Conti pubblici, il boom del fisco salva il deficit 2007
09/01/2009
Negli ultimi documenti governativi di politica economica – la Relazione previsionale e programmatica per il 2007 con l’annessa Nota di aggiornamento al Dpef – il deficit pubblico stimato per il 2006, al netto dei debiti pregressi legati ai rimborsi Iva sulle autovetture e alla Tav/Ferrovie, si ferma al 3,6% del Pil, rispetto al 4,0% indicato nel Dpef 2007-2011 presentato in luglio e al 4,1% realizzato nel 2005. Il miglioramento dei conti proviene quasi tutto dal lato delle entrate tributarie; il gettito fiscale è aumentato, infatti, nel corso di quest’anno in misura ben superiore alle stime iniziali. Nella Relazione trimestrale di cassa di aprile, ultimo atto ufficiale del governo uscente, le entrate tributarie totali erano calcolate in 407 miliardi di euro. Tre mesi dopo, il Dpef alzava la stima a 417 miliardi, che il recente aggiornamento ha portato a 435 miliardi.
Nei confronti del quadro previsionale del Dpef a inizio estate, la situazione appare, dunque, oggi più incoraggiante, al di là della manovra correttiva di bilancio prevista dalla Legge finanziaria in circa 34 miliardi, considerando come dato strutturale una quota significativa dei quasi 20 miliardi di maggiore gettito finora accertati. Il conseguimento dell’obiettivo per il 2007 diventa così meno gravoso, con un deficit tendenziale già piegato sotto il 4% del Pil (3,8%), a fronte di un valore programmatico del 2,8%, da raggiungersi attraverso una correzione netta di circa 15 miliardi, corrispondente a un punto percentuale di Pil. A questa cifra vanno, poi, aggiunti quasi 20 miliardi previsti come misure di sviluppo e altre spese. La probabile crescita economica del 2006, che si attesterà un po’ sopra l’1,6% programmatico (intorno all’1,7-1,8%), rappresenta a sua volta un ulteriore modesto vantaggio per i conti pubblici del 2007.
Una positiva eredità sui risultati del 2007
Il miglioramento della situazione della finanza pubblica nel 2006 è, innanzitutto, messo in evidenza dai dati del fabbisogno statale, che esprime il deficit di cassa, pari a 56,5 miliardi nei primi undici mesi di quest’anno, in calo di ben 27 miliardi rispetto al gennaio-novembre 2005. Gran parte dei progressi sono dovuti al buon andamento delle entrate fiscali, ma anche la dinamica delle spese sembra essere meno fuori controllo. Se la Trimestrale di cassa in aprile dava una previsione di 66,5 miliardi nell’intero anno, il Dpef in luglio riduceva il fabbisogno a 59 miliardi, mentre la Relazione previsionale di fine settembre lo abbassa ulteriormente a 47,7 miliardi, una cifra coerente con un indebitamento netto (il deficit di competenza) pari al 3,6% del Pil.
I dati aggiornati a novembre del fabbisogno lasciano, peraltro, intravedere un’evoluzione ancora più favorevole: il 2006 potrebbe chiudere con un deficit di cassa del settore statale intorno ai 40 miliardi, sensibilmente inferiore quindi ai 60 miliardi del 2005. Anche se il trasferimento dei migliori risultati del fabbisogno sull’indebitamento netto non è un fatto automatico – la dinamica dei conti di cassa (Banca d’Italia, Bollettino economico, novembre 2006, pag. 57-65) di tutte le amministrazioni pubbliche, statali e decentrate, appare meno lusinghiera, a causa del debito degli enti locali – sembra difficile tuttavia che una significativa riduzione del deficit di cassa non abbia altrettante positive conseguenze sull’analogo dato di competenza, che potrebbe scendere verso il 3,2% del Pil, lasciando così un’imprevista vantaggiosa eredità al 2007.
Questi calcoli ovviamente non considerano l’onere straordinario (una tantum) del rimborso dell’Iva sulle autovetture, effetto della sentenza della Corte di giustizia europea, e del debito Tav/Ispa riportato nel perimetro statale, destinato a finanziare l’Alta velocità ferroviaria; in totale si tratta di ben 30 miliardi, pari a circa due punti di Pil, che spiegano il deficit pubblico sopra il 5% quale probabile consuntivo del 2006 (esso sarà reso noto dall’Istat il prossimo 1° marzo).
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Michele De Gaspari