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30/04/2020
Milano 27 aprile 2020
D. Ongaro
Alcune considerazioni sui decessi da coronavirus in Germania ed Italia, e Cina, a spiegazione delle grandi differenze che si rilevano
Chiunque può notare cifre molto differenti nei decessi sia assoluti che rapportati ai contagi in queste tre nazioni, differenze per le quali non si vedono spiegazioni ragionevoli. Se non ipotesi qualitative che si rifanno a “differenze culturali” e differenze di gestione pratica dell’epidemie. Facendo riferimento per esempio ad una “fotografia” in un momento abbastanza recente esse si riassumono come segue.
Nazione decessi riferiti a contagi ufficiali popolaz. area
cumulati cumulati
Italia 23.100 23 aprile 199.000 60 milioni
Germania 6.000 23 aprile 158.000 82 milioni
Wuhan/Hubei 4.600 2 marzo 84.000 50 milioni
In altre parole la differenza di decessi fra Italia e Germania è circa ben 17.000 mentre rispetto alla Cina/Hubei supera i 18.000. Ho tentato perciò di trovare spiegazioni di queste enormi differenze, che non siano soggettive, ma quantitative, cioè supportate in qualche modo da numeri. Cercando per quanto possibile dati disponibili su internet. Riporto qui di seguito le mie considerazioni e le conclusioni.
Si noti che le popolazioni in gioco sono abbastanza simili, e quindi i paragoni che ho fatto qui sopra dovrebbero essere accettabili.
Caso della Cina
Non si trovano molti dati. Anche perché in Cina i dati non sono del tutto sicuri; ad esempio ci sono state recentemente alcune revisioni importanti che hanno peggiorato i dati precedentemente pubblicati. Comunque, al di la’ delle note differenze nella gestione dell’epidemia si deve osservare che l’aspettativa di vita in Cina è attualmente di 76,5 anni. Quella in Italia è di 83,2 anni. In Italia lo 11,6% della popolazione supera i 75 anni e consiste approssimativamente in 7 milioni di persone. Tutte persone di per sé particolarmente fragili, ma che in Cina in gran parte non esistono…. “perché per conto loro sono già morte” …. e quindi non possono subire l’effetto del virus e quindi entrare ad appesantire le statistiche.
Un confronto sempre approssimativo ma molto più ragionevole andrebbe quindi fatto sui decessi di età inferiore ai 75 anni.
Ho trovato le statistiche di distribuzione di età sui decessi in Italia riferite a varie date. I dati non sono sempre facilmente confrontabili ma mandano lo stesso messaggio. Prendendo l’ultimo del 23 aprile, si ricava che i 23.100 decessi totali in Italia si dividono in
3.600 per età inferiore a 70 anni
E quindi
19.500 per età superiori
Pur tenuto conto di approssimazioni ed errori di queste stime, visto che l’aspettativa di età per la Cina è 76,5 anni cioè ben 6,7 anni inferiore agli 83,2 anni dell’Italia, si vede dunque che la differenza fra decessi per età comparabili fra Cina ed Italia si riduce a qualche migliaio, nettamente inferiore alla differenza di 18.000 e più citata prima. E questo non dando peso alle stime ufficiose che circolano in rete, che per la Cina ipotizzano una mortalità ben superiore a quella pubblicata ufficialmente.
Caso della Germania
Premetto che le considerazioni che seguono si riferiscono necessariamente a “contagiati ufficiali” che nei due paesi vengono rilevati in modo diverso perché è diversa la gestione delle rilevazioni, in particolare dei tamponi. Però si ottengono comunque risultati che ritengo significativi e che in parte prescindono da questo.
Si osservi la seguente tabella sui contagiati e le relative età medie di ogni nazione
Nazione contagiati età media età media popolaz. aspettativa
contagiati della nazione >75 anni di vita
Italia 199.000 64 anni 45 anni 11,6% 83,2 anni
Germania 158.000 47 anni 45,5 anni 11,3% 81,0 anni
Da queste tabelle si vede che i due paesi sono abbastanza simili come invecchiamento e, almeno apparentemente, come aspettativa di vita. Quello che invece balza agli occhi è la differenza di età media dei contagiati. Questo porta a due riflessioni:
- In Italia rispetto alla Germania nei contagi rilevati sono ben più colpiti gli anziani. (ndr: Questo può essere dovuto, ma solo in parte, alla differenza di gestione dei tamponi). Conferma comunque il dato riportato sopra che i meccanismi/fuochi di contagio in Italia interessano gli anziani ben più che in Germania. Infatti, in Italia l’età media dei deceduti è 79,5 anni
- Il fatto che in Germania l’età media dei contagiati sia molto vicina all’età media della popolazione fa ritenere che la distribuzione per età dei contagiati non si discosti molto da quella della popolazione. In Italia invece la ben maggiore età media dei contagiati fa subito pensare ad una ben maggiore prevalenza delle classi più anziane, e quindi una prevalenza ben maggiore di queste nei decessi. In ogni caso, anche per la Germania si trovano dati sulla distribuzione in età dei 6000 decessi riportati sopra. Tutti questi dati si riassumono approssimativamente come segue.
