America Latina, il 2006 si presenta con un nuovo scenario
09/01/2009
La macro- regione cresce a tassi sostenuti in attesa delle prossime tornate elettorali. La sterzata a sinistra dei paesi che pagano i propri debiti con forti superavit fiscali
di libero Irpino
Un fantasma attraversa Wall Street? Forse non è una notizia preoccupante nel breve termine, ma l’alleanza Caracas- la Paz pesa sempre di più nello scenario internazionale, e i mercati dimostrano di prestare molta attenzione a quel che succede nell’area. E non sono solo le banche e gli investitori istituzionali ad aguzzare la vista.
I motivi sono chiari: nel 2006 ci saranno ben nove tornate presidenziali in altrettanti paesi dell’area; le economie dell’area continueranno a sperimentare ritmi di crescita che non si vedevano da decenni.
Secondo gli analisti la nuova mappa regionale darà vita ad un mosaico che si sposterà gradualmente verso sinistra. Così come nel calcio si sente spesso dire ‘squadra che vince non si cambia’, anche nella politica latino- americana si da per scontata la conferma dei leader alla guida dei paesi ad alta crescita economica. Nessuno dubita della vittoria di Hugo Chavez in Venezuela (un’economia che cresce al +9% annuo in ragione degli introiti petroliferi). La discussione in America Latina non è più riconducibile al contrasto destra vs sinistra. Attualmente si discute sul modello da applicare per continuare a crescere a tassi elevati: modello Lagos, modello Lula o modello Chavez?
Per ora i mercati sono prudenti. Anche se si intravede una preoccupazione generica, per Wall Street non è proprio la stessa cosa dire Lula o Chavez. I report curati dalle principali case di investimento segnalano che il sub- continente darà vita ad una mappa complicata nel 2006. I singoli paesi presentano situazioni poco omogenee.
La Bolivia è un caso particolare: adagiata su un lago di gas, la seconda riserva mondiale dopo il Venezuela. Cosa succederà nel paese sudamericano con la più alta percentuale di popolazione indigena? Per ora si sà solo che il nuovo presidente (Evo Morales) intende utilizzare l’energia per promuovere piani di sviluppo economico nel paese.
In Messico, una vittoria del candidato di sinistra (Manuel Lopez Obrador) cambierebbe il panorama regionale in termini geo- politici. Secondo gli analisti, un’allenza Lopez Obrador- Chavez restringerebbe il raggio d’azione degli Usa nel Centro e Sud America.
Il Brasile è l’economia più grande della regione. Nel 2006 sarà eletto il nuovo presidente, e non è certo che Lula presenti la sua candidatura. Il presidente uscente ha cominciato il 2006 con un’economia che dava segni di decelerazione. Chi voglia formulare dei pronostici sull’evoluzione futura del Brasile dovrà tener conto dei seguenti fattori: 1) la cancellazione del 100% del debito accumulato nei confronti del FMI non avrà alcun peso; 2) il trend ribassista dei tassi di interesse dovrebbe continuare fino al raggiungimento di un livello vicino al 15%; 3) il giro di vite fiscale dovrebbe cominciare a produrre i primi risultati in termini di superavit; 4) L’economia dovrebbe chiudere il 2005 con un tasso di crescita del Pil pari al 2,3%, e le previsioni per il 2006 includono una crescita del 3,4%.
Con un’economia brasiliana che langue e una argentina che avanza a tutta velocità, in Brasile sta nascendo una discussione accesa sui metodi da utilizzare per governare il paese.
Negli ultimi quattro anni, il Brasile ha coniugato un tasso di crescita non elevato per un paese Emergente (+2,4%) con una frenata dell’inflazione. Nello stesso periodo, l’Argentina ha ottenuto un tasso di crescita medio annuo elevato (+ 8,5%) e un’inflazione galoppante (+12% nel 2005). Tuttavia, il punto di partenza brasiliano è molto diverso da quello argentino (default).
Fonte:
Soldi online