Brasile, tra i veleni e gli scandali Lula verso la riconferma
09/01/2009
Nei quattro anni dell’era Lula in Brasile le diseguaglianze non sono diminuite, ma aumentate.
I ricchi sono sempre più ricchi. I poveri un po’ meno poveri, ma ancora troppi per un Paese che cerca di scrollarsi di dosso la crisi economica degli anni Novanta e di ritagliarsi faticosamente un ruolo da grande potenza emergente.
Luiz Inacio da Silva, il presidente operaio, primo capo di stato di sinistra del Brasile moderno, è stato travolto negli ultimi mesi dai veleni e dagli scandali della corruzione nel suo partito. I sondaggi per le elezioni di domenica lo danno largamente in testa. Con una forbice che va dal 51 al 59 per cento. Sopra al 50% comunque.
Il principale candidato dell’opposizione, il socialdemocratico, Geraldo Alckmin, è accreditato del 32% delle preferenze. La riconferma di Lula sembra quindi scontata. E probabilmente non ci sarà nemmeno bisogno di andare al ballottaggio, il 29 ottobre. Ma il Paese è diviso. Gli ultimi a saltare in ordine di tempo nel potente Partido dos Trabalhadores (Pt) di Lula sono il suo segretario Freud Godoy, il presidente del Pt Ricardo Berzoini e altri cinque dirigenti del partito: sono accusati dal procuratore federale dello Stato del Mato Grosso di aver acquistato un dossier per screditare il suo rivale socialdemocratico.
Lula nei comizi allarga le braccia e sorride per gettarsi alle spalle le nuvole e i sospetti. E centinaia di denunce. Si paragona a Gesù in croce («Su dodici a tavola uno tradì Gesù Cristo. Avere compagni che commettono errori fa parte della storia dell’umanità»). Parla alla gente della crescita economica, dell’inflazione scesa al 4%, ricorda i programmi di assistenza gratuita che hanno permesso a milioni di famiglie di mangiare. «Che facciano quello che vogliono. Vinceremo con la faccia pulita», continua a ripetere.
E i brasiliani gli credono ancora, la sua leadership vacilla ma tiene, evidentemente, forse perché non ci sono alternative credibili o altrettanto forti. I militari parlano di «pericolo imminente» per la democrazia brasiliana, rispetto alla riconferma di Lula. E insistono nella necessità di risanare la vita politica nazionale».
Il candidato numero uno dell’opposizione Alckmin lo chiama «Giuda» e lo accusa di avere tradito il popolo brasiliano. Un altro nemico giurato, Cristovam Buarque, lo definisce «imperatore metallurgico». Scatenato contro Lula anche l’ex presidente Fernando Henrique Cardoso: «Si paragona a Gesù Cristo. Mio Dio. Lui non è Gesù ma il demonio, bisogna cacciarlo dal Brasile».
Heloisa Helena, giovane candidata della sinistra radicale, ironizza: «Sono cristiana, conosco molto bene la storia del Vangelo… Lula è senza dubbio più simile a Giuda Iscariota o a Ponzio Pilato che a Gesù Cristo». Una lunga scia di polemiche insomma ha concluso la campagna elettorale.
Lula verrà probabilmente confermato al primo turno. Voteranno per lui in massa i ricchi e le classi meno abbienti. Mentre le classi medie che sono quelle che hanno sofferto di più in questi anni per l’aumento dei prezzi e gli stipendi bloccati voteranno compatte a destra o all’estrema sinistra. Lo scenario che si va delineando è quello di una eccessiva frammentazione politica.Cosa che renderà più difficile il compito al nuovo presidente. Lula lo sa. Sa che dalle urne uscirà fuori un Congresso ancora più frammentato. E che la sua coalizione perde i pezzi. E che sarà indispensabile per governare il Paese allargare le braccia all’opposizione.
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Riccardo Barlaam