Arriva in Italia lo State of the World 2006
09/01/2009
da www.wwf.it Arriva in Italia lo State of the World 2006
Presentata il primo aprile a Firenze l’edizione italiana dello State of the World 2006, l’annuale analisi sullo stato di salute del Pianeta realizzato dagli esperti del Worldwatch Institute americano
La sensazionale crescita economica di Cina e India, i due giganti appartenenti al “Club del miliardo” (vale a dire con più di un miliardo di abitanti), rappresenta una grave minaccia ma anche un’occasione. Le scelte che questi paesi compiranno nei prossimi anni potranno condurre il pianeta verso un futuro di crescente instabilità ecologica e politica oppure indicare un percorso di sviluppo basato su tecnologie efficienti e su una migliore gestione delle risorse. Questo è in estrema sintesi ciò che emerge dalle analisi che il Worldwatch Institute presenta nel suo rapporto State of the World 2006.
L’edizione italiana del rapporto, pubblicato da Edizioni Ambiente e curata da Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF, è stata presentata sabato 1 aprile a Firenze, tra le iniziative di Terrafutura.
“Il futuro ambientale, economico e sociale della Cina e dell’India rappresenta una sorta di test significativo per l’intero futuro dell’umanità” sostiene Gianfranco Bologna “Un test per la concreta possibilità di dare corso a politiche di sostenibilità del nostro sviluppo sociale ed economico, un test per il quale è necessario un contributo convinto e fattivo di tutti i paesi del mondo. La percentuale della popolazione di Cina ed India che è entrata nella fascia del consumismo, aggiunta a quella di altri paesi di nuova industrializzazione (dal Brasile all’Indonesia, dal Sud Africa alla Corea del Sud) incrementa di almeno un altro miliardo, il miliardo di abitanti dei paesi industrializzati che già presentano livelli molto alti di consumo. Gli ecosistemi del nostro pianeta non sono in grado di reggere un impatto così significativo e gli effetti potrebbero essere devastanti per tutta l’umanità”.
La crescita della domanda di energia, cibo e materie prime da parte di 2,5 miliardi di cinesi e indiani (40% della popolazione mondiale) sta già provocando effetti a catena in tutto il mondo e i livelli record di consumo negli Stati Uniti e in Europa lasciano poco spazio alla crescita asiatica (le emissioni di anidride carbonica degli USA, per esempio, sono 6 volte quelle della Cina e 20 volte quelle dell’India). Se Cina e India consumassero risorse e producessero inquinamento ai livelli pro capite attuali degli Stati Uniti, sarebbero necessari due pianeti come la Terra solo per sostenere queste due economie.
“In Cina e in India è sempre più diffusa la convinzione che i modelli di crescita economica basati sullo sfruttamento intensivo delle risorse non possano funzionare nel XXI secolo”, afferma Christopher Flavin, presidente del Worldwatch Institute. “Già adesso, l’industria cinese del solare, all’avanguardia nel mondo, fornisce acqua calda a 35 milioni di edifici. Cina ed India sono oggi ben posizionate per diventare, nell’arco del prossimo decennio, dei veri leader dell’energia e dell’agricoltura sostenibile”.
L’emergere di Cina e India nell’arena del consumismo di stile occidentale è un segnale che dovrebbe rendere consapevoli gli Stati Uniti e il resto del mondo della necessità di un forte impegno per la costruzione di economie sostenibili.
Benché gli Stati Uniti abbiano fatto a lungo la parte del leone per quanto concerne il consumo delle risorse globali, la situazione sta cambiando rapidamente: l’economia cinese si sviluppa a ritmi veloci, superando gli Stati Uniti nel consumo di una risorsa dopo l’altra.
Tra le cinque principali materie prime alimentari, energetiche e industriali – cereali e carne, petrolio, carbone e acciaio – il consumo cinese ha già superato quello americano tranne che per il petrolio. Per quanto riguarda i cereali, l’anno scorso la Cina ne ha consumati 382 milioni di tonnellate, contro i 278 milioni degli Stati Uniti. Tra le tre tipologie di cereali, la Cina consuma più grano e riso, gli Stati Uniti più granturco.
Anche se mangiare hamburger fa parte dello stile di vita americano, l’importazione cinese di 63 milioni di tonnellate di carne nel 2004 ha superato di gran lunga quella americana, che nello stesso anno ha toccato i 37 milioni. Mentre le importazioni di carne negli Stati Uniti riguardano più o meno in uguale misura il manzo, il maiale e il pollame, in Cina domina il maiale. Infatti la metà dei maiali del pianeta si trovano in Cina.
Il consumo dell’acciaio, un chiaro indice dello sviluppo industriale, in Cina è aumentato vertiginosamente, ed ora è il doppio di quello degli Stati Uniti: 258 milioni di tonnellate contro i 104 milioni nel 2003. Poiché la popolazione cinese si urbanizza e nelle campagne si costruisce a ritmi frenetici, il consumo dell’acciaio è cresciuto a livelli mai riscontrati prima in alcun altro paese.
Per quanto riguarda il petrolio, gli Stati Uniti sono in testa con un consumo triplo di quello della Cina: 20,4 milioni di barili al giorno nel 2004, contro i 6,5 barili della Cina. Ma mentre il consumo del petrolio negli Stati Uniti è aumentato solo del 15% dal 1994 al 2004, in Cina il consumo è più che raddoppiato. Dopo aver superato in questo campo il Giappone, il gigante cinese è al secondo posto dopo gli Stati Uniti.
