Cina: un occhio di riguardo al Brasile

09/01/2009

I rapporti tra Cina e Brasile vanno sempre più consolidandosi. Pechino ha bisogno di partner solidi per il proprio sviluppo economico, così come il governo Lula necessita del supporto di un paese importante come la Cina che possa controbilanciare l’influenza degli Stati Uniti.

Il 24 marzo a Pechino il presidente dello Stato cinese Hu Jintao ha avuto un incontro con il vice presidente brasiliano Jose Alencar Gomes Da Silva in visita in Cina. Hu Jintao ha affermato che la parte cinese intende compiere sforzi insieme alla controparte brasiliana per permettere ai rapporti bilaterali tra i due stati di diventare un esempio di cooperazione e solidarietà per un miglioramento comune della condizione dei Paesi in via di sviluppo.

In questi ultimi anni i Cina e Brasile hanno avviato un processo di collaborazione e coordinamento ad alto livello in molti settori, assicurandosi vicendevolmente una concorrenza leale per quanto riguarda alcuni progetti regionali ed internazionali. Essendo i più grandi paesi in via di sviluppo rispettivamente nell’emisfero orientale ed occidentale, la Cina attribuisce un’importanza fondamentale ai legami sino-brasiliani, soprattutto per quanto riguarda il proseguimento ed ampliamento degli accordi riguardanti le politiche strategiche.

È stato proprio questo uno dei motivi fondamentali della visita del vice-premier brasiliano Jose Alencar, recatosi in Cina per la prima riunione dell’Alto Comitato di coordinazione e di cooperazione tra i due paesi tenutasi il 24 marzo, e presieduta proprio da Alencar e dal vice primo ministro cinese Wu Yi. La visita del vice-premier brasiliano ha avuto inoltre una incontestabile connotazione economica ed è arrivata in un periodo in cui la Cina ha annunciato di intraprendere una graduale flessibilità nei confronti delle importazioni di soia provenienti dal brasile, che nel 2005 hanno coperto un volume di affari di circa 1,7 miliardi di dollari.

Per quanto riguarda l’Alto Comitato Cinese-Brasiliano di coordinazione e di cooperazione, conosciuto come Cosban, esso è un meccanismo per il dialogo generato durante la visita in Cina del presidente brasiliano Lula nel mese di maggio 2004. L’istituzione del comitato vuole dare una energica spinta alla cosiddetta “alleanza strategica bilaterale” tra i due paesi, contribuendo a promuovere lo sviluppo comune in vari campi come quello politico, economico e tecnologico, nei quali la partnership tra Cina e Brasile ha già ottenuto abbondanti risultati. Il nuovo organismo si riunirà ogni due anni e raccoglierà gli alti ufficiali di entrambi gli stati.

Nella prima riunione, tra i vari accordi raggiunti dai due governi, spiccano un memorandum d’intesa sulle esportazioni di carne, uno sui meccanismi di messa in opera per il dialogo nel settore finanziario, un accordo di cooperazione sulle telecomunicazioni e sulla tecnologia dell’informazione e un piano d’azione per la cooperazione culturale con il governo cinese. Inoltre il vice presidente brasiliano Alencar, anche ministro della difesa nazionale, ha avuto un colloquio con il ministro della difesa cinese Cao Gangchuan nel quale le due parti hanno sperato di continuare a rafforzare gli scambi e la cooperazione fra le truppe dei due paesi.

Analisi dei rapporti tra Cina e Brasile

Nonostante la diversità dei rispettivi sistemi politici (il Brasile è ormai a tutti gli effetti da considerarsi uno stato di democrazia consolidata, mentre lo stesso non può certo dirsi della Repubblica Popolare Cinese), sul piano economico i due Paesi sono partner naturali. Lo scorso anno il Brasile ha avuto un saldo positivo di 2,4 miliardi di dollari nel commercio con la Cina, avendo raggiunto i 4,5 miliardi di esportazioni, mentre le importazioni si sono attestate a 2,1 miliardi. Le statistiche cinesi mostrano invece un volume di 9,3 miliardi di dollari soltanto nei primi nove mesi del 2005 (l’uno per cento del totale degli scambi del paese con l’estero). Grazie alla posizione privilegiata che il Brasile ha ottenuto nei riguardi della Cina, lo scorso anno lo stato asiatico è riuscito a raggiungere un traguardo molto importante, ottenendo il riconoscimento di economia di mercato che il Brasile ha conferito alla Repubblica Popolare Cinese. Questo riconoscimento è stato molto importante soprattutto per quanto riguarda le trattative interne al WTO. Infatti, secondo le regole fissate dallo stesso nel 2001, l’entrata a far parte dell’Organizzazione mondiale del commercio comporta, da parte del nuovo membro (non ancora considerato avente economia di mercato), il dover sopportare norme anti-dumping (l’imposizione di dazi doganali) contro i propri prodotti, da parte degli altri partner internazionali.

