Brasile-bond senza ok Bankitalia

09/01/2009

Il Paese sudamericano ha lanciato un prestito obbligazionario da 500 mln € che non è entrato in Italia. Il titolo, che ha durata decennale e una cedola del 7,375%, è il primo emesso direttamente dal Tesoro di Brasilia.

Mentre i risparmiatori si trovano di fronte a un amaro dilemma chiamato Argentina-bond, gli investitori istituzionali italiani si trovano impossibilitati a investire in obbligazioni targate Brasilia. Ieri il Brasile ha infatti emesso un eurobond decennale da 500 milioni di euro, ma il titolo non è stato collocato in Italia. Non solo ai piccoli risparmiatori. Ma neppure ai grandi fondi. Motivo: l’emissione non aveva l’autorizzazione della Banca d’Italia secondo l’articolo 129 del Testo Unico Bancario.

Difficile sapere se i lead manager Bnp Paribas e Deutsche Bank non abbiano proprio chiesto il via libera, oppure se l’abbiano chiesto ma Via Nazionale ha risposto no. Le due banche tengono infatti le bocche cucite, mentre Bankitalia è tenuta al segreto d’ufficio.

Ma sul mercato le indiscrezioni raccolte dal Sole-24 Ore farebbero propendere per la seconda opzione: l’autorizzazione era stata chiesta, ma Bankitalia avrebbe detto di no. Facciamo un passo indietro. In Italia per collocare sul mercato primario un’obbligazione, sia ai risparmiatori che ai grandi fondi, serve il via libera della Banca d’Italia.

Ai sensi dell’articolo 129 del Testo Unico Bancario, l’emittente di un bond o il lead manager deve compilare un formulario standard che deve essere recapitato alla divisione vigilanza di Bankitalia. A questo punto vige il principio del silenzio-assenso: dopo 20 giorni, se la Banca d’Italia non fa alcuna osservazione, l’operazione può essere effettuata. Ebbene: proprio questa tempistica di fatto “blocca” diverse emissioni internazionali, dato che spesso i lead manager neanche si preoccupano di chiedere il via libera sapendo che i 20 giorni d’attesa sono troppi.

Ma nel caso del Brasile sul mercato si dice che le banche collocatrici abbiano richiesto – formalmente o informalmente – il parere di Bankitalia. E si dice che Via Nazionale abbia risposto di no. Forse perché il Brasile ha due rating bassi: “B1” e “BB-“. Forse perché in questo periodo dominato dalle polemiche sulla ristrutturazione dell’immenso debito della Repubblica argentina non era opportuno far entrare in Italia obbligazioni del Brasile. O forse per altri motivi. Impossibile saperlo. Sta di fatto che il bond, che ha una cedola del 7,375% e un rendimento lordo del 7,55%, in Italia non entra.

Questo significa che l’eurobond emesso dal Brasile non può essere venduto sul mercato primario neppure agli investitori istituzionali, che potranno acquistarlo solo in fase di negoziazione. Tra l’altro quello lanciato ieri è il primo bond “globale” emesso esclusivamente dal Tesoro brasiliano: storicamente questi titoli obbligazionari venivano infatti emessi dalla Banca centrale del Brasile. Solo lo scorso anno il Tesoro e l’istituto centrale hanno amministrato i collocamenti in modo congiunto.

Il Sole 24 Ore
21 gennaio 2005
Morya Longo