Brasile, ci vuole un patto generazionale per ridurre tasse e costruire infrastrutture
29/04/2014
Itimori sull’economia brasiliana hanno conseguenze negative sulla percezione internazionale del Paese come potenziale destino di investimenti esteri. Nonostante abbia ricevuto nel 2013 più di 64 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri, il Brasile sta perdendo la condizione di “preferito” degli investitori internazionali.
Questa perdita è accompagnata dagli articoli negativi della stampa internazionale, dall’inserimento del Brasile da parte della Federal Reserve nella lista delle economie più vulnerabili sulla base di una serie di parametri interni, dal calo del rating di Standard & Poor’s fino ai minimi degli investment grade. Impressiona soprattutto la sfiducia generale che si percepisce in qualsiasi incontro di livello con imprenditori dei diversi centri economici brasiliani.
Il clima di pessimismo è così forte che dobbiamo porci una domanda: il Brasile è davvero in uno stato di emergenza economico- sociale in progressivo peggioramento? La storia brasiliana è stata sempre segnata da crisi alimentate da inflazione galoppante e spese pubbliche incontrollate, con conseguente crollo delle riserve internazionali e lo spettro di insolvenza del debito. Oggi l’analisi dei numeri certifica che niente di simile sta succedendo e che i fondamentali macroeconomici del Brasile sono più forti di altre economie più avanzate. l debito pubblico lordo è a livelli relativamente stabili e tollerabili (intorno al 57% del Pil, dieci punti in meno rispetto
a quello di dieci anni fa) con un deficit nominale simile a quello delle economie più austere. L’inflazione è entro i parametri di oscillazione (2,5-6,5%) e anche se prossima alla parte alta della forchetta non dà segnali di una traiettoria esplosiva, al contrario di quanto succede in vari Paesi vicini.
Le questioni istituzionali riguardanti il sistema finanziario sono state risolte; il sistema Paese è solido se di pensa che l’indice di Basilea delle banche locali è del 16,6% contro il minimo internazionale dell’11; la concessione di credito avviene in modo più selettivo e ha permesso la riduzione del tasso di inadempienza dal 3,9% al 3% in un anno e mezzo. Le riserve in valuta estera sono a 400 miliardi di dollari, sufficienti a far fronte alle necessità di pagamento del debito estero e a coprire più quattro anni di deficit corrente. Gli investimenti esteri e le operazioni a rendita fissa continuano ad affluire evitando significative svalutazioni della moneta come succede in altri Stati.
Il tasso di disoccupazione è al minor livello di sempre (5,4% nel 2013), il salario reale è al suo picco storico. Negli ultimi 10 anni è avvenuta una rivoluzione in ambito sociale: più di 30 milioni di persone hanno lasciato la classe E e quasi 35 milioni di persone sono entrate nella classe C, nello stesso momento in cui il salario medio reale è cresciuto di un terzo, generando un rilevante popolo di consumatori. Peraltro è evidente che se molto è stato fatto è necessaria determinazione per non abbandonare il percorso virtuoso. I problemi che il Brasile deve ancora affrontare, economici e sociali, sono evidenti a tutti.
L’agenda programmatica dovrebbe focalizzarsi sulla soluzione di questi problemi, dando una risposta concreta in primis al popolo brasiliano, che merita un accordo o un patto generazionale per fare fronte alla mancanza di infrastrutture, all’elevato carico fiscale, alla lentezza della burocrazia, alla mancanza di sicurezza e alle inefficienti strutture di salute e di educazione. In secondo luogo agli investitori istituzionali e ai mercati, che chiedono riforme, trasparenza, piani di investimento in tempi certi e spese e conti pubblici sempre in equilibrio. Il settore privato ha l’opportunità di liberare il Paese dai nodi che ne limitano lo sviluppo, come è stato fatto nelle concessioni, che non solo devono migliorare le infrastrutture ma anche apportare importanti innovazioni tecnologiche.
Infine dando una risposta all’industria brasiliana, che ha necessità di migliorare la propria competitività affrontando una volta per tutte: l’incremento del costo Brasile rispetto agli altri Bric, la questione energetica e la riforma fiscale anche con strumenti che incentivino le esportazioni. Per il Brasile è il momento di dare continuità agli sforzi finora compiuti, con una politica del Fare e del Comunicare per ristabilire credibilità e fiducia. * Presidente Pirelli America Latina Un’immagine dei sanguinosi scontri nelle favelas di Rio de Janeiro di mercoledì 23 aprile Nei grafici alcuni elementi dell’economia brasiliana: la composizione del Pil e l’aggravamento del deficit commerciale malgrado le produzioni e l’export petroliferi
Fonte:
la Repubblica