Per quanto riguarda la contropartita Brasiliana invece, le maggiori conquiste sono state ottenute sempre nel 2005, quando Pechino si è impegnata a favorire l’esportazione di carni bovine e avicole e a creare, come già detto, un gruppo di lavoro per facilitare l’immissione di soia brasiliana nel proprio mercato. Ciliegina sulla torta sembrano essere inoltre: la costruzione da parte di un’impresa cinese, di un gasdotto che attraverserà il Brasile da nord a sud; l’impegno preso dalla Cina di favorire nei prossimi anni il flusso turistico verso il Brasile ed il programma, sottoscritto dai due paesi, per un lancio congiunto di satelliti. Tutto ciò appare quindi in linea con la strategia messa in atto dal governo Lula in questi anni, che per quanto riguarda il commercio estero, ha promosso con convinzione l’alleanza fra paesi emergenti comportando però in questo caso, qualche rischio per l’economia brasiliana e per quelle imprese operanti soprattutto nei settori dove le merci cinesi sono più competitive (come quello tessile), che si vedrebbero messe in seria difficoltà dal basso costo e dall’avvento massiccio di questi prodotti sul mercato.

Analizzando con più attenzione le scelte di Pechino, sembrano delinearsi con più chiarezza quali siano le politiche economiche, strategiche e diplomatiche del paese. Ancora una volta infatti, il governo cinese, sembra aver dimostrato di voler perseguire non solo vantaggi contingenti, ma una strategia di lunghe vedute finalizzata alla costruzione di uno spazio economico che possa contrastare l’egemonia dei paesi industrializzati del nord del mondo, ed al formarsi di uno spazio diplomatico che miri a ridisegnare i rapporti internazionali tra gli stati, magari anche grazie alla riforma del consiglio di sicurezza dell’ONU per la quale il Brasile si sta decisamente battendo per vedersi riconosciuto un seggio permanente.

È probabile quindi, che l’avvicinamento della Repubblica Popolare Cinese al Brasile sia solo una delle tappe del futuro impegno di Pechino nei legami con il resto dell’America Latina, basti pensare alle relazioni già intrattenute con il Cile e l’Argentina. Tale progetto, se portato a termine, segnerebbe l’affermarsi di un modello alternativo a quello tradizionale che vede l’America del Sud sotto una forte influenza degli Stati Uniti. Dal canto suo il Brasile, ha tutto l’interesse e la convenienza a stringere accordi (soprattutto di carattere economico), con paesi come la Cina che hanno appoggiato la politica estera del governo Lula, giudicata troppo intraprendente e perciò non sempre vista amichevolmente.

La strategia proposta dal presidente Hu Jintao candida apparentemente il proprio paese al ruolo di leader del blocco di nazioni detto BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). Questo gruppo, che ha esordito al vertice WTO di Cancun del 2003, contribuì a fare fallire il summit, decidendo di appoggiare il gruppo dei venti paesi in via di sviluppo che si opponevano alle nuove liberalizzazioni previste dall’Organizzazione mondiale del commercio, dimostrando in questo modo, l’importanza del proprio consenso per i futuri accordi globali.

Conclusioni

La Cina sembra quindi guardare al Sudamerica con un occhio di riguardo. Nella sua politica di ascesa nel panorama politico mondiale, Pechino sembra giocare anche questa volta nel migliore dei modi le proprie carte, scegliendo non a caso il Brasile come partner principale, tra i paesi dell’America Latina più intraprendenti a livello internazionale e con un’economia in forte crescita. È bene ricordare come la vicinanza politica, strategica ed economica tra i due stati possa anche aiutare la posizione cinese all’interno dell’ONU, favorita da un eventuale, seppur remota, entrata a far parte del Brasile nei paesi aventi un seggio permanente.

Cercando di capire se il legame imprescindibile tra gli Stati Uniti e i paesi del Sudamerica possa essere intaccato dall’ingresso di questo nuovo asse nella scacchiera mondiale, aspettando di vedere le future evoluzioni del BRIC e l’influenza sulle decisioni economiche globali, possiamo solo constatare come Cina e Brasile stiano sempre di più unendo i propri sforzi per migliorare le rispettive condizioni e per cercare un’alternativa al blocco classico dei paesi Occidentali.

Fonte:
Equilibri.net
Nicola Pallotto