3,5 miliardi di Euro per l’internazionalizzazione delle aziende italiane

09/01/2009

Il Consiglio di Amministrazione di SACE SpA si è riunito ieri e ha approvato la proposta di riduzione del capitale sociale. La riduzione è motivata dal miglioramento del rischio sull’originario patrimonio crediti e dalla coerenza della nuova dimensione patrimoniale con gli sviluppi prospettici delle attività della società, come previsto dalla “Legge Finanziaria” per il 2007. SACE, infatti, è molto cresciuta negli ultimi anni e ha considerevolmente migliorato il portafoglio, per cui si è considerato “eccessivo” il capitale sociale dell’azienda.

A seguito dei risultati delle analisi tecniche svolte, il Cda ha quindi previsto la riduzione del capitale per un importo di 3,5 miliardi di Euro. In questo modo, SACE restituisce tale somma al suo principale azionista, il ministero del Tesoro, il quale dovrebbe sfruttare i soldi per portare avanti i progetti di internazionalizzazione delle aziende italiane.

L’entrata in vigore della Legge Finanziaria consentirà inoltre di ampliare l’area operativa di SACE, fornendo un più efficace supporto assicurativo allo sviluppo delle attività delle imprese italiane all’estero, nonché ai progetti e alle iniziative di carattere strategico per la competitività delle imprese italiane (come ad esempio, progetti infrastrutturali e nel settore energetico) realizzati in Italia o all’estero. L’attività della società consiste, infatti, nell’assicurare il credito delle imprese di proprietà di italiani che vogliono intraprendere relazioni commerciali con partner stranieri, o aprire nuove sedi e stabilimenti all’estero. I servizi offerti riguardano anche operazioni fuori dai confini nazionali in cui aziende straniere si servono di imprese italiane per la realizzazione di progetti. La conditio sine qua non per SACE è che l’azienda cliente mantenga una “mente italiana”. Tra i clienti SACE, grandi nomi come Enel, Danieli, Saipem, ma anche piccole e medie aziende, per le quali è più difficile offrire garanzie e per le quali è previsto un servizio di credit enhancement, che facilita l’accesso ai finanziamenti attraverso accordi specifici con le banche.

E di accordi con gli istituti bancari si occupa Italo Mazzanti, titolare della Techno Fluid, ditta di ingegneria che fornisce tecnologie avanzate per l’industria chimica e petrolchimica in Romania, da 15 anni rappresentante di grandi gruppi del Nord Italia in quel Paese per la vendita di tecnologie e infrastrutture nei settori gas, petrolio, energia elettrica e calore. Tali opere infrastrutturali sono realizzate tramite i finanziamenti elargiti dalla Banca EFI, specializzata in export credit, con l’intervento della SIMEST (Società Italiana per le Imprese all’Estero) e di SACE. Gli operatori rumeni possono rimborsare i finanziamenti ricevuti in sette-otto anni. Per Mazzanti i 3,5 miliardi di Euro potrebbero giovare agli investimenti in Romania, anche se fino ad ora è stato fatto ben poco su iniziativa pubblica.

Anche secondo Enrico Pollo, presidente della Associazione degli imprenditori italiani in Romania, non c’è stato negli anni passati un grosso intervento da parte del Governo italiano a favore dell’internazionalizzazione delle imprese. Per quanto riguarda la riduzione del capitale di SACE e la somma che entrerà nelle casse del Tesoro, Pollo osserva che tali fondi sono generalmente utilizzati come finanziamenti a favore dell’export, più che come reali investimenti.

Fonte:
News ITALIA PRESS