Brasile trainato dall’export
09/01/2009
I mercati latino-americani corrono più delle altre Borse emergenti, grazie alla forte domanda di materie prime. Bene San Paolo, ma anche Buenos Aires, che beneficia del successo nella ristrutturazione del debito aziendale. Sul Cile pesa l’incertezza politica.
A settembre, le Borse latino-americane hanno sovraperformato gli altri mercati emergenti. L’indice Msci locale ha guadagnato il 7,7% in dollari contro il 5% dell’Msci Emerging market (al 29 settembre). Da gennaio, il rialzo è stato del 12,3%, secondo solo a quello dell’Est Europa (+17,5% in dollari).
Nell’ultimo mese, la miglior performance tra le principali Borse dell’area è stata messa a segno da quella argentina (+17% l’Msci locale in dollari), seguita dalla brasiliana (+9%), mentre la più debole è stata la cilena, che ha comunque guadagnato il 4,6%. In termini assoluti, il rendimento maggiore è stato registrato dal mercato colombiano, con l’indice Msci che ha guadagnato quasi il 18%.
L’Argentina beneficia del successo del processo di ristrutturazione del debito avviato da molte aziende, mentre è ancora incerta la questione sui titoli di Stato. Il presidente, Nestor Kirchner, ha detto che la proposta del governo, che verrà presentata nel dettaglio la prossima settimana, è definitiva, escludendo che ci siano ripensamenti, nonostante il malcontento degli investitori. Il piano prevede uno swap (scambio) tra le obbligazioni andate in default, pari a 100 miliardi di dollari, e nuove emissioni per un importo di 40 miliardi.
Dal punto di vista macro, la ripresa economica in Argentina ha ancora bisogno di conferme, diversamente dal Brasile, che può contare sulla forza delle esportazioni di materie prime. Il surplus commerciale, pari a 24,88 miliardi di dollari, ha portato il real, la moneta locale, ai massimi contro il dollaro da gennaio, grazie ai forti flussi di investimento. Non solo, l’inflazione sembra essere sotto controllo e il rating sul debito pubblico è stato rivisto al rialzo da parte delle agenzie internazionali (Fitch, Standard&Poor’s e Moody’s).
Le esportazioni fanno da traino anche in Cile, principale produttore al mondo di rame. La materia prima, infatti, è ai massimi degli ultimi sette mesi sui timori di un calo delle scorte. Il Paese, però, deve fare i conti con l’incertezza legata alle elezioni municipali che si terranno a fine ottobre, consultazione importante in vista delle presidenziali del prossimo anno. E’ significativo che nei giorni scorsi si siano dimessi due ministri, quello degli esteri, Soledad Alvear, e della difesa, Michelle Bachelet, che pare vogliano candidarsi a capi di Stato nel 2005. La decisione ha costretto il presidente, Ricardo Lagos, a fare un rimpasto nel governo.
Per i gestori, l’America Latina resta uno dei mercati emergenti più interessanti dal punto di vista delle valutazioni dei titoli e del miglioramento dei fondamentali economici. Il Brasile è in sovrappeso nei portafogli specializzati sull’area di molte case di investimento tra cui Schroders, Gartmore e WestAM. Per gli analisti di Schroders, “la ripresa brasiliana beneficerà dei buoni risultati societari”, anche se nel breve potrebbe essere penalizzata da un generale rallentamento dell’economia.
Morningstar
Sara Silano
30/9/2004