Addio Dino Sarti, cantore delle Due Torri

09/01/2009

C´è chi racconta che per anni le principali occupazioni estive del bolognese rimasto in città erano cercare un fornaio aperto, predire la retrocessione del Bologna e, la sera, andare in piazza a sentire Dino Sarti.

Chansonnier si diceva di lui che cantava il blues in dialetto. Cominciò nei night club della città. Perché, la sua scelta drastica, fu sin dall´inizio: «O si è bolognesi, o si sa l´inglese».

Dino Sarti, che era nato nel novembre 1936, è morto ieri era all´ospedale di Bentivoglio dove era ricoverato per una grave malattia. Lo ha reso noto Corrado Castellari, autore delle musiche di tutti i successi dell´artista. Un binomio inscindibile. Sarti, dopo aver vissuto a Carimate in Lombardia aveva deciso di tornare nella sua città scegliendo di abitare in via Mazzini.

“Cantante e cabarettista» si legge nel Dizionario dello spettacolo alla voce “Sarti”. Definizione parziale per chi aveva debuttato sul palco, anno ‘56, alla festa dell´Unità tra un turno e l´altro al tornio in fabbrica. In tv lo chiamò Mike Bongiorno. Restano famose le sue canzoni, quelle della Bologna dei biassanot e del Dall´Ara alla domenica. Quelle del mito della Riviera romagnola per nottambuli con altre ambizioni. “Tango imbezell”, “Viale Ceccarini”, “Bologna campione”. E le caricature di personaggi come “Spomèti”, il viveur impomatato di brillantina. Uno “sciomen” definizione che lui traduceva perché l´inglese proprio gli andava stretto. Meglio il dialetto, sempre. E in bolognese Sarti traduce Brel, Bécaud e Azanvour. Crea canzoni su alcune poesie di Tonino Guerra (“I limon”, “I madon”, “Dmanda”).

Nel 1970 incide il suo primo album, “Bologna invece!”. Poi i concerti dal vivo.
Il 14 agosto 1974, in piazza Maggiore, circa trentamila persone si radunano per il suo spettacolo in dialetto. Da allora fino al 1985 l´evento si ripete tutti gli anni. Nel cinema Pupi Avanti lo vuole in “Dichiarazioni d´amore”. Salvatore Sampieri lo chiama per “Vai alla grande” e Carlo Lizzani per “Fontamara”. Come dice Enzo Biagi, «le canzoni di Dino hanno il sapore del pane e dell´olio e rispecchiano il carattere della mia gente».

Fonte:
L’Espresso