Coppie di fatto, Consiglio dei ministri approva disegno di legge

09/01/2009

ROMA (Reuters) – Il Consiglio dei ministri, in seduta straordinaria, ha approvato questa sera il disegno di legge che riconosce e regola le convivenze tra due persone, anche dello stesso sesso, a cui la Chiesa cattolica si oppone fermamente.

Non si chiamano Pacs, alla francese, ma “Dico” — sigla che sta per “diritti e doveri delle persone conviventi”.

La legge, frutto di un compromesso tra la componente cattolica e quella laica della maggioranza di centrosinistra, è stata salutata come “un passo in avanti nella civiltà del nostro paese”, ha detto la ministro delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Questo ddl “è la prova di cosa significa un governo di coalizione, e anche una prova di laicità”, ha detto la ministro della Famiglia Rosy Bindi, che insieme a Pollastrini è stata la principale autrice del testo.

“Non si tratta di un matrimonio di serie B, né di un piccolo Pacs”, ha aggiunto Bindi.

Il testo è stato votato all’unanimità dal Consiglio dei ministri, a cui però non partecipava il ministro della Giustizia Clemente Mastella, contrario al riconoscimento delle coppie di fatto.

La legge, recita l’articolo 1, si applica a “due persone maggiorenni e capaci, anche se dello stesso sesso, uniti da reciproco vincolo di affettività”.

Dunque, non solo coppie eterosessuali od omosessuali, ma anche, ha spiegato la ministro della famiglia Rosy Bindi, “una nipote che assiste la propria zia anziana o due fratelli, o un fratello e una sorella che vivono insieme”.

Sono invece esclusi i rapporti tra “persone legate da rapporti contrattuali”, come ad esempio un anziano e il suo “badante”. E sarà punito penalmente chi dichiarerà il falso.

Per la legge – che ora passa all’esame del Parlamento, e che si scontra con l’opposizione dell’Udeur di Mastella e con le resistenze di alcuni deputati della Margherita, i cosiddetti “teodem” – l’importante è che le convivenze siano “stabili”, non occasionali.

Il primo passo per i conviventi sarà una dichiarazione all’ufficio dell’anagrafe, che potrà essere contestuale per entrambi oppure in due tempi, col secondo convivente che invia una raccomandata successivamente.

Il testo attuale prevede tre anni di convivenza per subentrare in un contratto d’affitto. Tre anni anche per il ricongiungimento con il convivente (per esempio un insegnante trasferito in altra provincia), mentre per la successione occorrono 9 anni.

I doveri di assistenza nei confronti dell’ex convivente più debole scattano se il rapporto è durato almeno tre anni.

La legge avrà effetto retroattivo, se i conviventi potranno dimostrare l’esistenza del loro rapporto – grazie per esempio al certificato di residenza, o allo stato di famiglia – nel periodo precedente alla sua entrata in vigore.

Dall’approvazione della legge varranno subito il diritto all’assistenza ospedaliera, alla casa popolare, alle visite in carcere.

Per le pensioni, invece, la legge non parla direttamente di reversibilità, ma rimanda al prossimo riordino della previdenza, che dovrà creare un istituto ad hoc.

AMATO: SENZA DDL AVREI AVUTO DUBBI SU PARTITO DEMOCRATICO

“Consegniamo al Parlamento un testo con una grande apertura e massima disponibilità ad arricchimenti e proposte migliorative, ma consegniamo finalmente qualcosa”, ha detto Pollastrini.

“La legge potrà essere migliorata, ma esattamente sull’impianto che ha”, ha precisato il ministro dell’Interno Giuliano Amato, presente anche lui alla conferenza stampa con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Enrico Letta.

“Se non ce l’avessimo fatta a fare questo (il ddl), io avrei avuto dei dubbi anche su un altro ‘parto’, a cui tengo molto, quello del Partito Democratico”, ha detto ancora Amato, che è tra i sostenitori di una nuova formazione politica che superi Ds e Margherita.

Sui contrasti tra cattolici e laici, che si sono ripetuti anche negli ultimi giorni, mentre dal Vaticano venivano quasi quotidiani appelli contro la versione italiana dei Pacs, Pollastrini e Bindi non hanno voluto esprimersi: “Lasciateci il diritto di riservatezza”.

A chi gli chiedeva come saranno accolti i “Dico” Oltretevere, Bindi ha risposto prima “vedremo”, poi ha aggiunto: “A noi dovete chiedere se abbiamo fatto una legge secondo la Costituzione, e noi riteniamo di sì”, per poi assicurare che il governo “non ha accettato né divieti, né pressioni”.

Fonte:
Reuters
Massimiliano Di Giorgio