America Latina, l’Fmi richiama l’Argentina e il Brasile

05/10/2009

Roma, 5 ott (Velino/Velino Latam) – Per poter ristabilire le relazioni con il Fondo monetario internazionale l’Argentina deve permettere all’organismo finanziario di controllare i suoi conti.
Ad esprimere questo concetto è stato il direttore del dipartimento per l’Emisfero occidentale del Fmi, Nicolas Eyzaguirre, che ha definito questa attività di controllo, il cosiddetto “articolo IV”, come “un’opportunità e un obbligo per il Paese”.
Dal 2006 Buenos Aires non permette questa operazione di revisione, un atteggiamento criticato dal dirigente del Fmi, che ha sottolineato l’anomalia che caratterizza la posizione dell’Argentina: un Paese che prende parte alle riunioni del G20, che conosce i piani economici degli altri Paesi ma che non vuole rendere pubblici i propri.
Di fronte alla preoccupazione del governo argentino sulle possibili conseguenze in ambito internazionale dell’analisi del Fmi sul proprio bilancio, Eyzaguirre ha evidenziato come i tecnici del Fondo non devono essere “intrusivi” ma “trasparenti” nel comunicare la loro opinione sulla sostenibilità della politica economica argentina, attraverso una analisi tecnica e non politica.
Secondo il funzionario del Fmi il contesto economico argentino e le scelte del governo, mancanza di possibilità di accesso al mercato dei capitali e difficoltà nel controllo dell’inflazione, determineranno una recupero più lenta del Paese latinoamericano rispetto alle altre nazioni della regione, dopo il duro colpo assestato dalla crisi finanziaria internazionale.

L’obiettivo del governo di Buenos Aires è quello di arrivare al più presto a un accordo, e oggi il ministro dell’Economia Amado Boudou e il presidente della Banca centrale Martin Redrado si incontreranno a Istanbul – dove è in corso l’Assemblea annuale del Fondo e della Banca mondiale – con il presidente del Fmi Dominique Strauss Kahn.
 Il direttore del dipartimento per l’Emisfero occidentale del Fmi non ha espresso poi alcune osservazioni critiche anche sul Brasile, pur sottolineando la solidità dell’economia del colosso latinoamericano. Secondo Eyzaguirre la rapida ripresa brasiliana potrebbe attrarre una quantità smisurata di capitali stranieri, contribuendo a far crescere ulteriormente la valutazione del real, e ha quindi raccomandato al governo di Luiz Inacio Lula da Silva di fermare una parte del programma di stimoli economici. Brasilia, insieme a Perù e Cile, il prossimo anno dovrebbe infatti guidare la risalita dell’economia latinoamericana: secondo le stime del Fmi, dopo la contrazione dello 0,5 per cento di quest’anno nel 2010 il colosso brasiliano crescerà infatti del 3,5 per cento.

Dal Fmi è arrivata anche un’analisi piuttosto critica delle scelte economiche del Venezuela che, a differenza della quasi totalità delle economie latinoamericane, non uscirà dalla recessione neanche nel 2010.
Caracas non ha fatto tesoro della liquidità garantita dall’impennata del prezzo del petrolio e ora si trova in difficoltà nel sostenere un’economia molto fragile, ha evidenziato Eyzaguirre, che si è detto pessimista sulla possibilità di un “rapido recupero”. Particolare infine la situazione messicana: il Paese nordamericano ha subito più di tutti gli altri l’effetto della crisi finanziaria mondiale, pagando a caro prezzo il legame economico con gli Usa.
Il governo di Felipe Calderon ha scelto di alzare la pressione tributaria per coprire il deficit fiscale e favorire programmi di sostegno alle classi più povere, provocando lo scontento delle imprese e gli elogi del Fmi.
Fonte:
Il Velino