Censis, l’Italia digitale è lontana
09/01/2009
In Italia la dipendenza dal modello televisivo tradizionale, l’analogico terrestre, resta ancora molto forte, la più alta fra i paesi europei più simili al nostro. E siamo ultimi per la radio, i quotidiani, i libri e internet
L’Italia corre, ma gli altri in Europa sono già molto lontani e le distanze potrebbero ancora aumentare. E’ la ‘fotografia’ che il Censis offre a proposito di Comunicazione e Media con il suo sesto rapporto, in collaborazione con l’Ucsi, dedicato proprio alla Comunicazione. Una prima sintesi del Rapporto, promosso con la collaborazione di H3G, Mediaset, Mondadori, Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Rai e Telecom Italia, è stata presentata a Roma, mentre il volume finale è atteso per il prossimo febbraio.
In Italia la dipendenza dal modello televisivo tradizionale, l’analogico terrestre, resta ancora molto forte, la più alta fra i paesi europei più simili al nostro: il 72% della popolazione italiana vede solo e unicamente programmi della tv tradizionale, a fronte del 65% di Francia e Spagna, del 50% della Germania e del 31%, il più basso, della Gran Bretagna.
Di qui la constatazione del Censis che, sebbene in Europa la trasformazione del modello televisivo verso le tecnologie digitali proceda velocemente, in Italia si rimane molto indietro. Questo nonostante il paese abbia conosciuto un notevole incremento della capacità di accostarsi a un maggior numero di media per assolvere ai bisogni informativi e comunicativi.
Nel rapporto, anche le preferenze degli italiani riguardo alle fonti di informazione. Il 90% ricorre alla televisione per informarsi, ma alla fine appena il 42,2% si dichiara soddisfatto della scelta e dei risultati ottenuti. Tanto è vero che la massima soddisfazione (75% delle persone) viene da internet, che pure è al quinto posto (29%) nell’ordine di preferenza dei media a cui bussare.
Per informarsi ci si rivolge quindi per lo più alla tv, poi ai quotidiani (56%), alla radio 847%), al teletext (29%), a internet (29%) e ai libri (28%). La classifica per grado di soddisfazione è però diversa: detto di internet, davanti a tutti, a seguire i libri (64%), i quotidiani (5459, la radio 8535), il teletext (48%) e, buon ultima, proprio la televisione con il 42%. Anche per «approfondire» si ricorre per lo più alla tv (73%), quindi ai quotidiani (43%), ai libri (36%), a internet (32%), alla radio (28%) e ai settimanali (23%). Ma anche in questo caso la classifica per grado di soddisfazione vede poi un netto rovesciamento: davanti a tutti c’è il web con il 76%, poi i libri al 72%, la radio e i quotidiani al 52% e, ancora una volta all’ultimo posto, la televisione, anche se in questo caso in compagnia dei settimanali, al 48%.
Come ha sottolineato il segretario generale del Censis, Giuseppe De Rita, il problema è prima di tutto culturale: “I dati dimostrano l’ansia di informazione e di approfondimento”, ma è necessario “uscire dalla crisi di comunicazione, che è crisi culturale dell’occidente, e che è legata alla mancanza di contenuti. Siamo all’offerta di puro tipo virtuale e c’è una coazione a fare offerta in assenza di domanda. Non si può procedere in questa direzione che aggrava solo la crisi”.
Fonte:
Rai News