Brasile: la solidità economica sta alla base del suo ruolo internazionale
19/01/2009
Dopo gli anni del boom economico, la crisi finanziaria internazionale ha colpito anche l’economia brasiliana, tuttavia modalità e politiche per farvi fronte sottolineano chiaramente che il Brasile da economia emergente si appresta a diventare una solida economia sviluppata. Questo nuovo ordine economico è alla base di una gestione dei rapporti di potere che vedono il Brasile fra i principali protagonisti. Lo Stato sudamericano si appresta a consolidare il suo ruolo e a ricoprirne uno fondamentale sul piano globale, più che regionale.
A cura di Marco Pedrazzini – Equilibri.net
I primati del Brasile
Il Brasile occupa circa la metà dell’intera superficie dell’America Latina, è il quinto Stato nella classifica per estensione geografica e la quarta democrazia mondiale con più di 190 milioni di abitanti ma, soprattutto, secondo il Fondo Monetario Internazionale è la decima potenza economica mondiale e la nona in termini di potere d’acquisto. Il settore terziario costituisce la componente maggiore (65,8%) del PIL, mentre industria e agricoltura coprono il 28,7% e il 5,5% rispettivamente. Inoltre lo Stato sudamericano è il primo produttore ed esportatore di caffè e zucchero, sempre il primo produttore di agrumi mentre si trova ai vertici della produzione di soia, tabacco, banane, cacao, mais e legname. Complessivamente i prodotti agricoli rappresentano un terzo delle esportazioni, sostenute dalla prima flotta commerciale del Sud America. In aggiunta il Brasile è uno dei leader per quanto riguarda l’allevamento dei bovini; il sottosuolo è ricco di risorse minerarie fra cui ferro, manganese, stagno e bauxite, senza dimenticare oro e nichel.I cospicui investimenti nel settore energetico ne hanno fatto uno dei precursori del massiccio sfruttamento delle risorse rinnovabili: circa l’83% dell’energia elettrica prodotta è di origine idrica che, congiuntamente con lo sviluppo e sfruttamento dell’etanolo, ha reso possibile una cospicua riduzione della dipendenza dalle importazioni, nonostante il cresciuto fabbisogno dovuto al boom economico. Negli ultimi anni sono stati scoperti giacimenti offshore di petrolio e gas naturale che hanno fatto notevolmente aumentare le riserve, ora stimate a circa 13 miliardi di barili di petrolio e circa 350 miliardi di metri cubi di gas naturale, rendendo potenzialmente il Brasile un leader energetico globale.
Nell’attesa dei dati definitivi per la chiusura del 2008, la crescita del PIL si attesta intorno al 5%, con, nel dettaglio, il dato relativo al terzo quadrimestre stimato intorno al 6,8%. I dati sono considerevoli se si tengono presenti le condizioni internazionali e il rallentamento dell’economia globale. Difficilmente verranno mantenuti questi livelli come negli anni passati. Tuttavia se è vero che le stime per il 2009 propendono per un 3,2% (FMI), sottolineandone la contrazione, è altresì vero che anche l’inflazione è calata sotto l’obiettivo governativo del 4,5%.Altre due variabili sono da considerarsi per avere il quadro del Paese: nonostante le fluttuazioni e la crisi delle commodities (il cui prezzo è calato del 30%), queste costituisco ancora la principale componente delle esportazioni; d’altra parte non si prevede alcun tipo di recessione per tutto il 2009. La crisi del credito ha quindi colpito l’economia brasiliana ma non in maniera così marcata come altri Stati, proprio per la natura stessa della crisi e la composizione del PIL.
La crisi economica e le politiche volte a contrastarne gli effetti
La crisi ha colpito in primis gli assets finanziari, per andare poi in una seconda e seguente fase a danneggiare l’economia reale; il Brasile non ne è stato immune, tuttavia si deve considerare che il settore bancario brasiliano è sicuramente il più avanzato dell’America Latina ma non così avanzato da possedere cospicui stock finanziari. Inoltre sebbene il credito brasiliano ammonti a circa il 40% del PIL, questa è una quota inferiore a quelle delle economie “sviluppate” perché, per beneficiare dei passati finanziamenti internazionali, sono state richieste garanzie sulle riserve internazionali, mentre gli alti tassi di interesse e le esperienze delle passate crisi, che hanno reso le banche molto più conservatrici, hanno attualmente protetto da ulteriori perdite. Il settore pubblico ha contratto la sua quota di partecipazione dal 60% a meno del 40% del PIL, che significa una grossa riduzione dell’esposizione al rischio di deprezzamento, dato che la denominazione dei debiti è fatta in dollari.La crisi economica ha quindi segnato l’economia brasiliana attraverso una contrazione delle esportazioni in particolare, riversatasi poi in una contrazione del credito a piccoli e medi produttori: il problema principale è quello della difficoltà da parte degli imprenditori, soprattutto quelli agricoli di continuare a finanziare le loro produzioni.
