastica, del vetro, macchine grafiche, macchinari tessili e per l’imballaggio. L’Italia è il terzo fornitore della Germania, dopo Svizzera e Stati Uniti, ma detiene la leadership in alcuni settori”.

Dai dati delle importazioni tedesche dall’Italia relativi al terzo trimestre 2006, risulta che il nostro Paese è secondo solo alla Svizzera per quanto concerne le macchine utensili per metalli (10,1% di quota) e per il legno (17,6%). La stessa posizione è occupata per le macchine per segare pietre (20,2%), mentre siamo al primo posto per le forniture di macchine per metallurgia e fonderia (31,3%).

“Ora l’industria manifatturiera tedesca, principale acquirente dei macchinari, sta delocalizzando, come avviene in tutti i Paesi occidentali e in tutti i settori, per cui si registra una fisiologica diminuzione delle quote. Tuttavia la caratteristica principale dell’industria italiana dei macchinari, che è anche la sua carta vincente, è il fatto di far parte delle filiere produttive: il fruitore collabora con il produttore, l’offerta è flessibile e personalizzabile sulle esigenze del committente. Questa caratteristica, per esempio, differenzia l’Italia dalla Germania, che invece lavora più sugli standard, mantenendo comunque un alto livello di qualità”.

Linda Von Delthaes-Guenther, direttore marketing della Camera di Commercio Italiana a Francoforte, riferisce che sei mesi fa la Camera ha organizzato un seminario a Stoccarda sui macchinari italiani: “L’interesse delle aziende tedesche si è dimostrato molto alto. Abbiamo infatti registrato diverse richieste. Del resto questo settore, insieme a quello chimico, è sempre stato uno dei principali negli scambi commerciali tra Italia e Germania”.

Tra i Paesi occidentali, dichiara ancora Ucimu, bene le consegne negli Stati Uniti (+14,6%) e in Spagna (+11,8%), mentre è stata registrata una diminuzione delle vendite destinate alla Francia (-10%) superiore al previsto. Michèle Gourbji, responsabile per i beni strumentali dell’Ufficio ICE di Parigi, ritiene che il dato non corrisponderebbe a quanto rilevato dalle statistiche francesi (dati doganali), secondo le quali “nel 2006 la quota italiana dell’import di macchine utensili per la lavorazione metalli è pari al 19%, praticamente invariata rispetto al 2005”.

Nei mercati emergenti, buoni riscontri si rilevano dalle vendite dirette in Polonia (+82,8%), Russia (+48,2%), India (+14,8%), Repubblica Ceca (+65%) e Romania (+35,6%). Di segno opposto le consegne in Brasile (-14,6%) e Messico (-26,9%). I

l finale di 2006 superiore alle aspettative ha spinto al rialzo anche le previsioni per il 2007: secondo una stima elaborata dal Centro studi di Ucimu, la produzione dovrebbe raggiungere il nuovo valore record di 5.570 milioni di euro, con un incremento dell’11,6% rispetto al 2006. Le esportazioni toccheranno quota 3.080 milioni di euro (+10,5% rispetto al 2006), mentre le consegne sul mercato domestico avranno un valore pari a 2.490 milioni, facendo segnare una crescita del 12,9%. Nel 2007 proseguirà anche il trend positivo del consumo che si attesterà a 3935 milioni di euro, l’11,3% in più rispetto all’anno precedente.

Fonte:
News ITALIA PRESS