Calcolare il consumo di energia in Cina significa prendere in considerazione anche il carbone, che soddisfa quasi due terzi della domanda di energia. In questo campo la Cina supera gli Stati Uniti, dato che ne utilizza 800 milioni di tonnellate l’anno contro i 574 milioni degli Stati Uniti. Con tale consumo di carbone, talmente superiore a quello degli Stati Uniti, e con il consumo di petrolio e gas naturale in rapida crescita, in breve tempo la Cina diventerà il paese con il maggior numero di emissioni di anidride carbonica. Presto avremo due grandi paesi che minacciano seriamente la stabilità del clima.
Oltre all’acciaio, la Cina è il primo paese nel consumo di altri metalli quali l’alluminio e il rame, e sta aumentando il gap verso gli Stati Uniti. In un’altra area fondamentale, quella dei fertilizzanti – essenzialmente nitrati, fosfati e potassio – il consumo cinese è doppio rispetto a quello degli USA: 41,2 milioni di tonnellate contro i 19,2 milioni nel 2004. Nel consumo di fertilizzanti per i raccolti, la Cina è di gran lunga in testa a tutti gli altri paesi.
In Cina le vendite di quasi tutti i prodotti stanno aumentando velocemente, dai prodotti elettronici alle automobili. La crescita eccezionale è evidente soprattutto nel campo elettronico. Nel 1996 in Cina c’erano 7 milioni di telefoni cellulari e negli Stati Uniti 44 milioni. Nel 2003 in Cina erano diventati 269 milioni, contro i 159 milioni degli Stati Uniti.
In Cina stanno aumentando anche gli acquisti di personal computer. Dopo un inizio stentato, il numero di PC è passato ai 36 milioni nel 2002, mentre nello stesso anno negli Stati Uniti erano 190 milioni. Ma il numero di computer in uso raddoppia ogni 28 mesi, ed è solo una questione di tempo finché la Cina, un paese con 1,3 miliardi di persone, supererà gli Stati Uniti, che hanno una popolazione di 279 milioni, anche su questo fronte.
Per quanto riguarda gli elettrodomestici, quali televisioni e frigoriferi, la Cina ha già da tempo superato gli Stati Uniti. Per esempio, nel 2000 i televisori in Cina erano più numerosi di quelli negli Stati Uniti, cioè 374 milioni contro i 243 milioni. Per quanto riguarda invece i frigoriferi, forse l’elettrodomestico più caro, la produzione cinese ha superato quella degli Stati Uniti nel 2000.
Tra i prodotti di più largo consumo, la Cina viene dopo gli Stati Uniti solo nel settore automobilistico. Infatti nel 2003 aveva 24 milioni di veicoli, appena un decimo di quelli sulle strade degli Stati Uniti. Ma in Cina la vendita di automobili è raddoppiata negli ultimi due anni, quindi il parco macchine è destinato ad aumentare rapidamente.
E la gara continuerà ancora. Con un reddito pro capite di $ 5.300 nel 2004, un settimo dei $ 38.000 degli Stati Uniti, la Cina ha molta strada da fare per raggiungere i livelli americani. Per esempio, malgrado la Cina sia il primo paese importatore di carne, il consumo di carne a persona l’anno è di soli 49 kg, in rapporto ai 127 degli Stati Uniti. Poiché il reddito dei cinesi aumenta ad un tasso da record mondiale, il consumo di cibo, energia, materie prime varie e la vendita di prodotti di consumo continuano ad aumentare.
Attualmente la Cina importa grandi quantità di cereali, semi di soia, ferro, alluminio, rame, platino, potassio, petrolio e gas naturale, prodotti della foresta per legno da costruzione e per la carta, e il cotone necessario alla sua industria tessile, che ha invaso tutto il mondo. Queste importazioni massicce hanno messo la Cina al centro dell’economia mondiale delle materie prime. Il suo appetito vorace di merci sta facendo lievitare i prezzi non solo delle materie prime, ma anche i costi dei trasporti.
La necessità del nuovo gigante industriale di materie prime e di energia sta influenzando la sua politica estera e la programmazione della sua sicurezza. I rapporti strategici con paesi ricchi di materie prime, quali il Brasile, il Kazakistan, la Russia, l’Indonesia e l’Australia si coniugano con contratti di forniture a lungo termine di prodotti come il petrolio, il gas naturale, il ferro, la bauxite e il legname da costruzione. Questi legami strategici sono ben visti in nazioni come il Brasile, quali contrappesi all’influenza degli Stati Uniti.
Un’altra pietra miliare della Cina, del suo sviluppo come leader mondiale economico, è rappresentato dal fatto che la Cina ha superato di molto gli Stati Uniti nei consumi. Il suo risparmio nazionale, che ha raggiunto cifre record, e il suo enorme surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti, sono due dimostrazioni evidenti della sua forza economica. Ora sono la Cina e il Giappone a comprare i titoli emessi dal Tesoro, i quali permettono agli Stati Uniti di fronteggiare il più grande deficit fiscale della storia.
Gli Stati Uniti, il paese con il maggior debito al mondo, oggi dipende dal capitale cinese per sottoscrivere il suo debito sempre crescente. Se la Cina decidesse di indirizzare altrove il suo surplus di capitali, o in investimenti interni o nello sviluppo di petrolio, gas e risorse minerarie altrove nel mondo, l’economia degli Stati Uniti entrerebbe in crisi.
Quindi la Cina non è più un paese in via di sviluppo: è una superpotenza economica emergente, che lascerà una traccia nella storia economica mondiale. Se il secolo scorso è stato quello degli Stati Uniti, quello appena iniziato si avvia ad essere il secolo della Cina.
Fonte:
Telefree.it
Traduzione di Stefania Alatri
Revisione di Gianfranco Bologna