Per stimare quanto sia consistente e duraturo il balzo dell’economia brasiliana è fondamentale rivolgersi all’analisi delle teorie economiche implementate per combattere la crisi. Il Brasile ha attuato politiche anti-cicliche, tradizionali delle economie consolidate, con una diminuzione dei tassi di interesse e una non-contrazione della spesa pubblica, creando i presupposti per un contro-bilanciamento di un possibile crollo del settore privato. Ciò indica che l’economia brasiliana è attualmente solida nonostante la crisi globale, che è per la maggior parte alimentata dal settore privato e che il rischio che il credit crunch possa intaccare l’economia reale ha spinto economisti e governo ad appoggiare scelte politiche non-tradizionali per le economie emergenti in generale, ma fondamentali per l’economia dello Stato.
Il Brasile è uno stato ricco di risorse naturali, solido politicamente con il Presidente Luiz Inacio "Lula" Da Silva saldo con oltre il 70% dei consensi, ammodernato con riforme che ne hanno limitato la vulnerabilità e con una solidità economica che ne garantisce un ruolo preponderante a livello regionale e imprescindibile a livello globale.
Egemonia regionale perseguita e concreto ruolo globale
Storicamente il Brasile ha perseguito politiche che potessero portarlo a posizioni di egemonia regionale. Seguendo queste due prospettive, il Brasile è attualmente una potenza regionale de facto che, altrettanto de facto, si deve scontrare con i numerosi tentativi di creazione di un’unione commerciale sudamericana, accompagnati da una costante inefficienza di tali progetti, modellati sull’esempio europeo. Alcuni Paesi dell’America Latina hanno chiamato per sé la leadership di questa unione, per esempio il Venezuela, che cerca di sfruttare i tentativi di integrazione regionale per supportare il suo progetto dell'ALBA (Alternativa Bolivarista per le Americhe). Ciò vale anche per il Brasile che ha visto rimanere sulla carta il tentativo di fusione del MERCOSUR (Mercato Comune del Sud) con la Comunità Andina per fondare l’UNASUR (Unione delle Nazioni Sud Americane); altresì dubbioso e ben poco concreto appare anche il progetto di creare un sistema di difesa comune del Sud America (CSS o Consiglio di Sicurezza Sudamericana), che in teoria dovrebbe essere una NATO in chiave latina.Il Brasile è egemone a livello regionale soprattutto in quanto cerca di svolgere un ruologlobale, indipendentemente dai processi d'integrazione regionali.Sebbene inoltre l’ultimo tentativo sia quello di dare vita ad un’unione in chiave difensiva, il Brasile sa bene di avere molte più possibilità facendo pesare la sua grandezza economica e ponendosi come ponte, ma non come alternativa, fra il Nord e il Sud. È stata l’economia a renderlo fondamentale nello scacchiere internazionale, tanto da sostanziare l’importanza del G20 di cui è colonna portante, a scapito del G8: tale sarà la chiave che permetterà allo Stato di consolidarsi a livello mondiale come interlocutore indispensabile, maggiormente in ambito politico-economico piuttosto che nelle assemblee delle Nazioni Unite, poiché se è vero che il Brasile ambisce da sempre ad un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza, è altrettanto vero che difficilmente si potrà assistere ad una riforma dell’ONU in tempi brevi.
Prova che lo Stato sudamericano sia consapevole di questa sua posizione sono proprio gli accordi commerciali, per forniture di armamenti da 12 miliardi di dollari, siglati con la Francia e l’allineamento di Sarkozy e Lula per sostenere posizioni comuni al prossimo G20 londinese, che verterà sulla crisi finanziaria globale.La sua crescita economica e le risposte alla crisi, la posizione di interlocutore essenziale a livello mondiale sono fattori concatenati da un legame causa-effetto che si rilancia continuamente: il Brasile può essere uno dei Paesi attori di un nuovo ordine economico e politico. Se le economie già sviluppate continueranno ad esercitare la loro autorità, le economie emergenti del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) continueranno ad accrescere il loro peso e la loro influenza proprio per le loro performance economiche: la solidità economica è quindi il fattore determinate per la gestione delle relazioni internazionali. Un’altra prova di questo ruolo determinante per il futuro è la proposta dell’OECD (Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo) di aprire i negoziati per l’annessione del Brasile all’organizzazione.
Conclusioni
La sfida per diventare una potenza regionale riconosciuta è la costruzione di un’unione sudamericana con il Brasile come leader; tuttavia ciò resterà difficilmente realizzabile di fronte ai troppi interessi dei singoli Stati e a progetti alternativi come l'ALBA di Chávez. È molto più probabile che il Brasile punterà a consolidare il ruolo di interlocutore privilegiato per i rapporti Nord-Sud e di attore essenziale nell’economia globale. In questa prospettiva le battaglie da vincere sono quella contro l’ineguaglianza e la povertà interna. Il Brasile è già una potenza globale e concentrerà gli sforzi proprio per rafforzare la situazione economica interna che sta alla base del suo ruolo internazionale. Nei fatti l’andamento economico e il G20 di Londra sono i prossimi obiettivi che vedranno il Brasile fra i protagonisti principali.
Fonte:
Equilibri.net