Brasile, un’economia al bivio tra protezionismo e sviluppo

05/11/2012

San Paolo, (TMNews) – Quando si tratta di affari, il macchiavellico "fine giustifica i mezzi" calza più che a pennello. E anche il Brasile non fa eccezione. Prendiamo per esempio il settore automobilistico, diventato un vero e proprio Eldorado per gli investitori stranieri. Il piano Inovar auto, varato dal governo di Dilma Rousseff, infatti, a fronte dei benefici fiscali per i produttori, penalizza le automobili importate con una tassazione al 35%. Una decisione che è subito stata bollata come protezionista da parte di Europa e Stati Uniti.

Ma la risposta del presidente Dilma Rousseff non si è fatta attendere:"Non possiamo accettare che iniziative legittime di protezione del commercio da parte di un Paese in via di sviluppo siano ingiustamente classificate come protezionismo".A sua volta Rousseff ha accusato i Paesi più ricchi di una "guerra valutaria", nel tentativo di risollevare le loro economie."Direi che il Brasile – dice il professor Roberto Dumas Damas – ha adottato alcune misure protezioniste, come le tariffe sull'importazione di 100 prodotti, dal tessile alle patate.

Inoltre, ha imposto condizioni affinchè i produttori di telefoni cellulari utilizzino la componentistica prodotta nel Paese. Ma il governo sostiene che è solo per promuovere le imprese locali".Questa piccola fabbrica nei pressi di Sao Paolo negli ultimi anni è passata dalla produzione di sciarpe a tessili per l'arredo, un settore che risente poco della concorrenza straniera. Le operaie che lavorano qui dicono di voler conservare solo il proprio lavoro. Occorre tempo però per capire se le misure adottate consentiranno di mantenere quei posti o sono solo un modo per rimandare riforme più costose, in campo triburario, infrastrutturale e scolastico.

 

Fonte:
Tm News