Bce: patto stabilità va migliorato, non abrogato
09/01/2009
Per la Banca centrale europea non occorre apportare modifiche al Trattato
FRANCOFORTE (GERMANIA) – La Banca centrale europea (Bce) non ritiene necessario modificare il testo del Patto di stabilità e crescita, pur ammettendo che se ne può migliorare l’attuazione. La Banca centrale europea si dimostra invece ottimista sull’andamento della congiuntura economica sostenendo che la ripresa nell’Unione europea è già in atto.
Nel Bollettino mensile di settembre, pubblicato due giorni prima dell’Ecofin informale di Scheveningen che dovrebbe valutare le proposte avanzate dalla Commissione europea per renderlo più flessibile, Francoforte torna a ribadire la sua tesi di fondo. «Il Consiglio direttivo – si legge infatti nel Bollettino – mantiene la convinzione che non vi sia alcun bisogno di apportare modifiche al testo del Trattato e del Patto di stabilità e crescita».
Quest’ultimo rappresenta, infatti, un quadro di riferimento adeguato ad «assicurare condizioni paritarie riguardo agli andamenti delle finanze pubbliche nei diversi Paesi». Nel contempo, tuttavia, la Bce rimarca come «l’attuazione del Patto possa essere migliorata».
RIPRESA – Per la Bce è in corso la ripresa dell’area euro che sarà ancora più vigorosa nei prossimi mesi. Secondo i tecnici della Banca, «le informazioni acquisite negli ultimi mesi indicano che la ripresa economica procede nell’area euro e dovrebbe rimanere vigorosa nei prossimi trimestri. Ci si attende infatti che la ripresa economica nell’area euro prosegua e divenga più generalizzata nei prossimi trimestri, per poi intensificarsi lievemente nel corso del 2005».
Per la Bce il prezzo del petrolio «costituisce un rischio al ribasso per le proiezioni sulla crescita». Ma «va tenuto presente che il recente incremento dei corsi petroliferi, espresso in euro, è notevolmente più contenuto rispetto a episodi precedenti, in cui i rincari del greggio avevano esercitato un impatto rilevante sull’economia mondiale. Inoltre, le quotazioni del greggio risultano, in termini reali, considerevolmente inferiori ai livelli massimi raggiunti in passato».
Le previsioni dell’andamento dell’inflazione in Europa si collocano in un intervallo tra il 2,1% e il 2,3% per l’anno in corso mentre nel 2005 in un intervallo tra l’1,3% e il 2,3%. Sulla situazione italiana i tecnici della Bce dicono che «gli effetti sfavorevoli sui conti pubblici di una crescita debole sono andati ad aggiungersi alcuni sconfinamenti di spesa e riduzioni delle entrate».
Corriere della Sera
9/9/2004