Convention Ciao Italia: Bari-Lecce 15-18 aprile

04/04/2009

Bari – "Sono due i concetti-chiave su cui far leva per sviluppare la concorrenzialità del made in Italy sui mercati esteri: logo.giftracciabilità e rintracciabilità, laddove il secondo è un rafforzativo del primo". Questa l'opinione di Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Puglia, relativamente all'imminente Convention Ciao Italia, Bari-Lecce 15-18 aprile, che sarà punto d'incontro fra ristoratori italiani nel mondo, filiere di distribuzione, operatori di settore, imprese produttrici dell'agro-alimentare nazionale e autorità istituzionali. "Se per ‘tracciabilità' si intende comunemente l'intero percorso compiuto dal prodotto, a partire dal conferimento sino ad arrivare al processo distributivo più in generale – prosegue De Concilio – la ‘rintracciabilità' è invece indicativa dello specifico territorio di provenienza, cavallo di battaglia dell'unicità del made in Italy ed elemento chiave in tema di eccellenza qualitativa. Subentra qui il discorso dell'importanza dell'etichetta: una grande vittoria della Regione Puglia è stato l'ottenimento del vincolo del ‘doc' sulle bottiglie d'olio, (legge che entrerà in vigore il 1 luglio prossimo. Lo scopo di Coldiretti resta l'estensione di quest'obbligo a tutti i prodotti della filiera nazionale, a patto, ovviamente, che si tratti di ‘vero made in Italy'. Miriamo ad una nuova legge, peraltro già in discussione al Parlamento. La tracciabilità, attualmente prevista dalla disciplina nel quadro di esigenze igienico-sanitarie, si qualifica come un valore aggiunto del prodotto, non comportando per le aziende ulteriori costi oltre quelli previsti dall'adempimento normativo. In questo modo il made in Italy diventa, prima ancora che prodotto eccellente, ‘prodotto etico', esportatore di un sistema socio-valoriale, di cultura e tradizione che tutto il mondo ci invidia. E' essenziale che il cittadino sappia cosa compra, perché si instauri quel rapporto di fiducia necessario alla sedimentazione di una domanda sempre crescente". Ad avallare questo discorso, Giovanni Ballarini, Antropologo alimentare e Presidente dell'Accademia Italiana della Cucina: "Nella complessa e difficile questione alimentare mondiale, recentemente aggravatasi per gli aspetti quantitativi logo gife per quelli della qualità della vita, la cucina italiana, proprio per le sue radici storiche, ha il ruolo d'indicare una strada da seguire per il miglior utilizzo degli alimenti, che soddisfi al tempo stesso i problemi della fame, di una corretta nutrizione, d'elevati livelli di benessere psico-fisico e d'equilibrio ambientale, divenendo quindi un importante interlocutore nell'attuale e futura ‘questione alimentare'". Ed è proprio questo il nesso tra l'evento di Bari-Lecce e le battaglie condotte in nome della dicitura ‘doc'. Come spiega ancora il Direttore di Coldiretti Puglia, "Vi è un'assoluta, prioritaria necessità di palesare il legame vitale fra prodotto finale e territorio di provenienza. Ciao Italia, in tal senso, è la vetrina straordinaria e fondamentale delle nostre tipicità di zona, che acquistano maggior pregio fra le mani esperte degli chef. Un'alleanza, quella fra i nostri artisti della cucina e la genuinità del made in Italy, a dir poco strategica. Risvolto concreto della manifestazione: la visibilità, determinante perché le potenzialità dell'eccellenza italiana siano conosciute ed apprezzate oltre i confini nazionali, e rivalutate al loro interno".

Riguardo la discussa questione della territorialità, delle tipicità locali e delle produzioni regionali, si esprime Vincenzo Divella, AD della Divella S.p.a e Presidente della Provincia di Bari, attraverso ‘Ali del Levante': "La tracciabilità è un valore in assoluto in termini di sanità e di possibilità di risalire al produttore in maniera sicura e trasparente. Per tanto, certo, la tracciabilità è importante trovarla al tavolo del ristorante. Sarebbe anche interessante disporre di un menù che illustri il valore peculiare delle lavorazioni italiane rispetto alle altre. E' quindi doveroso pretendere la tracciabilità. Altra cosa è che il rapporto della tracciabilità conduca inevitabilmente solo alla produzione in Italia della materia prima. L'origine specifica della materia prima ormai non ci compete più, non ultimo perché l'Italia non è più autosufficiente nella produzione praticamente su nessuna della grandi materie. Il vino, l'olio, il frumento ci giunge da altri paesi. L'olio prodotto in Italia avrà sì delle sue specificità, ma non è superiore all'olio tunisino. Coltivato in Italia non vuole dire sempre e per forza più buono, comunque migliore. Caso mai bisogna preoccuparsi se l'olio dichiarato Made in Italy sia effettivamente stato prodotto (‘fatto') secondo l'impianto culturale e valoriale italiano, e se è dichiarato proveniente da uliveti o/e frantoi italiani allora così deve essere, ma se non lo fosse, e ci fosse scritto, beh non vedrei il problema". Divella prosegue sugli stessi toni circa "L'insensatezza di pretendere che un prodotto Made in Puglia debba, in maniera vincolante, avere un riscontro di tracciabilità che ci porti a concludere che quel prodotto è stato realizzato solo esclusivamente con materie prime coltivate in Puglia". "Sono contrario – continua Divella a produrre cibi che si compongano esclusivamente di prodotti coltivati in territorio italiano, bisogna ragionare in prospettiva globale ed accettare il fatto che non siamo più autosufficienti in nessun settore dell'agroalimentare. Probabilmente questa maniera ormai superata di intendere il Made in Italy si sta rivelando controproducente per la nostra stessa agricoltura: si pensi alla coltivazione cerealicola, finanziata dalla Comunità Europea non in quanto a qualità effettiva del prodotto, ma su criteri di taraggio, generando un circolo vizioso per cui si è pervenuti a raccolti di qualità inferiore. Il rischio corso è quello di incaponirsi sull'origine delle produzioni a scapito dell'eccellenza del prodotto finito. La pasta italiana potrebbe, per paradosso, essere meno pregiata di quella australiana o canadese, zone in cui si producono grani migliori dei nostri".

Adriana Poli Bortone, Senatrice, vicesindaco di Lecce, Presidente agenzia per i beni culturali euro mediterraneo, afferma di seguito che "contrastare l'obesità, soprattutto infantile, deve essere una priorità a livello internazionale", a cominciare dall'Europa che deve coordinare politiche di lotta all'obesità. "La ristorazione italiana ha una responsabilità in più all'educazione. E i ristoranti italiani all'estero – cellule della sanità della Dieta Mediterranea – dovrebbero essere i primi a proporre iniziative in tal senso". La senatrice leccese lancia la proposta per una ‘carta menù educativa' o ‘menù tracciato', "dove per ogni piatto siano trasparenti le informazioni relative a ricetta utilizzata per la lavorazione gastronomica degli alimenti che compongono il piatto, e l'origine degli alimenti utilizzati per la realizzazione del piatto. Ecco, questa sarebbe effettiva tracciabilità, e significherebbe inaugurare una nuova politica fatta di relazioni trasparenti e costruttive con i Consumatori. Contestualmente si farebbe, appunto, educazione alla sanità alimentare". I ristoranti italiani all'estero che adottassero iniziative quali ad esempio il ‘menù tracciato', o che "dimostrassero di investire su acquisizione di materie prime biologiche, perfettamente tracciabili, dovrebbero essere valorizzati e incentivati dal Paese".

Fonte:
News ITALIA PRESS