Brasile, le aspettative rimangono favorevoli

09/01/2009

Si punta ancora sul Brasile. Dopo un 2004 in rialzo (la Borsa ha guadagnato oltre il 20% in dollari), le prospettive del mercato continuano a essere favorevoli sia dal punto di vista dei fondamentali (nonostante un previsto rallentamento della crescita nella prima metà del 2005) sia dal punto di vista delle valutazioni ancora convenienti. “In linea teorica il Brasile dispone di buone potenzialità di crescita per via di una popolazione giovane e delle risorse naturali presenti in abbondanza – scrive in un report appena pubblicato Walter Mitchell, vice presidente Emerging Markets di Credit Suisse – tuttavia in passato l’instabilità delle istituzioni politiche e il deficit delle finanze statali hanno prodotto dei rischi in termini finanziari e valutari.

La pragmatica politica economica del presidente Luis Inacio “Lula” da Silva ha però smentito i pessimisti fin dall’inizio del suo mandato. Il contenimento del deficit pubblico rende meno elevata la pressione inflazionistica, stabilizza la valuta, consente una riduzione dei rendimenti sul mercato dei capitali e dà impulso agli investimenti. Inoltre in qualità di esportatore di materie prime – aggiunge Mitchell – il Brasile beneficia direttamente della decisa crescita di domanda da parte della Cina”.

Sul fronte delle valutazioni – si legge ancora nel report – per il 2005 il rapporto tra prezzo e utili (p/e) pari a 6,5 risulta “poco elevato” (contro il 12,7 dell’India per esempio) e “riflette il perdurante scetticismo degli investitori”. Scetticismo fondato? Secondo Mitchell, non tanto. “Grazie al boom delle materie prime che si sta prefigurando, nei prossimi dieci anni il Brasile avrà buone possibilità di uscire dal circolo vizioso fatto di stagnazione economica e deficit pubblico.

Attualmente il Paese presenta un’eccedenza della bilancia delle partite correnti e il rincaro è ampiamente sotto controllo per via di una cauta politica monetaria. Siamo quindi dell’idea – conclude Mitchell – che in considerazione della valutazione poco elevata, il potenziale del rendimento compensi più che adeguatamente i rischi politici ed economici”.

Ma quali sono i settori e i titoli più attraenti? Secondo Credit Suisse, il petrolifero (Petrobas), ferro e acciaio (Companhia Vale do Rio Doce) e carta. Positivo anche l’outlook del gruppo utility Cemig. Per non correre troppi rischi, meglio però puntare su fondi che investono nell’area dell’America Latina.

Ma non sono soltanto le prospettive dell’azionario a convincere la banca svizzera. Anche il mercato dei titoli di stato pare favorevole. “I titoli dell’America Latina dovrebbero continuare a registrare un’outperformance rispetto ai titoli di stato al di fuori della regione per lo meno nel primo trimestre 2005 – si legge ancora nel report di Credit Suisse – poiché gli investitori continuano a prediligere livelli di rendimento e spread più elevati”.

Il Paese privilegiato è ancora il Brasile (B1 seguito dalla Colombia (Ba2/BB), Messico (Baa2/BBB), Perù (Ba3/BB). Rischio più elevato invece per Venezuela (B2/B) e Perù (Caaa1/CCC+) perché dipendono molto dall’elevato prezzo del petrolio. Le prospettive dell’Argentina invece “dipendono dai progressi che si otterranno nella conversione del debito”. In caso di successo (tasso di partecipazione attorno all’85%), le obbligazioni in sofferenza “potrebbero beneficiare di un potenziale di crescita”. Altrimenti è probabile un ulteriore calo.

Ultimo consiglio: considerata la fase avanzata del rally per le obbligazioni dei mercati emergenti e la possibilità di un rialzo rapido dei tassi d’interesse americani, Credit Suisse raccomanda un passaggio da obbligazioni a lunga scadenza a prestiti a medio termine e un consolidamento delle posizioni in titoli di stato in eur.

La Repubblica
14/2/2005