Amos Genish: “Telecom per me è come una startup: la farò great again”

18/09/2017

La Repubblica, Economia & Finanza – 18 settembre 2017

Amos Genish: "Telecom per me è come una startup: la farò great again"

Il manager israeliano, amministratore delegato in pectore dell’ex monopolista, ha conquistato la fiducia di Bolloré quand’era imprenditore del settore in sudamerica e trattava con i grandi senza alcun timore reverenziale

di Sara Bennewitz

Amos Genish ha appena ricevuto l'ok al permesso di soggiorno. E gira per Roma in cerca di una casa abbastanza grande per farsi raggiungere dalla sua numerosa famiglia. Tra il primo matrimonio e il secondo, il manager ha collezionato cinque figli sparpagliati tra gli Usa e il Brasile. E lui che, partendo da Tel Aviv nel 1960, ha vissuto a Washingon, a Santiago del Cile, a Bogotà, a San Paolo, tra Londra e Parigi, e lo scorso 27 luglio si è trasferito nella "città eterna", ama essere considerato "un cittadino globale". Del resto l'idea di essere globale e attraversare il mondo con i fili del telefono, è stata quella che ha fatto la sua fortuna e da cui è nata Global Village Telecom, startup del 1997 che si proponeva di collegare i villaggi delle periferie del Sudamerica con le città, venduta nel 1999 con la diffusione dei cellulari.

Una leggenda narra che Genish, che chi lo conosce descrive come "un omone muscoloso che ha fatto la carriera militare in Israele", si sia commosso quando ha visto un'anziana cilena di un villaggio rurale illuminarsi perché grazie al satellite di Gvt era riuscita a parlare con la sorella che non sentiva da anni. E di leggende sul conto di Genish ne circolano parecchie. Tra cui quella che Vincent Bolloré lo abbia preso in simpatia per due motivi: appena arrivato in Vivendi nel 2014 il finanziere l'ha visto negoziare con abilità la vendita di Gvt, tenendo in piedi una trattativa su più tavoli tra Telecom e Telefonica, e poi sia rimasto affascinato dalla grande fiducia di cui gode Genish presso gli investitori del Sud e del Nord America specializzati in tlc. Pare invece che Genish, che è sempre stato manager e imprenditore di se stesso, abbia accettato la proposta di Bolloré di ripartire a capo della Telecom, perché ha visto l'ex monopolista come una nuova startup.

Se è vero che il cda di Telecom non gli ha ancora appiccicato fuori dalla porta dell'ufficio l'etichetta di amministratore delegato in Corso d'Italia a Roma, dicono che il manager stia lavorando come se in pectore lo fosse già. Ha già incontrato le prime linee, si è fatto raccontare quali sono i piani e i prossimi obiettivi, e avrebbe iniziato a mettere tutti i numeri in un bel foglio Excel, per porre le basi di un nuovo piano industriale da comunicare a dipendenti e fornitori, a piccoli e grandi azionisti sulla falsariga del mantra che il presidente di Telecom Arnaud de Puyfontaine va ripetendo da mesi: "Make Telecom great again".

Il copyright è di Trump, ma si adatta a de Puyfontaine e Genish – che tra loro parlano inglese mentre continuano a studiare l'italiano- e ai tempi attuali, in cui l'azienda e il suo primo azionista Vivendi deve recuperare credibilità, in primo luogo con le istituzioni, ma anche con i consumatori. L'obiettivo numero uno di Genish è invece quello di far recuperare a Telecom credibilità presso i grandi investitori istituzionali, che da tempo sono usciti dal capitale stanchi di promesse non mantenute, obiettivi disattesi e della storia di un'azienda con ricavi constatemente in calo, oberata di debiti che hanno frenato gli investimenti. Senza contare che Telecom essendo in solidarietà da 7-8 anni non ha mai più assunto giovani (l'eta media è 49 anni), continuando a cambiare i vertici e disorientando la squadra dei top manager che nel frattempo non se ne sono già andati altrove.

