21 italiani rapiti in Niger, contatti ripresi

09/01/2009

Un gruppo di escursionisti, tra cui ventuno connazionali, assaltato nella zona desertica del Niger sudorientale

ROMA – Sono già ripresi i contatti con i 21 italiani di cui si erano perse le tracce nella zona desertica del Niger sudorientale, vicino al confine al confine con il Ciad. Lo ha riferito il turista tedesco che aveva lanciato l’allarme, riferendo di un assalto da parte di banditi della zona.
L’ASSALTO DEI BANDITI – Un gruppo di escursionisti, dei quali 21 risultano essere di nazionalità italiana, è stato assaltato nel tardo pomeriggio di lunedì da una banda di fuorilegge nella zona desertica del Niger sudorientale, vicino al confine al confine con il Ciad nella prossimità del lago Ciad. Da quel momento si sono perse le tracce del gruppo. Nè da notizia la Farnesina, la cui unità di crisi ha seguito sin dai primi minuti la vicenda.

FORSE RAPITI – Il nostro ministero degli Esteri è in stretto contatto con l’unità di crisi del ministero degli esteri tedesco. È stato infatti un membro tedesco del gruppo di viaggiatori – informa la nota della Farnesina – riuscito a scampare all’agguato, ad avvisare poco dopo i fatti le autorità del suo paese. Non si esclude che la comitiva possa essere stata sequestrata a scopo estorsivo.
ZONA A RISCHIO – Nella nota della Farnesina si segnala inoltre che “il turismo d’avventura nell’area dove è accaduto l’episodio è stato ripetutamente ed esplicitamente sconsigliato dalla Farnesina, anche attraverso il sito istituzionale www.viaggiaresicuri.mae.aci.it, trattandosi di un’area di particolare pericolosità dove è assai alto il rischio di rimanere vittima di episodi criminosi”.
La nota della Farnesina precisa che gli italiani rimasti coinvolti nel rapimento non avevano «ritenuto, prima di mettersi in viaggio, né di avvisare il ministero degli Esteri né di registrarsi nel sito dovesiamonelmondo».

NUMERO D’EMERGENZA – La Farnesina aggiunge che per i familiari dei membri del gruppo è attivo il numero di emergenza dell’Unità di crisi 06-36225.

Fonte:
Corriere della Sera