- 5000 decessi superiori ai 70 anni in Germania a fronte dei 16.600 superiori ai 70 anni per l’Italia
- 1000 decessi inferiori ai 70 anni in Germania a fronte di 3600 inferiori a 70 anni per l’Italia
Quindi la differenza complessiva di 17.000 casi nei decessi complessivi si suddivide in una differenza superiore agli 11.600 casi per il segmento più anziano, con un residuo di circa 2.600 per quello inferiore ai 70 anni di età.
Ancora una volta è evidente la devastante differenza riguardo i decessi di persone superiori ai 70 anni.
Per spiegare questo fatto occorre tener presente che anche in questo confronto la differenza di aspettativa di vita dei due paesi (pari a 2,2 anni) non ha poi un effetto così ridotto come potrebbe sembrare a prima vista….
Infatti, con l’aumentare dell’età l’aumento della fragilità della popolazione non può che aumentare drasticamente, e questo in modo ben più che proporzionale.
Una idea numerica di questa fragilità può essere ricavata dalla distribuzione per fasce di età degli “over75” in Italia. Anche se statisticamente è una piccola scorciatoia, questa distribuzione può essere interpretata come un indice della “probabilità di sopravvivenza” per cause normali, cioè in un ambiente senza corona-virus. E’ riportata nella figura seguente.
Semplificando molto il calcolo si può così stimare per la popolazione italiana, ad esempio, quale sia l’eccesso di incidenza di quella parte che è superiore agli 85 anni ( quindi molto al di la’ degli 81 anni dell’aspettativa di vita della Germania), e che è dovuta proprio alla maggiore aspettativa di vita in Italia.. Ne segue che i 2,2 anni di differenza rispetto agli 81 effettivamente “fanno la differenza”!
Si può dunque ricavare –sempre molto approssimativamente- che dei 7 milioni di “over75” circa 2 milioni di persone siano quelli che stanno nella zona sopra gli 85 anni.
Questa frazione iper-fragile della popolazione è (purtroppo) estremamente pronta a soccombere a qualsiasi shock esterno, anche se limitato. Figuriamoci a fronte dello “tsunami” del corona virus.
Questa frazione iper-fragile in Germania esiste, ma esiste in misura molto minore, perché costoro lassù muoiono prima. Sono morti prima per cause sociali cosiddette “naturali”. E quindi forzatamente non possono entrare a peggiorare le statistiche corona-virus.
E perché in Germania costoro muoiono prima?
Come detto, proprio per ragioni sociosanitarie normali, e quindi non hanno (avuto) bisogno del corona-virus per morire.
Si possono usare qui – ma al contrario- gli stessi argomenti che si leggono nelle considerazioni qualitative che spiegano le ragioni della maggior mortalità da virus degli anziani in Italia….
Vale a dire: perché là, nella media, si trovano a vivere di più e molto più a lungo isolati dai propri parenti rispetto all’Italia, dove invece gli iper-anziani rimangono molto di più in famiglia e comunque sono più curati dalla stessa…. Quindi si può dire che il sistema cultural-sanitario italiano in assenza di pandemie è oggettivamente migliore anche dell’ambiente tedesco perché contribuisce a mantenere in vita quei 2 milioni di persone anziane aggiuntive superando tutti i loro maggiori acciacchi.
Però. Però in presenza di uno shock esterno, come la pandemia, questo miglior risultato si capovolge. E diventa un apparente svantaggio.
Per di più occorre dire che nel caso italiano la situazione è stata peggiorata dal ritardo che si è verificato nell’attivare una gestione corretta degli ospedali e delle residenze per anziani. Questo ritardo ha creato dei centri di contagio moltiplicativo che interessano prioritariamente proprio la parte di popolazione più marginale, che, come detto, in Germania non esiste, perché è morta prima.
I 17.000/20.000 deceduti di questo segmento di 2 milioni di iper-fragili, significano pur sempre “solo” (con rispetto parlando) una quota del 10 per mille o meno di questa popolazione. Quindi…….
Conclusioni
Il sistema cultural-sociale e sanitario italiano ha consolidato storicamente (in condizioni normali) risultati MIGLIORI di altri paesi, ad esempio anche a confronto di Germania e Cina, perché ha contribuito ad innalzare più di essi l’aspettativa di vita della popolazione. Questo, come rovescio della medaglia, ha avuto la naturale conseguenza di creare un numeroso segmento di popolazione in vita ma in condizioni iper-fragili e quindi particolarmente soggetto a shock esterni.
Segmento che negli altri paesi non esiste, semplicemente perché il segmento” teorico” di questa fascia di età nelle altre nazioni non esiste più, perché sono morti prima, per cause “normali”. E quindi non possono apparire nelle statistiche specifiche dei decessi dovuti allo shock-virus.
Virus-shock che in Italia è stato (in più) enfatizzato in peggio da una gestione non adeguata proprio di questo segmento iper-fragile (vedi case di riposo, ospedali, bocciofile, bar dei pensionati…).
Questa è la causa principale del grande eccesso di morti riscontrato in Italia.
Per contro, i confronti dei decessi riscontrati, ma depurati di questa parte che è “unica” per l’Italia, danno risultati molto più confrontabili.
In ultima sintesi: ora sembriamo gli ultimi …. perché siamo stati i primi.