Alitalia, i sindacati puntano su Fiumicino

09/01/2009

Genovesi (Fit-Cisl): «Rafforzare lo scalo romano è l’unico modo per rilanciare la compagnia»

I rappresentanti dei lavoratori lanciano segnali all’azienda. Il presidente Prato presenterà il piano al cda di venerdì

di GIOVANNI LOMBARDO

I SINDACATI puntano su Fiumicino per il rilancio di Alitalia. Il rafforzamento dello scalo romano è il nodo principale che sarà discusso nell’incontro tra azienda e sindacati previsto per il 3 settembre. E il presidente della compagnia, Maurizio Prato, dovrebbe prevedere questa mossa nel piano di rilancio che presenterà al prossimo consiglio d’amministrazione della compagnia in programma per venerdì. Anche se non sarà facile far digerire agli enti locali della Lombardia il ridimensionamento di Malpensa.

«La diatriba tra Milano e Roma non ha senso – taglia corto il responsabile del settore aeroportuale della Fit-Cisl, Claudio Genovesi – Alitalia, con soli 20 vettori per il lungo raggio, non può permettersi di operare su due hub. Fiumicino è la base storica della compagnia e Roma rappresenta il baricentro del mercato del Mediterraneo». In altre parole i sindacati non intendono assistere a battaglie di campanile. «Un’azienda deve pensare all’efficienza e i dati parlano chiaro – aggiunge Genovesi – L’unica volta che Alitalia ha chiuso il bilancio in attivo è stato nel 1997, prima dell’apertura di Malpensa. Anche le altre sigle sindacali concordano sulla necessità di puntare su Fiumicino per il rilancio della compagnia. Nessuno può ostacolare un’azienda a fare scelte imprenditoriali ritenute vantaggiose per l’operatività nel mercato».

La Fit-Cisl chiederà ai vertici dell’azienda anche maggiore chiarezza sul futuro di Alitalia Servizi. «La manutenzione e l’assistenza – sottolinea Genovesi – non possono rimanere fuori dal controllo del vettore». Prato mercoledì è stato visto a Fiumicino dove sarebbe andato a rendersi conto personalmente delle attività di manutenzione e aeroportuali, inserite in Alitalia Servizi, in difficoltà operativa e per le quali avrebbe già pensato di sostituire i vertici, rispettivamente Riccardo Raimondi e Livio Vido.

Prato sta elaborando un piano industriale di transizione, ma strutturale, in attesa di trovare il giusto acquirente a cui cedere l’azienda, come da mandato ricevuto dall’azionista Tesoro (49,9%). La cessione potrebbe non essere immediata e allora il presidente della compagnia, che ha tutte le deleghe operative, sta cercando di mettere a punto un piano strategico di rilancio. Sa bene che potrebbe anche essere necessaria, nel frattempo, una ricapitalizzazione, visto che le perdite dell’Alitalia hanno superato un terzo del capitale. Operazione che potrebbe essere affrontata con gli introiti della cessione di alcune attività di Alitalia Servizi come l’information technology, il call center, i servizi amministrativi di valore non sensibile.

Prato starebbe mettendo a punto un nuovo assetto per la manutenzione, settore con circa 4.000 addetti, per riportarla all’interno di Alitalia Fly, a cui restituire una consistenza di vettore di livello globale. Il manager dovrà comunque parlarne con i sindacati anche perché, vista la situazione di crisi, non sarebbe esclusa, nei prossimi mesi, l’applicazione di ammortizzatori sociali. «Il personale di Alitalia è stato ridotto di 3.500 unità in tre anni – ricorda Genovesi – eventuali altri tagli non potranno prescindere dalla cassa integrazione».

Fonte:
Il Tempo
g.lombardo@iltempo.it