Brasile e Cina pronte ad «allentare»

21/08/2012

Riccardo Sorrentino
Nulla viene tralasciato. Politiche monetarie espansive, stimoli fiscali: i Paesi emergenti stanno cercando di affrontare il rallentamento dell'economia globale sfruttando tutte le leve a loro concreta disposizione. Così fa il Brasile, che dopo aver iniziato un ciclo di allentamenti valutari, ha deciso ieri di varare un "piano pubblico di investimenti privati". Così fa anche la Cina, dove il primo ministro Wen Jabao ricorda che c'è ancora spazio per ulteriori allentamenti. Più in difficoltà appaiono però India e Russia: l'inflazione, in quei Paesi, morde ancora.

I due esempi di Cina e Brasile sono emblematici non solo per il peso che i due Paesi stanno assumendo nell'economia globale ma anche per la creativià a cui gli emergenti sono costretti a ricorrere per ridare slancio a economie non certo mature come quelle avanzate.

Il Brasile, così, ha evitato uno stimolo fiscale "classico" (i cui esiti possono essere azzerati da una politica monetaria preoccupata dell'inflazione), per varare un progetto che aumenti la competitività. Ai privati sarà concessa la possibilità di costruire circa 10mila chilometri di ferrovie e 7.500 di strade federali, con un piano della durata di 30 anni (anche se più della metà degli interventi sono previsti nei primi cinque anni). Il valore complessivo del piano è di 133 miliardi di real, circa 53 miliardi di euro che saranno prestati dalle banche pubbliche a tassi agevolati. A questi investimenti infrastrutturali si aggiungeranno presto altre iniziative su porti e aeroporti, oltre a nuovi sgravi fiscali (che complicheranno ulteriormente un sistema tributario particolarmente complesso).

Potrebbe inoltre continuare il ciclo espansivo della politica monetaria, iniziato – un po' bruscamente, a testimoniaza di quanto rapidamente sia cambiato il vento – a fine agosto 2011 (dopo un ultimo rialzo a luglio). Il tasso di riferimento, dal 12,5% è calato fino all'8% e nell'ultima riunione dell'11 luglio, il Banco central notava che i rischi per l'inflazione erano limitati e che il contributo del commercio estero era disinflazionistico: la tendenza al rafforzamento del real raffredda i prezzi dei beni importati. Anche se sembra da escludere che il governatore Alexandre Tombini, in carica da gennaio 2011 e solido economista, abbia intenzione di "inflazionare" il sistema economico per garantire maggior crescita.

Una politica monetaria più espansiva è quello che il Fondo monetario internazionale consiglia a tutti i Paesi esposti alla crisi di Eurolandia, che sta dispiegando i suoi effetti un po' dappertutto. Anche la Cina sembra quindi destinata ad "allentare" ancora: il premier Wen Jiabao ha spiegato che la flessione dell'inflazione, all'1,8% a luglio, dà «spazio crescente a operazioni di politica monetaria». Non il taglio dei tassi, probabilmente, che in Cina ha effetti limitati ad alcuni mercati: si tratterà probabilmente di una nuova riduzione delle riserve obbligatorie imposte alle banche sui depositi. I prestiti delle aziende di credito stanno rallentando vistosamente, generando persino timori di un credit crunch. Anche se il rallentamento voluto, cercato, dell'economia impone una frenata e un ribilanciamento dei prestiti verso il lungo periodo che – secondo Jian Chang di Barclays – si sta già verificando.

In Cina il nodo, almeno da un punto di vista globale, non sono tanto gli investimenti produttivi, quanto l'andamento del settore immobiliare, che – secondo il Fondo monetario internazionale – ha ricadute più intense: le case sono garanzie per i prestiti, fonte di reddito per la domanda interna, e rappresentano un quarto degli investimenti complessivi. Le misure di raffreddamento di un mercato surriscaldato hanno avuto un effetto importante, ma ora occorre evitare un eccessivo rallentamento dell'attività. Occorrerà dunque ben calibrare tutti gli interventi.

India e Russia non sembrano invece in grado di imitare Cina e Brasile. A Mumbai la Banca centrale ha tenuto fermi i tassi all'8% e, avendo aumentato le previsioni per l'inflazione, potrebbe confermare una politica piuttosto rigida, in attesa che il Governo faccia la sua parte, soprattutto sul piano fiscale. A Mosca, l'autorità monetaria non tocca i tassi da dicembre e ora potrebbe persino alzarli: il primo trimestre è andato meglio del previsto e l'inflazione minaccia di infiammarsi, proprio mentre compaiono i primi effetti del rallentamento globale.

 

Fonte:

Il Sole 24 Ore