Allarme del Financial Times: “L’Italia rischia di uscire dall’euro”
09/01/2009
LONDRA – Previsioni nerissime per il futuro economico e politico dell’Italia. Secondo l’autorevole quotidiano inglese Financial Times, a causa dei conti pubblici disastrosi l’Italia rischia di uscire dall’area euro entro il 2015 e la scarna maggioranza conquistata da Prodi nelle ultime elezioni non aiuterà il Paese. Per il quotidiano finanziario straniero la risicata vittoria del centrosinistra è la cosa peggiore che potesse capitare all’Italia in termini economici.
Il commento dell’editorialista e condirettore del Financial Times, Wolfgang Munchau è severo nei confronti dell’Italia. “Prevedo – dice Munchau- che gli investitori internazionali inizino ad assumere scommesse speculative sulla partecipazione italiana all’euro entro la durata di un governo Prodi. Queste non sono scommesse sull’impegno politico di Prodi nei confronti dell’euro. Sarebbe infatti difficile trovare un politico più a favore dell’Europa dell’ex presidente della Commissione europea. Queste sono scommesse sulle circostanze economiche, che potrebbero obbligare un governo a prendere decisioni che sono inimmaginabili fino al momento in cui diventano inevitabili”.
Quanto alla situazione economica, il condirettore del Ft osserva: “Tutti sappiamo che l’economia italiana si trova in profonde difficoltà. Ma è importante ricordare che i problemi italiani sono differenti da quelli della Francia e della Germania. Molte economie continentali sono afflitte da bassa crescita e alta disoccupazione. Anche l’Italia – osserva- soffre di un basso livello di crescita anche se la sua creazione di posti di lavoro è stata rilevante. Ma il problema dell’Italia è quello di non essere pronta a una vita nell’Unione monetaria”.
Dalla nascita dell’euro, prosegue l’analisi di Ft, l’Italia ha scontato il forte apprezzamento sul dollaro. Il costo del lavoro è cresciuto finanche del 20% rispetto alla Germania e continua a salire del 3% l’anno. Non solo, ma l’Italia “ha anche un problema di competitività in molti settori”. Occorre insomma un vasto programma di riforme economiche, ma quello di Prodi non sembra essere la risposta giusta. “Esso consiste – si legge sulle colonne del quotidiano – nel riproporre le stesse riforme che sono fallite in altri paesi europei”.
Se l’Italia continua a perdere competitività, “un movimento politico populista potrebbe emergere facilmente con la proposta dell’uscita dall’euro”. E se si ritornasse alla lira, si domanda il quotidiano economico, “cosa succederebbe al paese con il più alto rapporto debito/pil?”.
L’editorialista del Financial Times elabora una serie di previsioni sulle reazioni dei mercati finanziari al deficit dei conti pubblici. Lo scenario peggiore è quello di un crollo della fiducia degli investitori nei titoli di Stato italiani e dell’insolvenza da parte dell’Italia, che porterebbe il nostro Paese ai livelli dell’Argentina di qualche anno fa.
Il primo commento dall’Italia viene dal ministro al Welfare, il leghista Roberto Maroni. “Il Financial Times è diventato il portavoce di una lobby che vuole influire negli affari italiani, l’house organ di una lobby che vuole condizionare la nostra politica”, sostiene Maroni.
“Mi sembra che anche il Financial Times sposi la tesi della grande ammucchiata e del governissimo – dice il ministro uscente – mi domando perché queste cose non le ha dette in campagna elettorale. A questo punto, meglio che si tenga per sé i suoi consigli”.
Risponde all’articolo del Financial Times anche l’ex ministro delle Finanze del governo Prodi, Vincenzo Visco, secondo il quale: “Potremmo andare in default solo se la gestione dell’economia ricadesse in mani irresponsabili, come accaduto negli ultimi cinque anni”. Secondo Visco al momento “la situazione è recuperabile, anche se difficile”. Visco definisce il contenuto dell’editoriale del quotidiano britannico “molto malevolo e molto forzato”: “In Italia un titolo come quello sarebbe passibile di aggiotaggio”, aggiunge Visco e quella del Financial Times “è un’analisi sbagliata perché il programma di Prodi è un programma di modernizzazione, di liberalizzazione e di interventi incisivi”.
Fonte:
La Repubblica