Asia e Brasile trainano le macchine per il legno
20/08/2010
Soffia dal Sudest asiatico, dal Brasile e dalla vecchia Europa il vento della ripresa per la meccanica strumentale al servizio della lavorazione del legno. Un settore che conta 300 aziende per 10mila addetti, che fanno dell'Italia uno dei leader mondiali, con una quota di mercato del 17% – dietro alla Germania che vanta il 29% – rispetto a una torta globale che vale 5 miliardi di euro.
Nel secondo trimestre 2010 gli ordini dall'estero per macchinari hanno registrato un incremento tendenziale (sullo stesso periodo del 2009) del 63,6%, e le commesse italiane sono cresciute dell'83,3%. Anche l'andamento del fatturato è stato positivo: +70,5% congiunturale (sul trimestre precedente).
Valori a doppia cifra quelli elaborati dall'Acimall (l'associazione dei costruttori di macchine e accessori per la lavorazione del legno, che raggruppa 206 aziende pari al 90% della produzione) che da un lato spiegano la capacità di competere delle Pmi italiane, e dall'altro si giustificano con il pesante crollo subito dal settore nel corso del 2009. «La meccanica strumentale – ricorda Paolo Zanibon, direttore generale Acimall – ha subito un tonfo produttivo del 45% circa nel 2009. Questo spiega perché la prudenza resta obbligatoria: primo, non possiamo pensare che la crisi sia finita. Secondo, le performance non sono sufficienti a riportare il settore ai livelli pre-crisi».
Gli ordini per i prossimi mesi fanno ben sperare e le previsioni delle imprese associate all'Acimall sono improntate a un cauto ottimismo. Ma va tenuto conto che «se il trend rimarrà quello attuale di qui a fine anno – spiega Zanibon – ci riprenderemo il 20-25% di quanto perso lo scorso anno. Un bel risultato, ma che ci porterà comunque al 75% della capacità produttiva del 2008». Uno dei primi segnali dell'inversione di tendenza si era avuto a maggio al salone Xylexpo di Milano (la principale fiera mondiale di settore dopo la Ligna di Hannover, con la quale si alterna ogni due anni): lì, importatori e agenti sono tornati non solo per fare presenze ma anche per compilare moduli d'ordine. Ulteriori conferme potranno arrivare dalle fiere in programma in autunno.
Tuttavia, se è vero come ricorda ancora Zanibon, che i principali mercati si stanno muovendo, «dalla Cina all'India, dall'America latina al Brasile passando per Francia, Inghilterra, Austria e paesi scandinavi», è anche vero che permane l'incertezza a livello globale. Una situazione, sottolinea il direttore generale di Acimall, «che rallenta la propensione agli investimenti. Le nostre aziende si stanno sempre più orientando verso una produzione di alto livello tecnologico, customizzata sulle esigenze dei clienti. Sono macchinari speciali che si gioverebbero di un clima di maggiore stabilità e certezza».
In questo clima le aziende lamentano il mancato spostamento dei termini della Tremonti Ter, «proprio nel momento – dice Zanibon – in cui poteva dispiegare al massimo la sua efficacia per favorire gli investimenti. È venuta a mancare la possibilità di un'ulteriore iniezione di fiducia».
Una cosa è certa: la crisi ha reso urgente una trasformazione profonda del sistema: «Da anni – afferma Paolo Zanibon – predichiamo ai nostri associati che devono ampliare la dimensione media delle aziende (oggi è di 20 addetti, contro i 40 della Germania). Se questa necessità non viene percepita come una priorità rischiamo di compromettere la nostra competitività sui mercati globali».
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Carlo Andrea Finotto