Brasile: grandi opportunità per aziende piccole ma consorziate
30/10/2009
Salerno – A margine della XVIII Convention Mondiale delle Camere di Commercio Italiane all'Estero in svolgimento a Salerno, il Presidente Raffaele Di Luca della Camera di Commercio Italiana di Rio De Janeiro fa il punto della situazione sulle possibilità di investimento nel Paese, in una fase storica in cui il Brasile è al centro di un calendario di grandi eventi internazionali, alcuni dei quali vedono proprio l'Italia protagonista.
Rio De Janeiro sta per diventare il centro di una serie di eventi di portata mondiale: quali saranno in questo contesto le effettive possibilità delle piccole e medie aziende?
Io credo che le PMI debbano organizzarsi in un apposito consorzio, così come noi Camere di Commercio ci stiamo organizzando per creare uno specifico dipartimento per gli eventi. Al momento, come Camera di Commercio, mi sto organizzando per creare un mio dipartimento che spazia dalla parte giuridica a quella commerciale per poter dare il massimo supporto alle aziende che vogliono cogliere l'occasione di questi grandi eventi. Bisogna creare i presupposti per permettere alle nostre aziende di entrare in questi mega progetti quindi suggerisco che le piccole e medie aziende, con la stessa intelligenza con cui operano per conto proprio, creino dei consorzi. Stiamo per vivere un momento di grande fervore: avremo nel 2011 l'anno dell'Italia in Brasile, quindi un momento di visibilità importante proprio per le nostre aziende; avremo nel 2014 i Campionati Mondiali di Calcio per finire, nel 2016, con le Olimpiadi. Tutto questo comporta la necessità di creare infrastrutture adeguate ad ospitare questi eventi: alberghi, strade metropolitane ed urbane. Stiamo parlando di una realtà come Rio de Janeiro: io ho già dei grossi gruppi consorzi che si stanno attivando. Bisogna muoversi in tempo per aiutare il sistema e le piccole e medie aziende ad essere presenti.
Il Suo consiglio è consorziarsi, ma la PMI) è in grado di consorziarsi?La mia teoria, "estremamente personale", è che il sistema delle piccole e medie imprese non è più valido nella formula in cui esiste e viene attualmente proposta; questa formula è quella che appunto esprime difficoltà a consorziarsi. La possibilità di cambiare pelle le aziende che vogliono andare in Brasile l'avranno proprio in occasione di questi grandi eventi. Lo dovranno fare se vorranno entrare nella fase d'oro 2011-2016 in una situazione, per altro, che vede le banche completamente assenti -banche italiane in Brasile non ce ne sono più- e che vedere resistere oramai pochissimi grandi gruppi italiani nel Paese: Fiat, Pirelli, TIM. Il resto, e mi dispiace dirlo, diventa sempre più inespressivo; mi auguro solo che questa opportunità possa rappresentare anche per tutti un momento di cambiamento.
Quali sono gli errori che commette la piccola e media impresa quando si presenta in Brasile?Si presenta impreparata, spesso arriva in Camera di Commercio senza preavviso, o nel Paese senza avre costruito un rapporto con la Camera di Commercio. Mi auguro che il nuovo Presidente Assocamerestero, Augusto Strianese, che viene da Unioncamere e che ha cominciato ben dieci anni fa a diffondere il concetto di internazionalizzazione, lavorando sulle Camere italiane e sulle Camere Italiane all'Estero, possa essere il trainer affinchè le Camere estere si raccordino con le Camere italiane e viceversa, e che le Camere in Italia riescano a costruire sulle PMI così come sulla microimpresa una nuova cultura, per il bene delle imprese, ovviamente.
Il fatto che manchino le banche italiane in Brasile quanto penalizza le aziende italiane di piccole dimensioni che vogliono entrare nel Paese?Molto. Basti guardare a come si comporta la Spagna. Ha comprato e continua a comperare varie banche, non solo in Brasile, per cui c'è all'estero, a partire dal Brasile, una grande facilità di credito per le imprese spagnole che entrano sui mercati esteri, Brasile in testa. E i risultati si vedono. Se una azienda spagnola ha credito in Spagna automaticamente ha credito in Brasile o nel paese dove lavora, per cui, oggi come oggi, per pensare di rafforzare gli investimenti dobbiamo pensare a come avere il supporto delle banche. Abbiamo organi come SIMEST, SACE che non sono alla portata della piccola impresa, non sono una risposta alla necessità di credito della PMI, piuttosto lo sono per le poche, pochiessime grandi aziende. L'ICE fa il suo lavoro, che rispettiamo, ma purtroppo alla fine lavora solo nella propiezione delle grandi aziende, quelle che l'Italia non ha più -non le ha più a casa, in Italia, figurarsi all'estero. Se ci mettessero in condizioni di lavorare noi, noi Camere di Commercio Italiane all'estero, sui sei milioni di piccoli imprenditori, l'ICE lavorerebbe meglio sulla grande azienda e la piccola non sarebbe penalizzata, anzi.
L'talianità in Brasile è ancora un valore aggiunto per l'azienda italiana che intende andare a operare nel Paese?Certamente, perché l'attuale generazione, figlia di quella dalla valigia di cartone, è ricca di professionisti, avvocati, medici, ingegneri e questo favorisce il dialogo tra i due Paesi; questa è una generazione che può costruire l'immagine italiana nel Paese e un ponte autentico.
Tra questi italo-brasiliani vi sono imprenditori proiettati a investire in Italia?In Brasile c'è una burocrazia agile, così non è in Italia, la burocrazia italiana è tutt'altro che agile. In Brasile si facilitano le aziende, qui la burocrazia mette il bastone fra le ruote alle aziende, le si appesantisce di una serie di ostacoli. Questo è un deterrente per la generazione di italo-brasiliani imprenditori che si muove sui mercati internazionali.
Fonte:
News ITALIA PRESS