“Aziende italiane, investite in Brasile: conviene di più”

09/01/2009

Il Vice Ministro Urso in missione per tre giorni nel Paese sudamericano. Al via il primo distretto del mobile, altri ne seguiranno nel comparto agroalimentare e tessile

Il Made in Italy in Brasile piace.

Per una volta non si tratta solo di macchinari, griffe, pasta, ma anche del modo di vivere, della cultura, del nostro modello industriale. Qui, del resto, abitano oltre 27 milioni di persone che hanno origini italiane.

E a San Paolo una persona su tre conosce l’italiano. Questo conta anche quando si parla di insediamenti economici. Senza contare che ci si trova dinanzi ad un Paese che, accantonata la crisi economica che lo ha colpito nel 1999, adesso ha un PIL che tocca oltre il 4% l’anno.

È questo il contesto in cui si inserisce la missione del Vice Ministro alle Attività Produttive con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso, che da oggi si trova a Brasilia per una visita di tre giorni con a seguito una delegazione di imprese italiane.

Il rappresentante del governo inaugurerà domani ad Uberlandia, nello stato di Minas Gerais, il primo distretto del mobile targato Italia: un investimento di 12 milioni di euro. Il Polo produttivo, frutto di una joint venture italo-brasiliana (57% italiana, 43% brasiliana) sarà inaugurato anche dal Ministro dell’Industria e del Commercio brasiliano, Luiz Fernando Furlan , che oggi, incontrando Urso, ha esortato l’Italia a puntare con decisione sul suo Paese.

“Si parla molto di internazionalizzazione verso la Romania e altri Paesi dell’Est – ha spiegato il Ministro brasiliano – ma le imprese italiane possono guardare al Brasile come base produttiva per il mercato interno e altri mercati. Con l’apprezzamento dell’euro, il nostro Paese è diventato nettamente più competitivo dell’Europa orientale. Inoltre, si può presumere che i Paesi che sono entrati nell’Unione Europea nel medio periodo vadano verso una convergenza del costo della manodopera con la UE, come è già successo a Spagna e Portogallo”.

Pienamente d’accordo si è detto il Vice Ministro Urso: “La nascita del distretto del mobile – ha affermato – non è che un primo passo verso la riconquista di un mercato che per noi è prioritario. A questo distretto ne seguiranno altri, nel campo agroalimentare e nel tessile”.

“Il grosso del nostro export – ha continuato Urso – è rappresentato da macchinari industriali: basti pensare che, nel primo semestre, le nostre vendite sono aumentate del 5,6%, raggiungendo i 924 milioni di dollari. Un trend finalmente positivo. L’Italia esporta soprattutto macchine utensili, come quelle per la lavorazione della plastica, dei metalli e per l’imballaggio. Ma esistono ancora tante nicchie da sviluppare, una di queste è rappresentata dalle tecnologie medicali, ospedaliere e diagnostiche”.

Italplanet
14/10/2004