E proprio per imbarcare nell'avventura nuovi investitori, Bolloré si sarebbe affidato a Genish perché se Flavio Cattaneo ha riportato a suon di tagli i conti sulla via della crescita, comunque nessuno dei fondi come Norges, Fidelity, Ontario Pension Fund, investirebbe in un gruppo che vivacchia grazie a tagli una tantum di trimestre in trimestre. Inoltre tra gli scontri con le autorità nazionali, e le minacce di una maggiore concorrenza in casa con la fibra di Open Fiber, e dalla Francia con l'arrivo di correnti come la Free di Xavier Niel, le valutazioni di Telecom sono scivolate sui minimi a dispetto del miglioramene dei conti. L'ex monopo-lista italiana vale in Borsa meno di 5 volte il margine lordo in rapporto al valore d'impresa, quando la media delle aziende telefoniche tratta a un multiplo di 6,5 volte.

Se Genish riuscisse a recupere questo differenziale che separa Telecom dalle altre ex monopoliste del Vecchio continente, ovvero aziende del calibro di Orange, Telefonica e Deutsche Telekom, riuscirebbe a recuperare circa 8-9 miliardi di capitalizzazione in più. E questo per le ordinarie, significherebbe ingrassarsi di oltre un 25-30%. E risalire dall'attuale livello che sfiora 80 centesimi, dove l'azienda è riscivolata nel corso di un'estate burrascosa fatta di Golden Power e Consob, ampiamente sopra quota 1 euro. Riportandosi così anche oltre i prezzi di carico di Vivendi, che ha pagato il suo 23,9% del capitale circa 3,6 miliardi o 1,08 euro per ogni azione.

La ricetta di Genish per trasformare la "Cenerentola" della telefonia in una nuova principessa, è spingere sulla convergenza facendo leva sui contenuti Vivendi, e farlo tornando a essere premium. Del resto il manager imprenditore che ha fondato da zero la Fastweb brasiliana, è riuscito a dare alla sua "bambina" un posizionamento di lusso nel panorama delle tlc carioca, e lo ha fatto in una nazione dove il tasso di rotazione dei clienti è altissimo, mentre i ricavi medi per utente sono bassi come il reddito medio pro capite.

Il successo imprenditoriale di Gvt è stato anche un grande successo finanziario: nel 1999 investendo 100 mila real brasiliani – ai valori attuali nemmeno 30mila euro – nella licenza della vecchia società pubblica Telebras, Genish ha raccolto con due diversi aumenti di capitale 700 milioni di dollari sul mercato, rivendendo la società nel 2009 a Vivendi per 7,2 miliardi di reais. Il colosso francese a sua volta l'ha rigirata a Telefónica nel 2014 per 25 miliardi di reais, o 7,45 miliardi di euro, pagati in parte proprio con l'8,3% di Telecom.

Non pago di questo, Genish è stato invitato da Jose Maria Pallete a diventar il nuovo ad di Telefonica do Brasil, colosso carioca della telefonia che tra le altre cose controlla il primo operatore mobile Vivo. Fatte le debite proporzioni con il Brasile, è come se oggi Telecom comprasse Tiscali e chiedesse a Renato Soru di fare l'amministratore delegato di tutte le attività italiane. Ma l'esperienza in Telefonica non è stata delle migliori: Genish, abituato a processi decisionali snelli e grande autonomia, si è sentito un po' imbrigliato dentro una struttura pachidermica con testa in Spagna e mani in Brasile. E così a fine 2016 il manager ha lasciato Telefonica per andare a Londra ad occuparsi di convergenza dei contenuti di Vivendi. A inizio agosto il manager si sarebbe incontrato di nuovo con Palette, che diventerà uno dei suoi rivali in Brasile dove la Telecom controlla il secondo operatore mobile, negoziando con successo di ricomprarsi la libertà di competere di nuovo nell'arena carioca. "Tim Brasil non possiede attività fisse, e non ha le risorse per contrastare Vivo – dice un manager che conosce Genish – ma se c'è qualcuno che può rendere "great again" la controllata di Telecom e fare una dura guerra a Vivo, è proprio Genish. Se non fosse altro per valorizzare Tim Brasil al meglio e per fonderla dentro una realtà che abbia anche un cuore di telefonia fissa, come Oi che naviga in cattive acque".

Fonte: http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2017/09/18/news/amos_genish_telecom_per_me_come_una_startup_la_far_great_again-175884802/