Brasile, in onda Mani Pulite. Come una telenovela
09/01/2009
Segretarie, amanti ed ex raccontano le bustarelle davanti alle telecamere. Audience alle stelle per il più grave episodio di corruzione del governo Lula
RIO DE JANEIRO – C’è il cattivo che si è trasformato in giustiziere, l’ex potente che annaspa per non affogare nel fango. Lacrime, qualche risata amara. E poi naturalmente mogli, ex mogli, segretarie, forse amanti.
È la formula classica della telenovela, genere che il Brasile ha regalato al mondo. Con un ingrediente di attualità: le telecamere sono sempre accese, come in un Grande Fratello della politica sporca. Da settimane il Brasile è paralizzato attorno al grave scandalo di corruzione che investe il governo Lula. Paralisi politica e trance mediatica.
Tutti i giorni, per ore, i canali della tv via cavo trasmettono udienze e confronti. Poiché gli orari non coincidono con la telenovela (quella vera), l’audience è altissima, i televisori sono accesi negli uffici, nelle case e persino nei baretti lungo la strada. Secondo la legge brasiliana, i politici vengono prima giudicati da commissioni parlamentari di inchiesta.
Assolutamente tutto, quindi, è pubblico. Come se ai tempi di Mani Pulite ci fosse stata una telecamera sempre accesa nell’ufficio di Antonio Di Pietro. Spazio enorme anche sui giornali, che hanno pubblicato centinaia di documenti. E vale la pena tenere d’occhio anche i blog politici su Internet. Ultimo arrivato quello di Cesar Maia, il sindaco di Rio de Janeiro con ambizioni presidenziali. Ogni tanto, di suo pugno nel laptop, Maia getta una bomba. Un Dagospia condotto in prima persona, senza intermediazione.
Il calendario dei confronti tv è tenuto religiosamente d’occhio dai più informati. Quello tra il grande accusatore e l’accusato numero uno, martedì scorso, è stato definito una «finale dei Mondiali». Roberto Jefferson, leader di un partito già alleato di Lula, ha confermato le accuse a Josè Dirceu, ex uomo forte del governo, di essere la mente dello schema di corruzione.
Che, in due parole, funzionava così: il «Partido dos Trabalhadores» (Pt) di Lula ha accumulato per anni fondi neri nelle casse di un pubblicitario-faccendiere, Marcos Valerio, il quale ha poi provveduto a smistarli a politici di vari partiti. Nell’ipotesi più soft, difesa dallo stesso Lula, si tratterebbe solo di finanziamento illecito di campagne elettorali. Ma Jefferson ha fornito una pista assai più grave. Il denaro, insiste, è servito per corrompere molti deputati e convincerli a votare a favore del governo in aula. I riscontri a questa accusa cominciano a rivelarsi inoppugnabili.
Dal vivo. Oltre ai confronti chiave, lo show tv ne offre altri collaterali, ma imperdibili. Il faccendiere Marcos Valerio, che gli altri politici chiamano impietosamente il «pelatino», appare tranquillo ma irritante. Il cassiere del Pt Delubio Soares è titubante e a tratti perso. Secondo alcuni osservatori lo sguardo liquido dell’ultima udienza evidenziava una possibile assunzione di farmaci. Roberto Jefferson è solito prepararsi alle udienze cantando in casa a squarciagola canzoni classiche napoletane. Con l’aiuto di potenti microfoni, le doti baritonali del politico superinquisito, che ora si atteggia a paladino, sono apparse evidenti.
La segretaria di Valerio, Fernanda Somaggio, sostiene che il quarto d’ora di popolarità le ha reso una offerta milionaria di Playboy per posare nuda. La rivista ha smentito la cifra, ma non l’interesse. Lei spiega che il denaro le servirà per lanciarsi in politica. In maniera pulita, una volta tanto. Dolce ma non intimidita è apparsa la moglie di Valerio, Renilda Fernandes.
È lei ad aver confermato che il marito aveva rapporti frequenti con i leader politici del Pt. Lontano dalle telecamere, infine, ha fatto storia la cattura all’aeroporto di San Paolo di un uomo legato al partito di Lula, che era riuscito a nascondere ben 100.000 dollari in contanti nelle mutande.
«Sto cominciando seriamente ad annoiarmi, la realtà è così ridicola di suo che non si riesce più a fare ironia. Voglio andare in vacanza…», dice l’umorista Marcelo Madureira, autore del più popolare programma satirico della tv Globo .
Le battute della trasmissione restano pesanti, inimmaginabili in altri Paesi, il che almeno rende onore alla libertà di espressione e alla forza della democrazia in Brasile. Non sembra pensarla allo stesso modo Luiz Inácio Lula da Silva. Mentre milioni di elettori e iscritti al Pt vivono lo scandalo come una tragedia, il presidente sbotta contro la stampa che – a suo parere – lo vuole vedere morto.
Le indagini finora lo hanno risparmiato, tutti i testimoni si affannano a dichiararlo innocente. Ma il fango si avvicina pericolosamente. Lula può essere estraneo alla distribuzione di denaro, ma il fatto che non fosse a conoscenza del meccanismo appare improbabile. Dopo lunghi periodi di silenzio, l’ex operaio ha deciso negli ultimi giorni di non restar fuori dal reality show. Mercoledì, in un comizio, ha promesso urlando che vincerà anche le prossime elezioni e che nessuno lo toglierà dalla poltrona. «Dovrete ingoiarmi», ha detto Lula, usando una battuta che in Brasile ha fatto la fortuna di Mario Zagallo, storico ct della nazionale di calcio e grande involontario umorista.
Fonte:
Corriere della Sera
Rocco Cotroneo
4/8/2005