La spinta debole dei Brics

31/07/2012

Basta guardare i grafici accanto. Questa volta i principali Paesi emergenti (i cosidetti Brics, cioè Brasile, Russia, India, Cina e Sudaf) non daranno ai portafogli azionari quella spinta che invece riuscirono a sviluppare dal marzo 2009, dopo i minimi seguenti alla crisi dei crediti immobiliari statunitensi. Bene che vada, i Brics saranno laterali.

Questo perché la situazione economica è cambiata anche per loro. Certo, la loro congiuntura è migliore di quella europea o americana, ma lo sviluppo è meno rampante. Quindi chi investe negli emerging deve essere attento a cosa e dove comprare. In Asia, per esempio, secondo gli analisti di Deutsche Bank sono da sovrappesare i titoli di consumi, energia, salute e tecnologia, mentre vanno sottopesati finanziari, industriali e materie prime.

Però, sottolineano a Société Générale, negli emergenti «la dinamica degli utili è negativa e i bilanci sono deboli, provocando un declassamento dell'equity regionale. La Cina, che è uno dei punti di riferimento per gli emerging markets, dovrebbe vedere una lieve riaccelerazione nella seconda parte dell'anno, per poi continuare a frenare la sua crescita dal 2013 al 2015. Quindi ci sono poche illusioni sulla possibilità di un nuovo decoupling nella crescita – e nel rimbalzo dei listini emergenti – rispetto alle economie e alle Borse occidentali. Certamente l'investimento resta valido sul lungo (perché se vi è un'area del mondo destinata a svilupparsi nei prossimi decenni, è certamente quella delle nazioni in via di sviluppo), ma un po' di cautela sul breve è necessaria.

Ma a questo punto conviene considerare più da vicino le prospettive economiche dei principali emergenti, fra una zona euro che flirta con la recessione e gli States che mostrano una ripresa anemica. Molte speranze di sostegno all'economia globale sono riposte nei Paesi Brics, ma – come dicevano – questa volta è meglio non farsi troppe illusioni.

«La crescita è fortemente rallentata in Brasile e in India, mentre Cina e Russia hanno perso slancio. Tre delle valute di queste nazioni – Real, Rublo e Rupia – sono diminuite drasticamente quest'anno», osserva uno studio di Hsbc. Inoltre «tutte queste economie hanno iniziato una rimonta con un mix di tagli dei tassi di interesse e di stimolo fiscale. Le cose potrebbero riprendere nella seconda metà del 2012, ma sembra ancora improbabile che saranno in grado di rafforzare la crescita globale come hanno fatto nel 2009, quando hanno messo in scena un recupero spettacolare dalla Grande Recessione».

Allora, mentre il Pil occidentale riuscì a malapena a tornare ai livelli pre-crisi, i giganti emergenti – a eccezione della Russia – erano riusciti a superare i trend precedenti. Questo per alcune ragioni: fondamentali solidi, stimoli monetari importanti, veloci e ben mirati, e sviluppo degli scambi Sud-Sud. Più nel dettaglio, nel 2009 i fondamentali macro dei Brics erano deciamente migliori di quelli delle economie avanzate.

Poi la buona situzione economica generale consentì un rapido intervento di politica monetaria pro-crescita, come ad esempio il pacchetto di 4 trilioni di Renmimbi varato dalla Cina nel 2009 per sostenere la domanda interna.

Inoltre gli stimoli monetari furono ben mirati, il che – unito ai tassi tendenti allo zero – ha favorito i consumi. Infine la domanda di materie prime per la costruzione di infrastrutture, soprattutto da parte cinese, fece crescere l'interscambio Sud-Sud fra nazioni esportatrici e consumatrici di commodities.

Le cose questa volta sono diverse. Prima di tutto perché la grandezza e la velocità dello stimolo saranno molto più piccole. Con l'eccezione del Brasile, il taglio dei tassi è stato più modesto e il restringimento della politica monetaria visto nel 2011 non sarà invertito tanto facilmente come nel 2009. Questo anche perché, durante la salita precedente, molti policymakers delle nazioni emergenti vedevano certamente con favore lo sviluppo economico, ma poi si sono preoccupati per alcuni effetti "spiacevoli" come la formazione di bolle speculative e la crescita inflattiva.

Quindi, secondo gli analisti di Hsbc, «i Governi di queste economie saranno più disposti ad accettare un ritmo di crescita inferiore». L'andamento economico dei singoli Brics, e quindi anche il loro impatto sui mercati finanziari, avrà motivazioni diverse. «La Cina – conclude lo studio di Hsbc – è focalizzata più sulla crescita guidata dai consumi interni, mentre Brasile, India e Russia devono far decollare gli investimenti».

 

Fonte:
Il Sole 24 ore