La ricerca del progetto True Italian Taste registra oltre 600 falsi prodotti agroalimentari italiani all’estero.
11/03/2022
Il progetto True Italian Taste, promosso e finanziato dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e realizzato da Assocamerestero, vuole sensibilizzare i consumatori sul made in Italy autentico
Nel 2021 le esportazioni del comparto agroalimentare hanno raggiunto il record storico, soprattutto perché con il Covid l’attenzione dei consumatori si è spostata verso “la qualità, la sicurezza e la sostenibilità dei prodotti”, favorendo il consumo del made in Italy, in particolare delle produzioni certificate. D’altro canto, però, segnala il presidente di Assocamerestero, Gian Domenico Auricchio, “le limitazioni pandemiche hanno favorito in molti Paesi la proliferazione delle imitazioni locali dei prodotti italiani”, il cosiddetto Italian Sounding.
Tanto che le sette Camere di Commercio italiane all’Estero presenti in Australia (Melbourne, Sydney), Brasile (Belo Horizonte, Rio de Janeiro, San Paolo), Polonia (Varsavia) e Russia (Mosca) hanno individuato complessivamente oltre 600 prodotti italiani agroalimentari contraffatti nei rispettivi Paesi di riferimento. Questa è una delle indagini parte del progetto True Italian Taste, promosso e finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e realizzato da Assocamerestero, proprio per la promozione e la sensibilizzazione dei consumatori sul made in Italy autentico.
Considerando i mercati suddetti, i prodotti più imitati risultano i lattiero-caseari (il 23,6%), seguiti dalla pasta (22,8%) e dai prodotti a base di carne (16,3%). Tra le bevande che rappresentano il 13,6% del totale, il vino e gli spumanti pesano per l’11,5%. La situazione varia però in base al Paese considerato. Nello specifico, in Brasile e in Polonia domina l’Italian Sounding della pasta (rispettivamente 27,1% e 26,3%) mentre in Australia e in Russia oltre un terzo è rappresentato dai latticini.
Un dato non cambia nei quattro Paesi coinvolti: tutte le categorie di prodotti registrano un abbattimento dei prezzi rispetto al prodotto originale italiano reperibile. Il vino vede la riduzione più significativa (-44,9%), seguito dalla pasta (-32%) e dal caffè (-30,3%) in Australia e Russia, e infine dai condimenti (-29%), che in Brasile e in Polonia possono arrivare a costare addirittura la metà del corrispettivo prodotto italiano.
I prodotti non originali sono infatti venduti prevalentemente nelle grandi catene di supermercati, mentre gli specialty stores e le boutique eno-gastronomiche sono un canale di approvvigionamento residuale, con il 14% dei prodotti di imitazione italiana in Brasile e del 12,6% in Australia. (riproduzione riservata).
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