Bianchi: ci vorranno 2/3 anni per mettere a posto Alitalia

09/01/2009

MILANO – Si fa sempre più complessa la vicenda di Alitalia. Oggi il ministro Bianchi, parlando del risanamento dell’azienda, ha affermato che “la questione di Alitalia non si risolve in poco tempo. Credo che potremo raggiungere un equilibrio economico nel giro di 2-3 anni”. Chi si farà avanti per acquisire il controllo della compagnia dovrà quindi darsi molto da fare.
D’altra parte, quanto sta avvenendo in questi giorni non pare favorire il cammino del risanamento.

I sindacati hanno infatti indetto uno sciopero dei dipendenti Alitalia a partire dal 19 gennaio, un’azione ch’essi hanno deciso di intraprendere per manifestare “la preoccupazione di tutto il personale per la permanente incertezza sul futuro della compagnia di bandiera”. I Quello che vogliono è un incontro con il governo allo scopo di ricevere rassicurazioni per la difesa delle funzioni ch’essi ricoprono all’interno dell’azienda. A muovere i sindacati in questa direzione è stato anche l’atteggiamento tenuto dal governo nel corso della ristrutturazione della compagnia: a loro avviso l’esecutivo guidato da Romano Prodi avrebbe avuto il torto di vendere la quota detenuta dallo Stato senza consultarli.

Oggi la commissione di garanzia sullo sciopero dei servizi pubblici ha incontrato i sindacati per indurli ad annullare un atto che rischierebbe di violare gravemente uno dei diritti naturali presenti nella Costituzione: il diritto di spostarsi liberamente. Secondo il presidente della commissione, Antonio Martone, lo sciopero programmato dai sindacati è irregolare perche in esso non ci sono “la garanzia delle prestazioni indispensabili e il rispetto dei limiti della durata”. Per il garante questo “può costituire un grave pregiudizio dei diritti dei cittadini”.

Anche il ministro dei trasporti Alessandro Bianchi ha criticato la scelta dei sindacati, rinviando l’incontro a un periodo di tempo successivo al 29 gennaio: “interporre uno sciopero prima del 29 gennaio (termine ultimo per la presentazione delle domande degli interessati all’acquisto della compagnia aerea), non porta da nessuna parte, vediamoci subito dopo il 29”.

Di certo, quanto sta avvenendo preoccupa gli investitori. Il titolo Alitalia perde in Borsa lo 0,19%, a 1,077 euro. Oggi intanto uno dei gruppi che era stato incluso nella lista dei possibili acquirenti ha smentito un interesse specifico per Alitalia. E’ Ryanair, che si è tirata fuori dalla gara per la privatizzazione della compagnia di bandiera. “Non abbiamo nessun interesse ad acquistare Alitalia”, ha dichiarato in una conferenza stampa il direttore vendite e marketing Bridget Bowling, che ha proseguito: “La concorrenza è una cosa sana. Per noi Alitalia non è una concorrente, dovrebbe prima ridurre le tariffe altrimenti non potrà mai essere una compagnia di successo”.

Per quanto riguarda gli altri potenziali pretendenti, va ricordato che ieri il Times aveva citato il fondo americano di private equity Texas Pacific, il cui interesse per Alitalia potrebbe essere in concorrenza con un’analoga offerta della Air Franche – Kml.

Nell’operazione di privatizzazione della compagnia aerea italiana potrebbe anche spuntare il nome di Mario Resca, presidente delle filiali italiane di Mcdonald’s e risanatore di aziende come Kenwood e Cirio. Resca – secondo quanto ha scritto il quotidiano il Mesaggero- starebbe studiando il dossier per conto di fondi di private equity statunitensi. Tali fondi sarebbero pronti a partecipare al bando di gara per la compagnia aerea insieme a un soggetto italiano.

Anche le altre possibili cordate stanno definendo le loro squadre. Franco Bernabèsi sarebbe assicurato, infatti, la partecipazioni al proprio progetto di Tpg, fondo guidato in Italia da Davide Croff (ex amministratore delegato di Bnl) e avrebbe avviato consultazioni anche con Apax e Bc partners. Lavori in corso anche per M&C di Carlo De Benedetti che il prossimo 12 gennaio riunirà i propri soci a milano per decidere se e come partecipare alla gara. Air France infine avrebbe nominato il proprio advisor legale: lo studio Gianni Origoni, Grippo & Partners.

Fonte:
La Repubblica